C-Suite
02 Settembre 2024Non solo terapie farmacologiche, ma anche servizi e progettualità per le persone che soffrono di disturbi del cervello - ne abbiamo parlato con Tiziana Mele, Amministratore Delegato di Lundbeck Italia.
Non solo terapie farmacologiche, ma anche servizi e progettualità che vanno a intercettare i bisogni della società e delle persone che soffrono di disturbi del cervello, per migliorare il contesto in cui vivono: è l’approccio di Lundbeck Italia, affiliata italiana del gruppo multinazionale danese specializzato nelle neuroscienze, presente nel nostro Paese da 30 anni.
A spiegarlo nell'episodio di C-Suite di Sanità33 è Tiziana Mele, da sei anni alla guida di Lundbeck Italia come Amministratore Delegato.
“Uno dei nostri claim è stato ‘People in mind’- racconta Tiziana Mele -, proprio per rimarcare il nostro impegno verso le persone, affinché ciascuno possa vivere al proprio meglio. E per ottenere questo risultato, come azienda farmaceutica ci occupiamo della ricerca, dello sviluppo, della produzione e commercializzazione di soluzioni terapeutiche a supporto delle persone che soffrono di patologie psichiatriche e neurologiche”.
Il tentativo è inoltre quello di sdoganare il termine cervello. “Si parla spesso di cuore o di altri organi. Noi, come Lundbeck, abbiamo avuto il coraggio di dire che ci occupiamo di cervello perché crediamo che la salute parta da lì – sottolinea Tiziana Mele. Per questo abbiamo realizzato molte iniziative di sensibilizzazione per superare lo stigma e connettere tutti i professionisti che si occupano di salute del cervello, dai neurologi agli psichiatri”.
Tiziana Mele parla anche del suo ruolo in Farmindustria, dove rappresenta il gruppo strategico Lavoro e sostenibilità, “un tema a me particolarmente caro – prosegue Tiziana Mele -, non per moda. Il farmaceutico ha raggiunto risultati straordinari in questo ambito: siamo il settore con i più alti indici di sostenibilità, secondo l’Istat, e possiamo essere un faro per altri settori”.
Al di là della sostenibilità, l’impegno è anche sul tema delle competenze. “Lavoro e competenze vanno di pari passi e Farmindustria sta cercando di colmare il gap tra ciò che richiede il settore e l’offerta che c’è in questo momento”.
Il nodo di tutto resta la collaborazione pubblico/privato. In questo senso, “probabilmente l’Italia dovrebbe essere un po’ più audace – suggerisce Tiziana Mele-. Dovremmo spogliarci dei fattori culturali che frenano il nostro Paese e ingaggiare il settore privato, imparando a fare sistema, mappando l’interlocutore e cercando di far una Call to action tra tutti gli interessati”.
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