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Medicina

16 Settembre 2024

Cardiologia, in Italia il primo sistema di pacemaker bicamerale senza fili

Due cilindretti più sottili di una batteria ministilo, 10 volte più piccoli di un pacemaker tradizionale che si deve impiantare in una tasca sottopelle per essere collegato alle camere cardiache con elettrocateteri lunghi quasi 50 centimetri. È il primo sistema di pacemaker bicamerale senza fili


cuore stetoscopio

Due cilindretti più sottili di una batteria ministilo, 10 volte più piccoli di un pacemaker tradizionale che si deve impiantare in una tasca sottopelle per essere collegato alle camere cardiache con elettrocateteri lunghi quasi 50 centimetri. È il primo sistema di pacemaker bicamerale senza fili, costituito da due dispositivi che si inseriscono nel cuore con una procedura mini invasiva: attraverso l'arteria femorale vengono posizionati uno nell'atrio destro, l'altro nel ventricolo destro, 'avvitandoli' alle pareti cardiache. I due dispositivi si parlano fra loro coordinandosi per assicurare la stimolazione e un battito cardiaco regolare.  Il sistema, realizzato da Abbott, è stato certificato in Europa il 3 giugno scorso e sono già stati eseguiti con successo i primi impianti in Italia. Ne hanno parlato alcuni fra i cardiologi che per primi lo hanno utilizzato in un incontro con la stampa a Milano: "La disponibilità in Italia del primo pacemaker bicamerale senza fili al mondo, che due anni fa siamo stati i primi a validare in Italia avendo partecipato allo studio clinico internazionale - afferma il professor Claudio Di Tondo del Centro Cardiologico Monzino di Milano - amplierà le possibilità di trattamento dei disturbi del ritmo cardiaco. E una delle più grandi innovazioni nel mondo dei pacemaker degli ultimi dieci anni".  L'impianto di un pacemaker è a tutt'oggi l'unico modo per trattare la bradicardia a lungo termine, cioè il rallentamento del battito cardiaco al di sotto dei livelli normali. La loro frequenza normalmente è compresa fra 60 e 100 battiti al minuto. Ma può scendere anche sotti i 50 senza avere un significato patologico. Diventa un problema quando il rallentamento è tale da non assicurare il giusto apporto di sangue e fa rischiare un blocco ventricolare. In Italia si effettuano oltre 50 mila impianti di pacemaker l'anno e il 70% dei pazienti con questo problema necessita solo di una stimolazione ventricolare, gli altri hanno bisogno anche di una stimolazione atriale, quindi 'bicamerale'.  "Questa novità tecnologica - aggiunge il professor Antonio Curnis, degli Spedali Civili di Brescia - è in grado di stimolare elettricamente tutto il cuore, come i sistemi tradizionali, ma con molti vantaggi in più per i pazienti". Come l'assenza di complicanze correlate alla tasca chirurgica, pari al 4,75% (infezioni, ematomi, preoccupazioni di ordine estetico) e di complicanze correlate agli elettrocateteri pari al 5,5%% (rotture, perdita dell'isolamento, ostruzione e trombosi venosa).  Un punto sfavorevole: il costo, attualmente 4-5 volte quello di un pacemaker tradizionale e non c'è ancora nel Sistema Sanitario un Drg dedicato. "Ma nel costo totale - precisa Curnis - bisognerebbe far rientrare le spese per le le complicanze causate dal vecchio pacemaker. In ogni caso è una innovazione tecnologica destinata a sostituire il vecchio sistema e il prezzo un po' alla volta scenderà". 

TAG: CARDIOLOGIA

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