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Gastroenterologia

19 Settembre 2025

Aderenza terapeutica nelle Mici, presentato il primo consensus con 12 raccomandazioni

Un panel multidisciplinare pubblica una guida pratica per clinici e pazienti: strategie, semplificazione delle cure e comunicazione per migliorare l’aderenza alle terapie nelle malattie infiammatorie croniche intestinali


Evento ferring

Tra il 30% e il 60% delle persone con malattie infiammatorie croniche intestinali (Mici) non segue in modo continuativo le terapie prescritte, con un rischio fino a cinque volte maggiore di riacutizzazioni e un impatto rilevante sulla qualità della vita e sui costi sanitari. Per affrontare questa e altre criticità è stato presentato a Milano il consensus paper “Therapeutic adherence in inflammatory bowel disease: user guide from a multidisciplinary modified Delphi consensus”, frutto della collaborazione tra gastroenterologi, psicologi e associazioni di pazienti, coordinati da Ferring Italia. Il documento raccoglie 12 raccomandazioni operative per identificare i profili a rischio, superare le barriere alla continuità terapeutica e rafforzare l’alleanza medico-paziente, promuovendo percorsi di cura più personalizzati, efficaci e sostenibili.

Il consensus paper

Mercoledì 17 settembre 2025 è stato presentato a Milano un documento, frutto della collaborazione tra specialisti di malattie croniche intestinali, uno psicologo e l’associazione di pazienti Amici Onlus, che rappresenta una guida pratica per migliorare la gestione clinica e il coinvolgimento dei pazienti affetti da Mici. Con 12 statement validati, il consensus propone raccomandazioni operative per favorire l’aderenza terapeutica, attraverso un approccio più personalizzato, efficace e sostenibile nella gestione della malattia.

Il problema della non aderenza

L’aderenza terapeutica è una delle sfide più urgenti nella gestione delle Mici. Nonostante i progressi e le innovazioni dei trattamenti, tra il 30% e il 60% dei pazienti non segue in modo corretto e continuativo le terapie prescritte, con conseguenze che si traducono in un rischio fino a cinque volte maggiore di riacutizzazione della malattia, peggioramento della qualità della vita e incremento dei costi per il sistema sanitario.



“La scarsa aderenza terapeutica è un problema spesso sottovalutato, ma con conseguenze cliniche e sociali estremamente rilevanti” spiega Alessandro Armuzzi, responsabile dell’Unità operativa Malattie infiammatorie croniche intestinali dell’Irccs Istituto Clinico Humanitas di Milano. “È strettamente correlata alla progressione della malattia, all’aumento delle riacutizzazioni e, di conseguenza, a un peggioramento significativo della qualità della vita dei pazienti. Le evidenze raccolte indicano chiaramente che un approccio centrato sul paziente, che tenga conto delle sue esigenze reali, è fondamentale per migliorare l’aderenza – sottolinea Armuzzi – e, di conseguenza, l’efficacia complessiva del percorso terapeutico. Non si tratta solo di curare la malattia ma di costruire un percorso sostenibile, condiviso e realmente accessibile”.

Il rapporto medico-paziente

Il documento contiene raccomandazioni operative per riconoscere i profili a rischio di scarsa aderenza, superare le barriere che ostacolano la continuità terapeutica e rafforzare l’alleanza medico-paziente. Il lavoro è stato costruito attraverso il metodo Delphi modificato, con il coinvolgimento di 33 specialisti italiani e con il supporto di un’indagine condotta da Amici Onlus su oltre 800 persone con Mici. La survey ha messo in evidenza come età avanzata, fragilità fisica e isolamento sociale siano fattori determinanti di non aderenza.



“Dietro ogni terapia ci sono storie di vita, scelte quotidiane, sfide silenziose. I pazienti ci raccontano quanto possa essere complesso seguire una cura in modo continuativo, soprattutto quando si è soli, anziani o alle prese con più patologie” racconta Salvo Leone, Direttore generale di Amici Italia. “Non è solo una questione clinica, ma profondamente umana: aderire a una terapia significa credere in un futuro possibile, sentirsi accompagnati, avere fiducia. Per questo dobbiamo costruire percorsi che vadano oltre la prescrizione, capaci di mettere davvero la persona al centro, ascoltandone le esigenze, rispettandone i limiti, valorizzandone le risorse”.

L’importanza del supporto psicologico

Tra le raccomandazioni principali del consensus vi è la semplificazione delle cure, ritenuta fondamentale per favorire l’aderenza: il 75% dei pazienti preferisce la somministrazione orale; il 22% sottolinea come ridurre il numero delle somministrazioni renderebbe più semplice seguire la terapia. Secondo gli esperti, una riduzione di dosi e frequenza può aumentare l’aderenza fino al 40% dei pazienti, specialmente nei casi di politerapia o comorbidità.

Inoltre, la comunicazione tra medico e paziente si conferma essenziale, così come il supporto psicologico, che può migliorare l’aderenza fino al 30% e ridurre del 40% le riacutizzazioni. 



“Il comportamento del paziente, il suo stile di vita e la percezione soggettiva della malattia rappresentano elementi chiave nel percorso terapeutico” evidenzia David Lazzari, Direttore Uoc Psicologia dell’Azienda Ospedaliera di Terni. “Per questo motivo, il medico non può limitarsi a prescrivere cure, ma deve costruire, insieme col team sanitario, un’alleanza terapeutica fondata sull’ascolto attivo, sull’empatia e su una comunicazione personalizzata. È fondamentale adattare il linguaggio e l’approccio in base all’età del paziente, al suo livello di comprensione e ad eventuali difficoltà cognitive. Solo così si può favorire l’adesione alla terapia e migliorare realmente la qualità della cura”.

Il progetto di Ferring

Il progetto nasce dalla volontà di Ferring di contribuire in modo attivo e strutturato al miglioramento dell’aderenza terapeutica nelle Mici, attraverso iniziative basate sull’ascolto, sull’evidenza e sulla condivisione multidisciplinare.



“L’aderenza è una delle grandi sfide nella gestione delle patologie croniche, in particolare nelle Mici” afferma Tommaso Salanitri, Direttore Medico di Ferring Italia. “Siamo da sempre impegnati nell’area gastroenterologica, e crediamo fortemente nel valore di unire specialisti, pazienti e ricercatori per costruire una guida realmente utile nella pratica clinica quotidiana. L’aderenza non può essere lasciata al caso: va sostenuta con strumenti, semplificazione terapeutica e una comunicazione efficace. Solo così possiamo garantire che le terapie esprimano tutto il loro potenziale a beneficio dei pazienti”.

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