Neurologia
06 Ottobre 2025Età, residenza e condizione socioeconomica restano fattori determinanti di disparità nell’accesso alle cure, che continuano a penalizzare soprattutto le categorie più fragili

In Italia oltre 3,5 milioni di persone convivono con disturbi psichiatrici e 2,5 milioni con malattie neurologiche. Età, residenza e condizione socioeconomica restano fattori determinanti di disparità nell’accesso alle cure, che continuano a penalizzare soprattutto le categorie più fragili.
Il tema è stato al centro dell’evento “Brain Health Inequalities – Idee e strategie per non lasciare indietro nessuno”, promosso da Lundbeck Italia e Triennale Milano nell’ambito della 24ª Esposizione Internazionale “Inequalities”, occasione di confronto tra esperti, rappresentanti istituzionali e del terzo settore per promuovere una sanità più equa e inclusiva.
Per Emanuele Monti, presidente della Commissione Welfare di Regione Lombardia, “la sanità territoriale è una priorità: Case e Ospedali di Comunità, insieme alla telemedicina, permetteranno di ridurre i divari di accesso. Puntiamo su una presa in carico multidisciplinare e sulla digitalizzazione dei dati clinici per migliorare equità e continuità assistenziale”.
Secondo Francesco Longo, professore di Public and Health Care Management all’Università Bocconi, “la vera disuguaglianza non si misura con le liste d’attesa ma con il diverso consumo di prestazioni sanitarie tra territori. Serve cambiare paradigma e accompagnare i pazienti cronici in percorsi di cura duraturi, sostenendo l’aderenza terapeutica come elemento chiave di equità”.
La diagnosi precoce è cruciale anche per i disturbi dell’età evolutiva. “A cinque o sei anni possono già emergere segnali di autismo o ADHD, e a 13-14 anni i primi disturbi dell’umore o di personalità”, ha spiegato Bernardo Dell’Osso, direttore del Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze dell’ASST Fatebenefratelli-Sacco. “È essenziale che famiglie, scuole e medici di base collaborino per intercettare precocemente i segnali di disagio e indirizzare i minori verso percorsi di cura appropriati”.
Sulla necessità di una presa in carico integrata ha insistito anche Alessandro Padovani, presidente della Società Italiana di Neurologia (SIN): “La possibilità di accedere a diagnosi precoci e terapie innovative per sclerosi multipla, Parkinson o Alzheimer è ancora troppo legata alla regione di residenza. Servono reti neurologiche territoriali, strumenti di telemedicina e PDTA condivisi per garantire equità di trattamento e continuità assistenziale ai pazienti cronici e fragili”.
“Superare le disparità di accesso alla salute del cervello è una priorità di sistema”, ha concluso Tiziana Mele, amministratore delegato di Lundbeck Italia. “Serve una collaborazione strutturata tra istituzioni, mondo privato e società civile per costruire modelli di cura inclusivi e sostenibili, capaci di rispondere ai bisogni di tutti i pazienti”.
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