Pharma
02 Febbraio 2023 Ci sono meno farmaci anti-Covid nel portafoglio di tre fra le principali aziende farmaceutiche del mondo. Ma se l’americana Pfizer, dopo il boom degli ultimi 2 anni, è in vistoso e atteso calo, e la svizzera Novartis è in lieve calo da due anni, sempre in Svizzera Roche cresce
Ci sono meno farmaci anti-Covid nel portafoglio di tre fra le principali aziende farmaceutiche del mondo. Ma se l’americana Pfizer, dopo il boom degli ultimi 2 anni, è in vistoso e atteso calo, e la svizzera Novartis è in lieve calo da due anni, sempre in Svizzera Roche cresce. Si torna a vendere farmaci per le malattie non trasmissibili, cresce il fatturato dei test diagnostici. Prima impressione sulla crisi energetica e della guerra in Ucraina? Se è vero che hanno generato aumenti nei costi vivi di materie prime, trasporti e stoccaggio dei medicinali, qualche temporanea mancata disponibilità sul bancone del farmacista e un allarme dei produttori in Italia a causa dei bassi prezzi di alcuni principi attivi, per “big pharma” sembra aver pesato di più la svalutazione dell’euro sul dollaro.
Nel concreto, dopo i risultati record del 2022, con ricavi superiori a 100 miliardi di dollari, Pfizer prevede un 2023 in calo. I ricavi del vaccino sviluppato con BioNTech si dovrebbero attestare quest'anno a circa 12 miliardi di euro, in calo del 64%, mentre quelli della pillola antivirale Paxlovid a circa 7,2 miliardi di euro in calo del 58%. Da questa parte dell’oceano, calano utili e fatturato anche per la svizzera Novartis. Negli ultimi 3 mesi del 2022 le vendite si sono attestate sui 12,7 miliardi di dollari, in flessione del 4% sul 2021. Nell’arco dell’intero 2022 il fatturato annuo è sceso del 2% a 50,5 miliardi di dollari, mentre a tassi di cambio costanti le vendite hanno segnato un +4%, in linea con le previsioni del management. Come riferisce ADNKronos, il diverso andamento relativo agli utili ha consentito una redditività migliore per gli azionisti, che possono aspettarsi un dividendo 2022 di 3,20 franchi, in aumento rispetto ai 3,10 franchi del 2021. «Novartis è sulla buona strada per diventare un'azienda focalizzata solo sui farmaci innovativi, in una posizione unica per trarre vantaggio dalla sua presenza globale e dalle sue piattaforme di ricerca e sviluppo», dice il Ceo Vas Narasimhan, che nel 2022 si è visto egli stesso calare la parte variabile dei compensi incamerando solo i tre quarti del reddito percepito l’anno prima. A fine 2021 peraltro il fatturato di Novartis era cresciuto anche per la vendita di una quota dell’altro gruppo farmaceutico svizzero, Roche: colosso, quest’ultimo, che invece è andato controcorrente. Nel 2022 ha chiuso con vendite in crescita del 2% a 63,3 miliardi di franchi svizzeri (identica cifra in euro). L'utile netto è stato di 13,5 miliardi di franchi, in calo del 6% rispetto al 2021 a causa di una maggior svalutazione delle attività immateriali e di un aumento dei costi degli interessi e delle imposte sul reddito. Se è vero che le vendite dei farmaci Covid-19 sono calate di circa 0,5 miliardi di franchi svizzeri, quelle dei test hanno generato fatturato per 4,1 miliardi, e la divisione diagnostica ha aumentato le vendite del 3%, raggiungendo i 17,7 miliardi. «Nel 2022 abbiamo ottenuto buoni risultati, anche se la domanda di prodotti Covid-19 è diminuita, come previsto», dice il Ceo Roche Severin Schwan. «Diagnostica di base e nuovi farmaci hanno continuato a registrare una forte crescita. Per l'anno in corso prevediamo una solida crescita di fondo in entrambe le divisioni, che compenserà ampiamente l'ulteriore significativo calo delle vendite di circa 5 miliardi di franchi dei prodotti Covid-19».
Nonostante la crisi, i trend di fondo sono molto positivi per tutti i produttori. Una multinazionale come Servier (sede centrale in Francia), ha dichiarato per l’anno 2021/22 di aver registrato a livello globale ricavi consolidati per 4,876 miliardi di euro, in crescita del 9,8% rispetto all’anno precedente. Il fatturato è suddiviso tra 3,694 miliardi di euro per i farmaci Brand (+12,5%) e 1,182 miliardi di euro per i Generici (+2%). L’Italia, dove Servier è presente dal 1972 con (oggi) 397 dipendenti, ha registrato nell’ultimo anno un fatturato pari a 162,5 milioni di euro con oltre 1,5 milioni di pazienti trattati con farmaci Servier. L'ambizione del Gruppo è raggiungere nel 2025 un fatturato consolidato di 6,5 miliardi di euro con EBITDA (utili prima di interessi, imposte, ammortamenti) di 1,3 miliardi; per il 2030 si punta ad un fatturato da 8 miliardi di euro con un rapporto EBITDA superiore al 30%. Dal punto di vista del paziente, l’obiettivo è lanciare una nuova molecola ogni 3 anni, di cui una entro il 2025, e generare 1 miliardo di euro di entrate in oncologia.
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