Governo e Parlamento
11 Novembre 2022Quest’anno la spesa sanitaria pubblica sarà il 7% del prodotto interno lordo, mezzo punto in più della soglia di sopravvivenza dei sistemi sanitari nazionali definita dall’Ocse, l’organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico. Un paradosso che si legge nella Nota di aggiornamento al DEF, il Documento di programmazione economica e finanziaria varato dal governo Draghi lo scorso aprile
Quest’anno la spesa sanitaria pubblica sarà il 7% del prodotto interno lordo, mezzo punto in più della soglia di sopravvivenza dei sistemi sanitari nazionali definita dall’Ocse, l’organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico. Nel 2025, quando avremo portato a termine le realizzazioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e avremo le case di comunità e l’assistenza di prossimità, sarà scesa al 6% del Pil. Un paradosso che si legge nella Nota di aggiornamento al DEF, il Documento di programmazione economica e finanziaria varato dal governo Draghi lo scorso aprile. La nota, che ora passa all’aula di Montecitorio per essere approvata con la relazione sullo scostamento di bilancio, è opera del ministero dell’Economia oggi guidato da Giancarlo Giorgetti. Ma eredita i numeri calcolati dal governo Draghi e dall’ex ministro Daniele Franco, non solo ad aprile con il Def, ma anche il 28 settembre con la Nadef provvisoria presentata nei termini all’Unione Europea.
I trend - Il Fondo sanitario che le regioni si suddividono ogni anno è destinato a salire da 124 miliardi nel 2022 a 126 nel ’23 e a 128 nel ’24, di 2 miliardi l’anno. In contemporanea però è stata prevista la salita del prodotto interno lordo dopo la pandemia. Una salita che purtroppo la guerra ha frenato. In ogni caso, lo stanziamento dell’Economia sul Fondo sanitario nazionale non equivale alla spesa sanitaria pubblica complessiva, ci sono in genere spese extra-Fondo per cui nel 2022 lo stato aveva previsto di spendere 131,7 miliardi nel ’22, 130,7 nel ’23, 128,9 nel ’24 e 129,5 nel ’25.
La Nadef Draghi - A fine settembre Draghi ha presentato a Bruxelles la nota di aggiornamento rivedendo molti numeri ma non quelli del Fondo sanitario. E ha sottolineato che il prodotto interno lordo italiano rispetto al 2021 aumenterà non del 3,1 ma del 3,3%: di conseguenza lo stato incamererà di più in imposte ed il suo indebitamento tendenziale diminuirà dal 7,2% del Pil al 5,1% del 2022, contro il 5,6% che era stato previsto; il debito pubblico quest’anno è destinato a ridursi al 145% del Pil contro il 147% previsto in precedenza, e scendere sotto il 140% nel 2025. Tutte percentuali positive, senonché – complice la crisi energetica – la produttività italiana nel 2023 è destinata a diminuire dal 2,4% previsto ad aprile allo 0,6% previsto a settembre. Mentre ci saranno aumenti: il 6,6% per i contratti pubblici, il 2,9% per le prestazioni sociali, il 3,9% per le pensioni.
La Nadef Giorgetti - Il neo-ministro Giorgetti ora rivede ancora al ribasso le stime di crescita per il 2023. Atteso che quest’anno cresceremo del 3,7% e non del 3,6% –dato ancor migliore del previsto – nel ‘23 la crescita si abbasserà dallo 0,6 allo 0,3% e quindi, restringendosi la produzione ed aumentando la spesa del governo con 30 miliardi tutti dedicati al contrasto del caro energia, si alzerà il deficit, dal 3,5 al 3,6% del Pil nel 2024 ed al 3,3% nel 2025. Quanto alla spesa sanitaria, se per il 2021 la spesa prevista era 127 miliardi, nel 2022 è in preventivo uno sforamento di 2,2 miliardi: da 131,7 a 133,9 (+4,8%). Lo scostamento rientrerà in parte nel 2023 (nuova spesa prevista di 131,7 miliardi contro 130,7 previsti in precedenza), e si azzererebbe nel 2024, quando la spesa sanitaria è prevista scendere da 128,9 miliardi di vecchio preventivo a 128,7 di nuovo preventivo; nel 2025 scenderà di 100 milioni, da 129,5 a 129,4 miliardi. Cento milioni di sbilancio sono pochi, ma contabilmente fanno un decimo di punto. Sicché avremo un -1,7% nel 2023, un -2,3% nel ’24 e un +0,6% nel ’25; ma se rapportiamo il valore della spesa sanitaria al Pil, avremo che nel 2023 si scende dal 6,7 al 6,6%, nel ’24 si resta fermi al 6,2%, nel ‘25 si scende anche “psicologicamente” dal 6,1% al 6%. Con le case e gli ospedali della comunità da far entrare a regime ingaggiando personale in giuste quantità.
Le reazioni - «Non erano queste le scelte che ci aspettavamo dopo le debolezze mostrate con la gestione della pandemia», dichiara Pina Onotri, Segretario Sindacato Medici Italiani. «Nei prossimi anni andranno in pensione migliaia di medici specialisti e di famiglia e intanto proliferano cooperative, agenzie di servizi, che sostituiscono i medici pubblici e convenzionati senza titoli e né garanzie di corretta professionalità. Dalla Nadef ci attendiamo più risorse, e ci aspettiamo che il Parlamento vari misure per valorizzare il mmg, equiparando le retribuzioni a quelle degli altri paesi europei e riconoscendo tutele alle donne medico (maternità e tempi di conciliazione lavoro-famiglia) alla luce della crescente femminilizzazione della categoria».
TAG: DRAGHI, EUROPA, GIORGETTI, OCSE, PIL, SPESA SANITARIA, UNIONE EUROPEASe l'articolo ti è piaciuto rimani in contatto con noi sui nostri canali social seguendoci su:
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