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Europa

23 Ottobre 2023

Terapie digitali, su rimborso paesi europei in ordine sparso. Monti (LSE Health): servono criteri condivisi

Paese che vai, sistema di approvazione delle terapie digitali che trovi. In Europa c’è eterogeneità nei criteri utilizzati tra i vari paesi, e mancano a livello comunitario indicazioni uniformi su come fissare il prezzo di app ed altri dispositivi


copyright: WHO / Carlos Moreno.

Paese che vai, sistema di approvazione delle terapie digitali che trovi. In Europa c’è eterogeneità nei criteri utilizzati tra i vari paesi, e mancano a livello comunitario indicazioni uniformi su come fissare il prezzo di app ed altri dispositivi.
A fare luce sullo scenario è un articolo a prima firma di Robin Van Kessel pubblicato sul Journal of Medical Internet Research-JMIR ("Digital Health reimbursement in 8 european countries and Israel: scoping review and policy mapping”***) che ha tra gli autori Giovanni Monti, Visiting Senior Fellow di LSE Health, e co-fondatore di LSE Health|Digital, membro della leadership della Special Task Force su Value-Based Healthcare Implementation dell’ISPOR, e già Senior Vice President di Healthcare Services per il gruppo Walgreens Boots Alliance, tra i massimi esperti di digital health, primary care, e diagnostica. Il contributo mette a confronto i metodi di rimborso di dispositivi di e-health in Belgio, Francia, Germania, Italia, Olanda, Polonia, Svezia, Regno Unito ed Israele. Scopriamo che in quasi tutti i servizi sanitari citati le soluzioni sono rimborsate, tranne la Polonia; che i meccanismi di rimborso sono diversi; e sono diversi pure i criteri di fissazione del prezzo. «Quasi tutti i paesi hanno adottato qualche forma di rimborso per la salute digitale ma emergono differenze interessanti», spiega Monti intervistato da Sanità 33. «Alcuni paesi rimborsano le soluzioni digitali come parte integrante dei percorsi salute (Belgio e Israele), altri le rimborsano separatamente. Altra differenza importante è se le terapie digitali sono rimborsate al pari di soluzioni equivalenti erogate in presenza, o a un valore diverso. Per quanto riguarda la determinazione del rimborso, vi è grande varietà anche nel livello decisionale previsto. Si va da modelli centralizzati come in Francia e Germania, a modelli dove i livelli locali hanno un coinvolgimento maggiore nel negoziare i prezzi, come Svezia o Regno Unito. Oltremanica le negoziazioni di prezzo a volte avvengono a livello dei 42 “Integrated Care Boards”, le entità regionali responsabili della salute. In genere comunque siamo agli albori, con modelli embrionici di rimborso della salute digitale, ciascuno con pro e contro. È ragionevole, e auspicabile, ritenere che vi sarà un’evoluzione verso modelli “value-based”».

Quanto pesa sulla velocità dell’innovazione il fatto che a trattare con l’industria sia un servizio sanitario pubblico od una mutua od un’agenzia tecnica?
«A mio modo di vedere la velocità di innovazione è più condizionata dalla presenza di criteri decisionali e incentivi chiari, piuttosto che dalla natura stessa degli interlocutori. Inoltre, alcuni paesi hanno creato meccanismi strutturati di “accelerazione” delle innovazioni, con modelli di rimborso separati, volti a consentire un’introduzione più facile delle innovazioni. Questi acceleratori possono rappresentare uno stimolo ulteriore.  Ma l’impatto vero sul sistema sanitario si ha quando le innovazioni vengono adottate su grande scala. Come menzionato prima per il Regno Unito, la frammentazione eccessiva dei meccanismi di rimborso a volte non agevola».

Le terapie digitali possono essere rimborsate per ciclo o integrate nel DRG (“Diagnosis Related Groups”): quali i pro e contro di questi meccanismi?
«Un approccio “fee-for-service” e in particolare il rimborso per ciclo di utilizzo della terapia digitale ha il bneficio di essere semplice da adottare, proporzionato all’utilizzo, e in genere favorire l’adozione dell’innovazione. Nel contempo meccanismi di questo tipo possono creare incentivi perversi, in particolare nell’ambito digitale, dove la scalabilità dell’offerta è in principio pressoché infinita, con costo marginale quasi nullo. Si corre quindi il rischio di stimolare la domanda in maniera eccessiva, con costi incrementali inutili per il sistema sanitario. L’inserimento di terapie digitali in meccanismi di rimborso basati su raggruppamenti di diagnosi omogenei (DRG) o su budget complessivi dovrebbe creare le condizioni per un’adozione efficiente delle innovazioni digitali, specie ove le stesse possano contribuire a ridurre i costi e migliorare i risultati e l’equità. La complessità di implementazione di tali sistemi di rimborso però, in particolare all’inizio, è maggiore. È comunque importante valutare le applicazioni digitali non solo da un punto di vista clinico, fondamentale ma parziale. Possono essere rilevanti per determinare il valore dell’applicazione altri aspetti, quali: gli importanti benefici legati all’erogazione della cura in remoto, in contesti di maggior supporto familiare e sociale, la più facile re-integrazione in ambito educativo e professionale, e l’impatto ambientale potenzialmente minore».

Alcuni paesi come l’Italia parificano le tariffe delle prestazioni a distanza a quelle della visita da vicino, altri no. Chi ha ragione?

«È una domanda difficile. Ritengo la risposta sia molto legata alle circostanze, alla fase di evoluzione del sistema sanitario in questione, e agli obiettivi strategici. La parificazione delle tariffe in genere è considerata una buona misura per facilitare l’adozione della salute digitale. In fasi nelle quali questa è una priorità, per motivi strutturali o contingenti, può essere una strategia molto efficace, specie per incentivare l’adozione iniziale di nuove soluzioni. Un focus crescente su “value-based healthcare”, sulla centralità del paziente e il valore delle cure per il paziente in rapporto ai costi delle stesse, potrebbe diventare sempre più una buona bussola per orientarsi anche in questo campo».

Dettagli citazione articolo:
van Kessel R, Srivastava D, Kyriopoulos I, Monti G, Novillo-Ortiz D, Milman R, Zhang-Czabanowski W, Nasi G, Stern A, Wharton G, Mossialos E: Digital Health Reimbursement Strategies of 8 European Countries and Israel: Scoping Review and Policy Mapping
JMIR Mhealth Uhealth 2023;11:e49003
URL: https://mhealth.jmir.org/2023/1/e49003

Copyright immagine: WHO / Carlos Moreno.

TAG: DIGITALE, DIGITALIZZAZIONE, INTERVISTA, SANITà DIGITALE

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