Alzheimer
30 Settembre 2025L’anticorpo monoclonale mirato alle placche amiloidi, apre un nuovo scenario terapeutico. Gli esperti: più precoce è la diagnosi, maggiore l’efficacia del trattamento
La Commissione europea ha autorizzato l’immissione in commercio di donanemab, anticorpo monoclonale sviluppato da Lilly, indicato per il trattamento della malattia di Alzheimer sintomatica in fase iniziale. Si tratta della prima terapia capace di rallentare in modo significativo il declino cognitivo e funzionale, agendo direttamente sulle placche amiloidi nel cervello, considerate uno dei meccanismi chiave della patologia. In Italia si stima che circa 600mila persone siano affette da Alzheimer, un numero destinato a crescere con l’invecchiamento della popolazione.
“Il via libera dell’Ue rappresenta un cambiamento importante – sottolinea Alessandro Padovani, direttore della Clinica neurologica dell’Università di Brescia e presidente della Società italiana di neurologia (Sin) –: per la prima volta si passa da terapie che agiscono solo sui sintomi a un trattamento che incide sulla progressione della malattia, soprattutto se diagnosticata precocemente”. Il farmaco è stato autorizzato per adulti con decadimento cognitivo lieve o demenza lieve da Alzheimer, con patologia amiloide confermata e in assenza di una particolare predisposizione genetica (ApoE4 omozigote). “Si apre un nuovo scenario di cura – osserva Marco Bozzali, presidente della SinDem e neurologo dell’ospedale Molinette di Torino –: con una somministrazione mensile, donanemab ha dimostrato di ridurre nettamente le placche amiloidi e rallentare il declino cognitivo, aiutando a preservare più a lungo autonomia e funzioni quotidiane”.
L’ok europeo si basa sui risultati degli studi clinici Trailblazer-Alz 2 e Trailblazer-Alz 6. Nel primo, il trattamento ha rallentato significativamente la progressione della malattia in 18 mesi; nel secondo, un dosaggio graduale ha ridotto gli effetti collaterali legati alla terapia, senza comprometterne l’efficacia. Tra le possibili reazioni avverse vi sono infatti anomalie cerebrali all’imaging (Aria-E e Aria-H), più frequenti nei portatori del gene ApoE4. “Più precoce è la diagnosi, maggiore è la risposta – afferma Elias Khalil, presidente e General Manager di Lilly Italy Hub –. Questa autorizzazione offre una nuova opzione ai pazienti e alle loro famiglie, dando loro la speranza di avere più tempo per concentrarsi su ciò che conta di più”.
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