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14 Novembre 2025

Biotecnopolo di Siena, Polifrone: servono competenze, brevetti e regole più rapide per la ricerca

Il direttore della Fondazione Biotecnopolo di Siena, Gianluca Polifrone, indica le priorità: attrarre competenze, colmare il divario tra ricerca e brevetti e semplificare le procedure che rallentano lo sviluppo


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Il Biotecnopolo vuole diventare un centro di eccellenza che attira scienziati dall’estero e fa rientrare le nostre competenze. È la linea tracciata, in un’intervista a Saità33, dal direttore generale della Fondazione Gianluca Polifrone, che in un anno di attività segnala una crescita significativa della struttura, oggi con circa quaranta unità di personale, di cui trentasette ricercatori. Una fase di sviluppo accompagnata anche dai riconoscimenti conseguiti da figure come Rino Rappuoli ed Emanuele Andreano, premiati a livello internazionale.

Polifrone riconduce questa evoluzione alla scelta di rafforzare la collaborazione tra pubblico e privato. La sua nomina, insieme a quella di Rappuoli, riflette una governance integrata che punta a valorizzare competenze complementari e a rispondere alla necessità di recuperare «quella sovranità scientifica che negli anni si è persa, non per la qualità dei ricercatori italiani, ma per l’assenza di brevetti e proprietà industriale».

Il Biotecnopolo si inserisce nel sistema europeo della preparedness, in connessione con HERA e con l’European Vaccine Hub, dove l’Italia guida il pilastro dedicato alla discovery e alla preclinica insieme a Francia, Germania e Belgio. La fondazione si propone come hub in grado di aggregare le eccellenze nazionali, favorendo l’integrazione tra attività preclinica e clinica. Tra le collaborazioni già avviate, Polifrone cita l’accordo con l’Ospedale Bambino Gesù e i rapporti con centri di riferimento come il Sacco e il San Matteo.

Sul piano scientifico, la fondazione mantiene un focus prioritario su infettivologia e prevenzione delle emergenze pandemiche. Recenti attività di ricerca hanno riguardato, tra l’altro, la resistenza antimicrobica, con pubblicazioni sulla Klebsiella considerate di rilievo internazionale. Per Polifrone, il consolidamento di un ecosistema competitivo passa anche dalla capacità di trattenere i giovani ricercatori: «Non possiamo più permetterci di formare talenti e lasciarli andare: è una perdita economica e di competenze per il Paese».

Un capitolo centrale riguarda la digitalizzazione e il valore dei dati per la ricerca. L’European Health Data Space è indicato come opportunità per accelerare processi che, grazie all’intelligenza artificiale, richiedono oggi tempi drasticamente ridotti. Secondo Polifrone, «l’innovazione ha una forza propulsiva decisiva e il Paese deve essere pronto a coglierla».

Il nodo strutturale, però, resta il quadro normativo. «Serve una legge quadro che renda più veloci i processi di ricerca: oggi una gara d’appalto può farti perdere un anno e mezzo», afferma il direttore, indicando la necessità di conciliare trasparenza, tempi rapidi e competitività internazionale. La rigidità delle procedure, ricorda, ha impedito all’Italia di intercettare alcune opportunità emerse nel trasferimento degli studi clinici post-Brexit.

Per Polifrone, il ruolo del Biotecnopolo è proprio quello di contribuire a colmare questo divario, favorendo un collegamento più diretto tra produzione scientifica, sviluppo preclinico, brevetti e collaborazione con l’industria. Un percorso che, nelle intenzioni, deve consolidare la presenza dell’Italia nella ricerca biomedica europea e rafforzare la capacità nazionale di risposta alle future minacce epidemiche.

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