mieloma multiplo
23 Settembre 2025Al Meeting annuale dell’IMS, Sanità33 ha intervistato la professoressa Elena Zamagni per discutere dei dati rivoluzionari degli studi PERSEUS e CARTITUDE-4
"Per la prima volta dobbiamo avere il coraggio di parlare di guarigione del mieloma multiplo". Con queste parole Elena Zamagni, Professore Associato di Ematologia presso l’Istituto di Ematologia "L. e A. Seràgnoli" dell’IRCCS AOU S. Orsola-Malpighi di Bologna, commenta a Sanità33 i risultati presentati al 22° Meeting Annuale della International Myeloma Society (IMS), che si è tenuto a Toronto. Al centro della discussione gli studi PERSEUS e CARTITUDE-4, che stanno contribuendo a ridefinire il panorama terapeutico della malattia.
"Con un follow-up mediano di circa 3-4 anni – spiega Zamagni – la stragrande maggioranza dei pazienti arruolati in entrambi gli studi è viva e senza ricadute. Le mediane di sopravvivenza libera da progressione (PFS) e di sopravvivenza globale (OS) non sono ancora state raggiunte. Ma ciò che colpisce – aggiunge – è che i pazienti che ottengono una risposta completa e la negativizzazione della malattia minima residua non ricadono. Questo porta a proiezioni mai viste prima: nello studio PERSEUS, parliamo di una PFS stimata intorno ai 17 anni". Non si tratta solo di numeri, ma di un vero e proprio cambio di paradigma. "In questo congresso – sottolinea Zamagni – si è parlato molto di functional cure. Per la prima volta si comincia a discutere apertamente di cure e persino di guarigione. Con le terapie di prima linea come la quadrupletta seguita da trapianto, oppure con le CAR-T come ciltacel (sviluppata anche con il contributo di Johnson & Johnson) già dalla seconda linea, una buona percentuale di pazienti può realisticamente non avere ripresa di malattia per tutta la vita". Un concetto che avrà presto una definizione condivisa: "A febbraio – annuncia – l’International Myeloma Working Group lavorerà a una comune definizione di guarigione del mieloma. È la prima volta che accade, e gli studi PERSEUS e CARTITUDE-4 hanno avuto un ruolo fondamentale nell’aprire questa strada".
Accanto all’efficacia, cresce l’attenzione per la qualità di vita dei pazienti. "I dati mostrati al congresso – osserva la Professoressa – dimostrano che non è vero che aggiungere nuove terapie significhi necessariamente aumentare la tossicità. Al contrario: le terapie che eradicano la malattia, portando a remissioni profonde e durature, migliorano la qualità di vita. Lo vediamo con le quadruplette in prima linea e con le CAR-T: ridurre o eliminare il peso del mieloma significa liberare i pazienti da molte complicanze e permettere loro una quotidianità migliore". Dati di efficacia e tollerabilità, quindi, viaggiano insieme, aprendo prospettive senza precedenti. "Oggi – conclude Zamagni – non parliamo più solo di controllare il mieloma, ma di colpirlo così a fondo da consentire a molti pazienti di vivere senza ricadute e con una vita qualitativamente migliore. È una rivoluzione che fino a pochi anni fa sembrava impensabile".
Anna Capasso
TAG: ELENA ZAMAGNI, IMS, INTERNATIONAL MYELOMA SOCIETY, MIELOMA MULTIPLOSe l'articolo ti è piaciuto rimani in contatto con noi sui nostri canali social seguendoci su:
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