Osmed
11 Novembre 2025Aumenta la spesa pubblica per le terapie avanzate, ma i prezzi restano competitivi in Europa così come persistono i divari regionali nell'uso di equivalenti e antibiotici

È un duplice scenario quello rappresentato dal Rapporto Osmed 2024, stilato dall’Agenzia italiana del Farmaco sull’uso dei medicinali in Italia e presentato a Roma. Da un lato, il documento rileva l’impatto crescente delle terapie di ultima generazione sulla spesa pubblica, dall’altro, conferma la posizione competitiva dell’Italia in termini di prezzo dei farmaci a livello continentale.
Terapie avanzate. La spesa farmaceutica pubblica ha registrato un aumento significativo del 7,7% nel 2024, raggiungendo i 26,8 miliardi di euro. Questa dinamica è attribuibile in larga parte al rimborso, da parte del Servizio sanitario nazionale (Ssn), di un numero progressivamente maggiore di terapie innovative e ad alto costo. L’incremento si riflette in particolare nella spesa per i farmaci ospedalieri e di distribuzione diretta, spesso utilizzati per trattamenti complessi, come gli antitumorali e gli immunomodulatori, che si confermano la prima categoria per spesa complessiva. L'avanzamento scientifico è evidente anche nell'aumento delle terapie avanzate autorizzate e rimborsate in Italia, passate da due nel 2019 a dodici nel 2024, concentrate prevalentemente in ambito onco-ematologico (come le terapie Car-T) e genetico. “La spesa farmaceutica – ha commentato il presidente Dell’Aifa, Robert Nisticò – cresce anche perché noi siamo un Paese che porta l'innovazione al paziente. Dobbiamo trovare leve finalizzate al contenimento della spesa: penso al Prontuario farmaceutico, a un'appropriatezza prescrittiva e aderenza terapeutica che siano sempre più stringenti anche a livello regionale o anche, eventualmente, a una ridiscussione del payback”.
Confronto con l’Europa. Nonostante questo investimento considerevole in trattamenti all'avanguardia, l'Italia mantiene un notevole vantaggio in termini di prezzo dei farmaci rispetto ai principali partner europei. Se si considera il mercato farmaceutico complessivo, che include sia l'ambito territoriale sia quello ospedaliero, i prezzi medi italiani risultano inferiori del 62,5% rispetto ai prezzi medi europei. L'Italia registra infatti prezzi più bassi rispetto a Belgio, Germania, Austria, Svezia e Regno Unito. Questa politica di prezzi più contenuti contribuisce a contenere la spesa pro capite rispetto ad alcuni Paesi europei, come Germania, Austria e Belgio. Anche considerando i meccanismi di pay-back vigenti in Italia, che riducono ulteriormente il costo effettivo per il SSN, il valore della spesa pro capite si attesta a 627 euro, un dato che si allinea con la media dei 10 Paesi europei presi in esame e si posiziona al di sotto di nazioni come Francia e Spagna. Questa gestione bilanciata tra l’accesso a prodotti di alta innovazione e la negoziazione di prezzi competitivi permette al sistema italiano di garantire una disponibilità di prodotti ampia e avanzata, pur mantenendo un controllo sulla spesa totale, soprattutto in confronto a Paesi che registrano prezzi più bassi, ma spesso offrono un accesso a un catalogo di prodotti inferiore.
Il contributo contenuto dei farmaci equivalenti. L'uso dei farmaci equivalenti ha generato un significativo risparmio stimato per il SSN di circa 5,3 miliardi di euro tra il 2017 e il 2024, dimostrando il potenziale contributo di questa categoria al contenimento della spesa pubblica. Tuttavia, nonostante questi benefici, l'Italia si colloca al terz'ultimo posto in Europa per il consumo di farmaci equivalenti sul mercato territoriale. I generici hanno rappresentato solo il 23,5% della spesa e il 31,6% dei consumi nel 2024, un dato limitato da una netta eterogeneità regionale. Il Nord consuma la percentuale maggiore di generici, mentre nelle Regioni del Sud e Isole prevale nettamente il consumo del farmaco ex originator (di marca a brevetto scaduto), che comporta per i cittadini una spesa aggiuntiva significativa in termini di compartecipazione. Questo paradosso finanziario si riflette nel fatto che sono proprio le Regioni a più basso reddito a registrare la maggiore spesa pro capite per l'acquisto del medicinale di marca. In netto contrasto, l’Italia eccelle invece nell’adozione dei farmaci biosimilari, dove si posiziona al primo posto in Europa sia per incidenza della spesa che per consumo.
Antibiotici: una questione di appropriatezza regionale. Il consumo di antibiotici in Italia, pur registrando un lieve calo nel 2024, rimane una criticità che richiede attenzione, attestandosi a 16,9 dosi giornaliere ogni mille abitanti. Quasi quattro persone su dieci hanno ricevuto almeno una prescrizione durante l'anno, con l'associazione di amoxicillina e acido clavulanico che si conferma la molecola più utilizzata. L'aspetto più rilevante risiede nella marcata variabilità regionale del consumo: si registrano livelli nettamente più elevati al Sud e Isole, dove il 43,6% della popolazione ne ha assunto almeno uno, rispetto al 30,6% del Nord. Questa disparità non riguarda solo la prevalenza d'uso e il consumo, ma anche un costo più elevato per singolo utilizzatore nelle Regioni meridionali. Tali differenze sollevano interrogativi sull'appropriatezza delle prescrizioni e ribadiscono l’urgenza di potenziare i programmi di Antimicrobial Stewardship a livello nazionale per ottimizzare l'uso di questi farmaci e contenere il fenomeno dell'antibiotico-resistenza.
L’evoluzione della terapia antidiabetica. Un segnale di rapido cambiamento terapeutico si registra nel segmento degli antidiabetici, la cui spesa pubblica è aumentata del 13,2% nel 2024, riflettendo sia un incremento dei consumi che un aumento del costo medio per dose. L'incremento è dovuto principalmente a uno spostamento verso le categorie di farmaci di più recente introduzione, quali gli analoghi del Glp-1 (tra cui la semaglutide) e le gliflozine, spesso utilizzati in associazione. L'uso di questi farmaci più moderni, pur avendo un costo annuale per utilizzatore più elevato rispetto ad altri trattamenti, ha visto un notevole incremento nei consumi, in particolare per la semaglutide che è cresciuta di quasi il 60%. Nonostante questa rapida evoluzione, la metformina usata da sola rimane il farmaco più utilizzato nel trattamento del diabete, coprendo il 31,5% del totale dei consumi in questo ambito.
La crescita preoccupante degli psicofarmaci. Il Rapporto evidenzia una tendenza particolarmente significativa nell'uso dei farmaci per il sistema nervoso centrale, in particolare gli psicofarmaci. L'uso di queste terapie, che includono antipsicotici, antidepressivi e psicostimolanti, ha registrato un andamento crescente in tutte le fasce d'età, ma con un allarme specifico nella popolazione pediatrica. In questo segmento, le prescrizioni sono più che raddoppiate dal 2016 al 2024, con un aumento del 4,1% solo nell'ultimo anno. Il ricorso a questi farmaci raggiunge il suo picco nella fascia 12-17 anni. Sebbene l'uso di farmaci psicotropi in Italia (attestato allo 0,57% nella popolazione pediatrica) sia ancora sensibilmente più basso rispetto ad alcuni Paesi europei ed extra-europei, la velocità di questa crescita, in parte legata alle conseguenze dell’emergenza pandemica sulla salute mentale di bambini e adolescenti, impone un monitoraggio costante e mirato.
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