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11 Novembre 2022

Dispositivi acustici, cresce la popolazione che li utilizza. I dati aggiornati

Italia al fanalino di coda in Europa per l’utilizzo di apparecchi acustici. Solo il 4% degli italiani che ne hanno bisogno, che si stima essere il 12,5 % della popolazione complessiva, fa ricorso ai dispositivi per l’udito


Dispositivi acustici, cresce la popolazione che li utilizza. I dati aggiornati

Italia al fanalino di coda in Europa per l’utilizzo di apparecchi acustici. Solo il 4% degli italiani che ne hanno bisogno, che si stima essere il 12,5 % della popolazione complessiva, fa ricorso ai dispositivi per l’udito. Un dato che vede il nostro paese molto lontano da quello che accade in paesi, per esempio, come la Danimarca o l’Inghilterra. Tuttavia, nel periodo della pandemia è aumentato del 5% il numero degli Italiani che hanno adottato un dispositivo acustico. L’utilizzo delle mascherine ha infatti avuto come effetto indiretto l’emergere in modo evidente del problema dell’ipoacusia. A fare un punto sul tema è stato EuroTrack Ita 2022, la ricerca di Anovum sull’impatto delle protesi acustiche sulla popolazione italiana, presentata nel corso del XX Congresso della Federazione Italiana degli audioprotesisti che si è svolto a Rimini nei giorni scorsi. Secondo lo studio, voluto dall’associazione europea di produttori di apparecchi acustici EHIMA di cui fa parte ANIFA (Associazione nazionale dei fabbricanti di audioprotesi di Confindustria Dispositivi Medici), più dei due terzi di coloro che utilizzano un apparecchio acustico (il 71%), lo hanno acquistato a partire dal 2019.

“I maggiori disagi che hanno dovuto affrontare le persone con problemi di udito durante la pandemia, hanno provato una valida risposta grazie allo sforzo congiunto del nostro comparto”, ha detto Sandro Lombardi, Presidente di ANIFA, commentando i dati della ricerca. I dati di EuroTrak 2022 “evidenziano la scarsa consapevolezza di cosa sia la sordità – ha proseguito Lombardi – più del 50% delle persone pensa che questa patologia non provochi altri danni collaterali, come ad esempio il ritardo cognitivo. Per questo è necessario fare prevenzione e comunicazione”.
Secondo lo studio il 97% dei possessori di apparecchi acustici dichiara di aver registrato un miglioramento della qualità della vita. Mentre sul concetto di emarginazione legato all’adozione di un audio protesi, il 48% sottolinea che il fattore principale che fa sentire emarginati non è tanto l’utilizzo dell’apparecchio, quanto piuttosto la mancanza di udito. Infine, l’83% dei possessori di dispositivi acustici si sente più sicuro di muoversi in città utilizzando gli apparecchi.

A contribuire ad un minore utilizzo degli apparecchi acustici è anche il ritardo con cui il parlamento Italiano si sta muovendo nei confronti del DPCM sui nuovi LEA che, una volta approvato, consentirebbe ad una parte della popolazione con problemi di udito a ricorrere ad un’assistenza più appropriata. “Il DPCM sui nuovi LEA, pubblicato il 12 gennaio 2017, ormai più di cinque anni fa, è da tempo in attesa di un decreto di aggiornamento e di un altro che ne definisca le tariffe”, hanno spiegato Gianni Gruppioni e Roberto Messina, rispettivamente presidente dell’ANAP (Associazione Nazionale Audioprotesisti Professionali) e presidente Senioritalia – Un processo tortuoso la cui conclusione permetterebbe finalmente l’accesso per oltre 7milioni di soggetti ipoacustici in un percorso assistenziale appropriato, oltre che a dispositivi tecnologicamente aggiornati a sostituire quelli ormai superati risalenti al D.M. 332 del 1999. I dispositivi acustici digitali ci sono, così come le nuove tariffe – hanno aggiunto – Ma fino a quando il primo aggiornamento dei LEA da parte della Commissione per l’aggiornamento dei LEA e la promozione dell’Appropriatezza del SSN non vedranno la luce, l’assistenza audioprotesica rimarrà ferma al 1999”.

Francesca Malandrucco

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