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Spesa sanitaria

15 Ottobre 2025

Spesa sanitaria, Cnel: cresce quella privata e persistono forti differenze territoriali

Secondo la Relazione annuale del Cnel, la spesa sanitaria privata raggiunge il 25% del totale. In calo medici di base e personale in emergenza-urgenza, ma migliora l’aspettativa di vita


fondi sanità

Differenze territoriali marcate, carenza di personale in emergenza-urgenza e spesa privata in aumento: è la fotografia del sistema sanitario italiano contenuta nella Relazione annuale sui livelli e la qualità dei servizi pubblici predisposta dal Cnel e presentata a Villa Lubin.
Il comparto sanità, si legge nel documento, resta “caratterizzato da luci e ombre”. Da un lato si registrano segnali positivi, come il ritorno dell’aspettativa di vita ai livelli pre-Covid, la riduzione della mortalità per tumori e un lieve incremento della spesa pubblica per il rafforzamento del personale infermieristico e ostetrico. Dall’altro, persistono gravi criticità legate alle disuguaglianze regionali, alla carenza di medici di medicina generale e alla difficoltà di reperire personale nei reparti di emergenza-urgenza.

Negli ultimi dieci anni il fabbisogno sanitario nazionale è aumentato di circa 24 miliardi di euro, pari a una crescita media annua del +2% in termini nominali e dello 0,2% in termini reali. Tuttavia, la quota di spesa pubblica resta inferiore alla media europea: nel 2023 l’Italia ha destinato alla sanità il 74% della spesa complessiva, contro il 77,3% dell’Unione europea.

La spesa privata ha raggiunto i 42,6 miliardi di euro l’anno, equivalenti al 25% del totale nazionale, segnalando una crescente propensione delle famiglie a ricorrere a prestazioni sanitarie a pagamento. Tra il 2018 e il 2023 il numero di visite ed esami specialistici si è ridotto rispettivamente dell’1,7% e del 2%. Nel 2024 un cittadino su dieci ha rinunciato a una prestazione sanitaria, con un incremento di oltre due punti percentuali rispetto al 2023 e di 3,6 punti rispetto al periodo pre-pandemico.

Le liste d’attesa lunghe (6,8% degli intervistati) e la difficoltà economica (5,3%) risultano le cause principali di rinuncia alle cure. Quasi un quarto dei cittadini (23,9%) ha sostenuto integralmente il costo dell’ultima prestazione specialistica senza alcun rimborso da assicurazioni o fondi integrativi.

Tra le criticità emergenti, il Cnel segnala anche l’aumento delle morti per malattie neurologiche, l’incidenza dell’obesità e il peso crescente degli incidenti stradali. Sul fronte opposto, migliorano le condizioni di salute della popolazione anziana cronica e il benessere mentale degli adolescenti.

“Persistono divari profondi – si legge nella Relazione – che investono sia l’offerta di servizi sia la dotazione infrastrutturale, con conseguenze dirette sulla qualità dell’assistenza e sull’equità di accesso alle cure”.

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