Cronicità, Salutequità: con il Pnrr la presa in carico territoriale non migliora, anzi peggiora
Un quarto delle Regioni sotto la sufficienza nei Lea distrettuali; Case della Comunità attive 660 su 1.723 e meno di 1 su 10 a regime
L’Italia invecchia e le cronicità aumentano (40,5% della popolazione, 24 milioni di persone; 12,2 milioni con multimorbilità). Eppure, “nonostante gli ingenti investimenti del PNRR, la gestione della cronicità sul territorio resta residuale e in peggioramento”: è il giudizio dell’Osservatorio Salutequità, che chiede un cambio strutturale su remunerazione, programmazione e misurazione degli obiettivi.
I nodi critici
Piano nazionale cronicità (Pnc): aggiornamento in arrivo ma senza finanziamenti dedicati, privo di cronoprogramma, con patologie escluse (es. dermatologiche/psoriasi) e governance opaca (cabina di regia scaduta, relazioni non pubbliche).
Lea distrettuali: nel 2023 5 Regioni sotto la sufficienza (Valle d’Aosta, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Sicilia) e 11 in peggioramento rispetto al 2020 (tra cui Lombardia -19, Lazio -12, Sicilia -18).
Infrastrutture PNRR: centrali operative territoriali avanti, ma Ospedali di Comunità attivati per ~1/4 del programmato (5 Regioni a zero). Case della Comunità: 660/1.723 realizzate e meno di 1 su 10 con tutti i servizi obbligatori; più indietro Campania, Puglia, Abruzzo, Calabria, Sicilia e PA Bolzano. Punti unici di accesso (449) ed équipe multiprofessionali (476) ancora parziali rispetto agli standard DM 77.
Pdta e aderenza: censiti >900 Pdta (56% su croniche ad alta prevalenza), ma uso della telemedicina spesso assente. BPCO: aderenza terapie 51%; diabete: antidiabetici 23,9%; solo 51,3% con ≥2 HbA1c/anno, <33% fundus oculi, 16,8% screening piede. Scompenso: Pdta formalizzato in 13 Regioni, nonostante l’indicatore Lea di aderenza diventi “core” nel Sistema di Garanzia.
Digital divide e FSE: Italia ultima per self-management percepito (PaRIS 24,3% vs media OCSE 58,9) e bassa capacità d’uso info salute online. FSE usato da 1 cittadino su 4; contenuti chiave (cartella clinica, PAI, Pdta) disponibili a macchia di leopardo.
MMG e infermieri di famiglia: carichi >1.500 assistiti in oltre metà dei casi; associazionismo ancora limitato. IFeC (1/3.000 ab. DM 77): fabbisogni definiti in 7 Regioni; altre senza pianificazione o con implementazione oltre 4–5 anni.
Farmacia dei servizi: offerta cresce ma uso concentrato su prenotazioni e servizi di base; aderenza terapeutica e ricognizione farmaci ancora poco sfruttate.
Le proposte
Per Tonino Aceti, presidente Salutequità, il “nodo centrale” è superare il pagamento a prestazione e remunerare il percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale (Pdta) misurando esiti clinici e aderenza, non solo volumi. Oggi, le Regioni sono valutate con un solo indicatore (aderenza nello scompenso), del tutto insufficiente rispetto al peso delle cronicità e ai 70,7 miliardi di spesa attesi al 2028.
Regioni/ASL: accelerare Case/Ospedali di Comunità, PUA e équipe multiprofessionali; rendere operativi i Pdta (con telemedicina) e legare la contrattualistica a KPI di esito.
MMG/PLS e specialisti: prendere in carico per livelli di complessità, pianificare richiami proattivi su diabetologia e BPCO; usare FSE per scambio dati e aderenza.
Farmacie dei servizi: spostare il baricentro da servizi “di sportello” a aderenza, riconciliazione farmaci e prevenzione, integrando con team territoriali.
Infermieri di famiglia/comunità: governance regionale con target annuali, integrazione nei Pdta e monitoraggio di esito.
Digitale: colmare i gap di contenuti FSE (cartella clinica, PAI, Pdta), aumentare l’usabilità per cittadini e professionisti, favorire interoperabilità.
Per sostenere la virata, Salutequità ha costituito a Roma un “Equity Group Cronicità” (confronto tra istituzioni, clinici, manager e associazioni) per tradurre le evidenze in meccanismi di pagamento e metriche coerenti con il DM 77 e con i nuovi Lea di garanzia.
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