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Antibiotici

14 Ottobre 2025

Antibiotico-resistenza, l’allarme Oms: un’infezione batterica su sei è ormai resistente ai farmaci

Nel nuovo Global Antibiotic Resistance Surveillance Report 2025, l’Oms denuncia un aumento del 40% tra il 2018 e il 2023. Italia tra i Paesi europei con più infezioni del sangue


piastra batteri antibiotici

Un’infezione batterica su sei nel mondo non risponde più agli antibiotici comunemente utilizzati. È il dato più allarmante contenuto nel Global Antibiotic Resistance Surveillance Report 2025, pubblicato oggi dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che lancia un avvertimento netto: “L’efficacia dei trattamenti di prima scelta è sempre più compromessa, e il rischio di fallimenti terapeutici aumenta in modo preoccupante”. Secondo il rapporto, tra il 2018 e il 2023 la resistenza antimicrobica è cresciuta in oltre il 40% dei farmaci monitorati, con incrementi annui fino al 15%. Le infezioni causate da batteri Gram-negativi come Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae sono tra le più difficili da trattare: oltre il 50% dei ceppi analizzati è risultato resistente alle cefalosporine di terza generazione, e in alcune aree del mondo la quota supera il 70%. Particolarmente diffusa anche la resistenza ai carbapenemi, antibiotici considerati di “ultima risorsa” negli ospedali.

Le differenze geografiche sono marcate: le regioni più colpite sono l’Asia sud-orientale e il Mediterraneo orientale, dove quasi un’infezione su tre risulta resistente, mentre in Europa la media scende a una su dieci. Tuttavia, l’Oms avverte che anche nei Paesi ad alto reddito il problema è in crescita e minaccia di vanificare decenni di progressi nella medicina moderna. Tra le infezioni più critiche figurano quelle del sangue, dove la resistenza a farmaci chiave come fluoroquinoloni e cefalosporine raggiunge livelli elevatissimi. In questo quadro, l’Italia è tra i Paesi europei con il più alto numero assoluto di casi di batteriemie segnalate nel 2023, a testimonianza della necessità di rafforzare i programmi di sorveglianza e controllo delle infezioni ospedaliere. L’Oms evidenzia inoltre come la resistenza antibiotica colpisca in modo sproporzionato i Paesi a basso e medio reddito, dove le carenze nei sistemi sanitari, l’uso improprio dei farmaci e la scarsità di test diagnostici alimentano un circolo vizioso di trattamenti inadeguati e aumento della resistenza. “Nei contesti più fragili – si legge nel report – il 75% delle infezioni è trattato senza diagnosi microbiologica, favorendo l’uso empirico e spesso scorretto degli antibiotici”. 

Il documento sottolinea anche l’insufficienza degli investimenti in ricerca e sviluppo: poche nuove molecole sono in fase avanzata di studio, e nessuna appare in grado di sostituire gli antibiotici oggi compromessi. Per l’Oms, la situazione richiede una risposta globale che combini sorveglianza, prevenzione, formazione e politiche di stewardship per un uso più appropriato degli antimicrobici. Tra le raccomandazioni principali: rafforzare i sistemi nazionali di sorveglianza, migliorare l’accesso ai test diagnostici rapidi, garantire una copertura sanitaria universale e promuovere campagne di sensibilizzazione sull’uso responsabile dei farmaci. “Il rischio – ammonisce l’agenzia Onu – è che infezioni comuni, ferite o interventi chirurgici diventino nuovamente potenzialmente letali. Senza un’azione coordinata e urgente, potremmo trovarci a vivere in un mondo post-antibiotico”.

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