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RIFORMA DEL SISTEMA SANITARIO

03 Gennaio 2025

Subito la riforma del Sistema Sanitario. L'intervento di Paolo Russo


Paolo Russo per sanita33 Sistema sanitario

Troppo facile vantarsi del sistema sanitario nazionale italiano, nato nel 1978,  riconoscendolo come un modello unico al mondo per efficacia. 

“E’ solidarista ed universalista”, si diceva.

Una vera rivoluzione erede delle mutue assicurative che, all’epoca,  garantivano sì prestazioni e ricoveri, ma solo ai lavoratori ed alle loro famiglie. Superfluo sembrerebbe sottolineare che le prestazioni stesse fossero diverse in ragione delle singole attività lavorative e soprattutto rimanevano sostanzialmente estranei alle tutele tutti quei cittadini disoccupati o lavoratori in nero che pure abbondavano (allora più di oggi!).

Il drammatico stress test dell’emergenza Covid ha fatto esplodere criticità e necessità: soprattutto ha rilevato come il modello costruito negli anni era diventato una idrovora autoreferenziale di risorse spese con risultati modesti sul piano della prevenzione ed ancor meno della terapia e della riabilitazione.

Quella esperienza devastante non ha prodotto alcuna seria riflessione lasciando tutti a crogiolarsi nella presunta ed apodittica universalità del sistema sanitario.

Sì presunta, per i circa 5milioni di italiani ormai espulsi dalle cure e per le circa 80 milioni di prestazioni che ancora attendono di essere seguite ben oltre i termini pur previsti da norme, buonsenso e scienza medica.

Non si è ancora colta la drammatica e straordinaria occasione dell’emergenza Covid per ridefinire dalle fondamenta un nuovo modello di sanità che facesse chiarezza sul “chi fa che cosa” tra pubblico e privato, ma che continuasse a garantire le migliori opzioni terapeutiche indipendentemente dal luogo di nascita, dalla residenza e dal censo.

Governo ed opposizione continuano a duettare rappresentando due verità opposte: da una parte il Presidente del Consiglio si rallegra della cifra mai così alta (136,5 mld) destinata in legge di bilancio per il sistema sanitario (assolutamente vero) e dall’altra le opposizioni che indicano come la spesa percentuale sul Pil continui a scendere ormai a livelli di insostenibilità (anche questo vero!).

Eppure nessuno si batte per una riforma totale del sistema onde evitare che la declamata universalità diventi “ognuno si arrangi come può” sempre più ingiusta lasciando che a curarsi nel nostro Paese grazie al sistema sanitario nazionale siano sempre più i benestanti, gli scolarizzati ed i residenti nelle regioni del centro nord.

Pagheremo questa occasione persa nei prossimi anni in termini di efficacia e soprattutto di sostenibilità.

Ogni prestazione ritardata significa diagnosi intempestive e talvolta decisive per la cura.

Certo il sistema rischierà di stabilizzarsi verso una sanità dei ricchi e di chi può, riducendo cinicamente la qualità e l’aspettativa di vita per taluni e quindi anche i relativi costi.

Continueremo però a poter vantare l’unicità di un sistema sanitario universalista (sic!) facendo riferimento alle eccellenze (una sanità fatta di eccellenze è il contrario di quell’indispensabile servizio dignitosamente diffuso!) facendo finta di dimenticare il collasso che renderà sempre più difficile la vita nei pronto soccorso, negli studi ed in corsia di medici, infermieri e di tutti gli operatori sanitari.

Quella intuizione, di circa mezzo secolo fa, che ci ha resi campioni nel mondo della tutela della salute ponendoci nel novero delle nazioni più moderne e civili, ora rischia di essere un limite rispetto al vertiginoso aumento dei costi delle prestazioni sempre nuove, diverse e soprattutto costosissime.

Da una parte la vita si allunga ed aumentano le necessità clinico-terapeutiche per una età avanzata che richiede alta specificità ed alta intensità diagnostiche e terapeutiche, d’altra parte la scienza e la ricerca offrono nuovi orizzonti spostando sempre più avanti l’asticella dei risultati.

Le difficoltà evidenti del sistema sanitario stanno trascinando verso l’alto anche le spese per le tutele previdenziali ed assistenziali rendendo quelle norme conquiste di dignità e civiltà, dalla L.104 in giù, praticamente presto  insostenibili.

Un alert ultimativo quello del Presidente Mattarella nel messaggio di fine anno: nel 2025, ridisegnare, e presto, il sistema migliorando la qualità della spesa partendo da una medicina di prossimità premiale, un investimento per l’edilizia sanitaria che annulli le diseguaglianze di vetustà delle strutture e di obsolescenza dei macchinari, che investa sulle competenze dei professionisti, che metta al centro una aggressiva politica di prevenzione, che utilizzi tutte le fonti di finanziamento necessarie senza pregiudizi ideologici.

C’è un però: i risultati non si vedrebbero a breve, non cambierebbero le sorti elettorali nei prossimi mesi, ma sicuramente salverebbero vite umane oggi destinate ad un ingiusto destino e garantirebbero una qualità della vita che i nostri anziani meritano!

paolo russo  già parlamentare, dirigente medico Azienda Ospedaliera dei Colli Napoli

*Paolo Russo già parlamentare, dirigente medico Azienda Ospedaliera dei Colli Napoli

TAG: RIFORMA DEL SISTEMA SANITARIO

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