Farmaci
28 Aprile 2023 Anche nella farmaceutica l’Italia torna a crescere dopo la pandemia. E nel mondo del farmaco si espande ed assume, per lo più all’estero, ma soprattutto investe sempre più in ricerca. Lo dice l’indagine dell’Osservatorio della società di ricerche Nomisma “Le Fab 13” che analizza i 13 “campioni” della farmaceutica a capitale in prevalenza italiano
Anche nella farmaceutica l’Italia torna a crescere dopo la pandemia. E nel mondo del farmaco si espande ed assume, per lo più all’estero, ma soprattutto investe sempre più in ricerca. Lo dice l’indagine dell’Osservatorio della società di ricerche Nomisma “Le Fab 13” che analizza I 13 “campioni” della farmaceutica a capitale in prevalenza italiano. Si tratta, in ordine alfabetico, di Alfasigma, Abiogen Pharma, Angelini Pharma, Chiesi Farmaceutici, Dompé farmaceutici, I.B.N.Savio, Italfarmaco, Kedrion, Menarini, Molteni, Mediolanum farmaceutici, Recordati e Zambon. Pur distinti da specializzazioni e storie diverse, i 13 player – osserva lo studio – hanno due punti in comune: sono molto radicati nelle regioni dove hanno sede e sanno imporsi su scala globale grazie ad internazionalizzazione, investimenti ed innovazione. Il loro volume d’affari complessivo si attesta nel 2022 a 14,3 miliardi di euro, in crescita del 12,6% rispetto al 2021. I ricavi sono aumentati a doppia cifra, dopo il già grande decennio 2010-19 in cui il fatturato era balzato da 7 a 12,5 miliardi di euro, e dopo gli anni di tenuta nel periodo pandemico. Il nuovo rialzo targato 2022 è trainato però dal fatturato generato all’estero (+14,9%) mentre sul mercato italiano la crescita è stata del 7%.
Viene da fuori Italia il 72,6% delle vendite totali, un dato quasi doppio se confrontato con la media degli altri settori manifatturieri. E cresce anche l’export: nel 2021 valeva 33,2 miliardi (-2,2%) ma il dato provvisorio del 2022 mostra una accelerazione, oltre i 43 miliardi, guidata in parte dal rialzo dei listini di vendita. Dal 2008 al 2021 il valore dell’export farmaceutico ha registrato una crescita del 178% a fronte del 40% realizzato mediamente a livello manifatturiero.
Crescono in modo impressionante pure gli investimenti: nel 2022 sono pari a 3,4 miliardi (+25% sul 2021) ed incidono sui ricavi annuali del 23,7%. Metà, 1,6 miliardi, sono andati a sostenere l’attività di ricerca e sviluppo; 1,3 sono stati destinati all’acquisizione di aziende, prodotti e licenze; 250 milioni sono andati ad efficientare ed ampliare le aree produttive ed acquistare attrezzature e macchinari. Inoltre, se tra il 2010 e il 2019, periodo del boom ante-Covid, l’investimento medio annuo si attestava a circa 723 milioni di euro, tra il 2020 e il 2022 il dato raddoppia a 1,4 miliardi. Nelle Fab13 cresce anche l’occupazione: nel 2022 le Fab13 risultavano aver impiegato a livello globale 43.736 addetti (+1,3% rispetto al 2021) per lo più all’estero– la componente italiana ha registrato un incremento dello 0,1%. Fuori Italia, dove le aziende hanno numerosi impianti produttivi e filiali, l’occupazione ha un profilo per lo più commerciale, mentre nei nostri stabilimenti il personale è occupato in prevalenza in attività di ricerca e di produzione. Il 95% dei 67 mila addetti in Italia è inquadrato con un contratto a tempo indeterminato. Utilizzando Tavole Input Output, Nomisma stima come l’impatto delle produzioni italiane sull’indotto –ad esempio i fornitori di prodotti chimici di base o chi fa attività di imballaggio e confezionamento - oggi valga circa 21 mila addetti, a cui va ad aggiungersi un effetto ulteriore di altri 24 mila occupati stimato a partire dall’incremento dei redditi delle famiglie dei lavoratori della filiera.
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