Governo e Parlamento
27 Febbraio 2023 Dopo un lungo testa a testa ha vinto la candidata più giovane. Elly Schlein, 38 anni, natali svizzeri, si aggiudica le primarie del Partito Democratico superando con il 53,8% dei voti il “suo” presidente Stefano Bonaccini, 55 anni, che con lei guida la giunta della Regione Emilia-Romagna. Sarà lei la leader dell’opposizione
Dopo un lungo testa a testa ha vinto la candidata più giovane. Elly Schlein, 38 anni, natali svizzeri, si aggiudica le primarie del Partito Democratico superando con il 53,8% dei voti il “suo” presidente Stefano Bonaccini, 55 anni, che con lei guida la giunta della Regione Emilia-Romagna. Sarà lei la leader dell’opposizione al governo Meloni.
Suo il voto nelle grandi città, oltre un milione di schede sintetizzano una grande partecipazione, ma anche interesse ai programmi che rigenereranno una forza politica non più vista, alle ultime tornate elettorali, come garante dei lavoratori. In testa alla mozione di Schlein, la sanità, il salario minimo, la giustizia sociale, l’ecologia con le sfide energetiche, la parità di genere. Dato per favorito, Bonaccini – che da presidente emiliano ha puntato sull’autonomia della sua regione al pari di quelle del centro-destra e ha sostenuto il taglio dei parlamentari, due punti che di fatto lo dividono dalla linea di Schlein – per la salute puntava su un investimento di 5 miliardi in più sul Fondo Sanitario per garantire i livelli essenziali di assistenza e valorizzare il personale abolendo gli attuali tetti spesa. Altri obiettivi, superare il numero chiuso nelle facoltà di medicina ed investire sui medici di medicina generale specie nelle aree interne, sgravandoli dei troppi compiti amministrativi e burocratici. Infine, mirava a riformare la rete di servizi territoriali per evitare accessi impropri ai Pronto Soccorso, cui bisogna trovare alternative, e ad offrire più servizi contro il disagio psicologico ed investimenti nella lotta contro il cancro. Qui siamo molto vicini a Schlein, il cui programma però pare muoversi verso una riforma più strutturale: “dobbiamo investire di più, allineando gli stanziamenti per il fondo sanitario nazionale con la media europea, per ammodernare gli ospedali, potenziare l’offerta diagnostica e valorizzare i professionisti”. Sì ad aumentare i medici, ma prima i posti di specializzazione e poi l’offerta didattica delle facoltà.
Nella mozione Schlein, che parte proprio dalla sanità, la prossimità convive con le case di comunità “grazie agli investimenti del Piano nazionale di ripresa. Ma servono risorse e formazione per assicurare che operatrici e operatori sanitari, sociali, Mmg e pediatri, psicologi e saperi del terzo settore possano lavorare in sinergia, come équipe multidisciplinari. Serve investire sull’assistenza domiciliare integrata per le persone anziane e non autosufficienti, sui presìdi sociosanitari territoriali per la salute mentale e le tossicodipendenze”. Sui farmaci, “si deve lavorare in sede europea per dotarsi di infrastrutture pubbliche ispirate a criteri di open science e governate da obiettivi di utilità sociale che non si limitino a fare ricerca ma sviluppino esse stesse le terapie. E vanno rivisti gli accordi TRIPs sulla proprietà intellettuale”. Quanto all’autonomia differenziata, il ddl del sottosegretario leghista Roberto Calderoli è “una proposta inaccettabile, che affonda le sue radici nel progetto secessionista della Lega. A colpi di forzature si è scavalcato il confronto con regioni e territori nelle sedi opportune, si è scavalcato il Parlamento prevedendo di fissare i Livelli essenziali di prestazione con un DPCM, quando si tratta di diritti fondamentali delle persone sull’accesso a salute, trasporti, istruzione. Va rilanciata la Legge 328/2000 (socio-sanità), garantendo gli stessi livelli di prestazione in tutte le diverse aree del Paese. È necessario investire nelle infrastrutture sociali e nei servizi per le persone con disabilità e le persone anziane non autosufficienti ed approvare una legge sui bisogni dei caregiver, che non coincidono con quelli delle persone che assistono”. Per il Sud, “va stabilizzata la fiscalità di vantaggio, che dobbiamo orientare alla creazione di occupazione stabile”. Dall’altra, “un nuovo contratto sociale vuol dire progressività fiscale. E’ giusto che chi ha di più contribuisca in proporzione maggiore al benessere collettivo. La strada è spostare il carico fiscale dal lavoro e dall’impresa alle rendite e alle emissioni climalteranti (…) Il reddito di cittadinanza non va abolito: va migliorato, raccogliendo le proposte avanzate dalla Commissione Saraceno e delle realtà laiche e cattoliche del terzo settore che ogni giorno combattono contro la povertà e l’esclusione sociale”. La questione di genere, al centro del programma, va vista in collegamento con le proposte sul lavoro. “per superare le diseguaglianze in ambito lavorativo serve sostenere l’occupazione femminile, la formazione di donne e ragazze, ad esempio, nelle discipline STEM (…) supportare l’imprenditorialità”.
Sul versante lavoro, “bisogna limitare il ricorso ai contratti a tempo determinato a partire da quelli di brevissima durata, e rendere più convenienti per le imprese i contratti stabili. L’apprendistato deve diventare il canale ordinario di ingresso, gli stage extra curriculari gratuiti vanno aboliti, diventino legge le sentenze della Corte Costituzionale sulla disciplina dei licenziamenti illegittimi”. Sulla legge 194, va difeso il diritto delle donne a interrompere volontariamente una gravidanza in modo sicuro e legale, a vivere una vita libera dalla violenza maschile, a vedersi garantita una percentuale di medici non obiettori in tutte le strutture. La Ru486 dovrebbe essere accessibile gratuitamente nei consultori. Un cenno alla trasformazione digitale: va guidata da politiche redistributive, o allargherà i divari. Ridurre le disuguaglianze richiede in primo luogo di investire soprattutto nella pubblica amministrazione nonché su start-up innovative. “L’Intelligenza Artificiale può diventare preziosa per migliorare le nostre informazioni all’interno di processi democratici ma dovremo evitarne utilizzi impropri in ambiti come sicurezza, salute, difesa. E servono nuove frontiere di diritti come l’accesso agli algoritmi e il diritto alla disconnessione”.
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