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Emicrania

12 Novembre 2025

Emicrania, al Senato l’appello per l’inserimento nei Lea: una scelta di civiltà sanitaria e sociale

Per Beatrice Lorenzin: “Senza PDTA e inserimento nei LEA la legge resta solo sulla carta”. Murelli: “Ora passare dalle parole ai fatti”


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Garantire il riconoscimento dell’emicrania tra le patologie croniche dei Livelli Essenziali di Assistenza, per assicurare cure uniformi e accessibili in tutto il Paese. È con questo obiettivo che al Senato si è tenuto l’evento “L’emicrania nei LEA: scelta di civiltà, sanitaria e sociale”, promosso dalla senatrice Beatrice Lorenzin e realizzato da Edra S.p.A. con il contributo non condizionante di Pfizer. L’evento ha riunito istituzioni, società scientifiche e associazioni di pazienti. Lorenzin ha ricordato come la legge 81/2020 sulle cefalee, pur rappresentando una conquista, “rischi di restare solo sulla carta senza un reale inserimento nei LEA e senza un PDTA dedicato. Serve maggiore consapevolezza tra cittadini e medici, e un impegno concreto delle Regioni affinché questa battaglia di civiltà diventi finalmente una realtà di cura e di prevenzione”. Al confronto, moderato da Ludovico Baldessin, Chief Business and Content Officer di Edra S.p.A, hanno partecipato esponenti del mondo scientifico tra cui Alessandro Padovani (Società Italiana di Neurologia), Simona Sacco (Società Italiana per lo Studio delle Cefalee), Piero Barbanti (ANIRCEF), Paolo Sciattella (Università Tor Vergata) e Alessandra Sorrentino (Alleanza Cefalalgici).

Padovani ha sottolineato la necessità di “ricostruire una filiera di presa in carico che non si limiti ai centri di eccellenza, ma coinvolga anche gli ospedali territoriali, così da offrire risposte efficaci e sostenibili a tutti i pazienti, senza creare nuove disuguaglianze”. Dalla voce dei pazienti, Sorrentino ha ribadito che “equità di accesso e tempestività nella diagnosi e nel trattamento su tutto il territorio devono essere le priorità. Oggi molti rinunciano a curarsi perché l’accesso ai farmaci specifici è ancora un percorso a ostacoli, mentre le terapie non farmacologiche restano spese a carico delle famiglie. Inserire l’emicrania nei LEA significa riconoscerla come malattia invalidante e dare ai pazienti uno strumento di prevenzione, cura e tutela”.

La tavola rotonda istituzionale ha visto gli interventi dei senatori Elena Murelli e Ignazio Zullo, dei rappresentanti della Commissione LEA del Ministero della Salute – Giancarlo Ruscitti e Giovanni Corrao – e di Francesco Saverio Mennini, Capo Dipartimento del Ministero della Salute. Murelli ha rimarcato che “la Legge 81 del 2020 ha riconosciuto l’emicrania come malattia sociale, ma ora serve fare il passo decisivo: inserirla nei LEA. È tempo di passare dalle parole ai fatti, garantendo equità, accesso e dignità a chi convive ogni giorno con questa patologia, specialmente le donne”.

Zullo ha ricordato l’urgenza di aggiornare l’allegato 8 dei LEA “per includere patologie croniche e invalidanti come l’emicrania che, pur non essendo facilmente oggettivabili hanno un impatto sociale e sanitario enorme. Una revisione dei LEA è lo strumento migliore per garantire equità e uniformità di trattamento su tutto il territorio nazionale”.

Dal piano tecnico, Corrao ha posto l’accento sull’importanza di PDTA basati su evidenze solide: “Dobbiamo creare un collegamento tra dati scientifici e decisioni istituzionali per garantire scelte eque e sostenibili. Servono piani di monitoraggio che misurino l’efficacia reale delle azioni messe in campo”. A chiudere i lavori, Francesco Saverio Mennini ha evidenziato il peso economico e sociale dell’emicrania, con costi indiretti superiori a 7 miliardi di euro l’anno. “È indispensabile inserire l’emicrania nei LEA all’interno di un percorso strutturato e fondato su evidenze solide – ha detto –. Il Ministero sta lavorando per integrare i dati di tracciabilità dei farmaci con quelli delle SDO, così da misurare l’impatto reale delle terapie e migliorare l’appropriatezza degli interventi. È inaccettabile che in alcune regioni i pazienti accedano rapidamente alle cure e in altre attendano mesi: equità e omogeneità di accesso devono diventare priorità assolute”.

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