Spesa sanitaria
15 Aprile 2025Approvato il Documento di Finanza Pubblica (DFP) 2025 che conferma un aumento in termini assoluti della spesa sanitaria. Ma lo Snami avverte: “Serve una riforma strutturale”
Il Documento di Finanza Pubblica approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri conferma un aumento in termini assoluti della spesa sanitaria. Dai 138,3 miliardi del 2024 si passerà a 143,4 nel 2025, fino a sfiorare i 151,6 miliardi nel 2027. Ma dietro la crescita numerica si cela un equilibrio precario: l’incidenza della sanità sul PIL rimane inchiodata al 6,4% fino al 2028. Nessun vero scatto in avanti, nessuna svolta strutturale. E proprio su questo punto si concentra la critica dello SNAMI (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani), che legge i dati con preoccupazione. “Registriamo un aumento delle risorse – dichiara il presidente Angelo Testa – ma senza un cambio di passo rischiamo solo di mantenere in vita il sistema, senza rafforzarlo”.
Il nuovo DFP, trasmesso alle Camere e alla Presidenza della Repubblica, disegna un impianto prudente, influenzato dal contesto economico incerto e da una crescita del PIL prevista allo 0,6% nel 2025. Ma se da un lato i numeri macroeconomici mostrano una tenuta, dall’altro il settore sanitario continua a viaggiare su una traiettoria che secondo molti osservatori non è più sostenibile sul lungo periodo. Secondo lo SNAMI, l’approccio contenuto nel documento governativo non affronta le criticità di fondo, a partire dalla marginalizzazione della medicina generale e dal sovraccarico cronico dei medici di famiglia. “Serve una visione nuova – afferma Testa – che valorizzi davvero il territorio e la prossimità. Ogni miliardo rischia di disperdersi se non si investe in modo strategico”.
Nel dettaglio, le risorse aggiuntive saranno indirizzate principalmente verso il rinnovo dei contratti, la digitalizzazione e il potenziamento dell’assistenza territoriale, ambiti già previsti nel perimetro del PNRR. Tuttavia, per lo SNAMI manca ancora un pilastro fondamentale: un piano organico di riforma della sanità di base. “Siamo oltre il tempo dei rattoppi – incalza Testa – È il momento di ricostruire, partendo dal capitale umano e dalla fiducia nei professionisti che ogni giorno reggono la prima linea della sanità pubblica”. Il rischio, denuncia il sindacato, è quello di assistere a un progressivo indebolimento del sistema sanitario nazionale, incapace di garantire l’equità e la capillarità che lo hanno storicamente caratterizzato. Il DFP, insomma, mette in conto più fondi, ma non mette a fuoco una riforma. Nel frattempo, la spesa per le prestazioni sociali – incluse pensioni, sussidi e ammortizzatori – continuerà a crescere, toccando i 484,6 miliardi nel 2027, con un’incidenza sul PIL che sfiora il 20,4%. Una dinamica strutturale che, insieme all’invecchiamento della popolazione, rischia di rendere ancora più fragile il già delicato equilibrio del welfare italiano.
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