Professioni sanitarie
11 Aprile 2025L'indagine conoscitiva svolta dalla XII Commissione Affari sociali della Camera sul riordino delle professioni sanitarie restituisce una accurata fotografia e mette in luce le diverse esigenze riguardanti le professioni sanitarie
"Valorizzazione del personale medico e sanitario, sia sul versante economico che su quello amministrativo, al fine di rendere maggiormente attrattivo il Ssn". Poi "l'esigenza primaria di rivedere le retribuzioni, anche attraverso indennità di funzione per coloro che svolgono la propria attività in settori di particolare disagio come l'emergenza-urgenza, e la possibilità di introdurre incentivi, quali le agevolazioni fiscali". Inoltre, "una riforma richiesta da più parti è la depenalizzazione dell'atto medico e sanitario salvi i casi di colpa grave, dal momento che il timore del contenzioso legale costituisce un disincentivo all'esercizio della professione". Sono questi alcuni dei punti salienti del documento conclusivo dell'indagine conoscitiva svolta dalla XII Commissione Affari sociali della Camera sul riordino delle professioni sanitarie. Un lungo percorso di confronto con gli Ordini, le associazioni, i docenti e gli operatori sanitari.
L'indagine conoscitiva svolta dalla XII Commissione Affari sociali della Camera sul riordino delle professioni sanitarie "restituisce una accurata fotografia e mette in luce le diverse esigenze riguardanti le professioni sanitarie. Sono questioni complesse e problematiche, che in parte abbiamo ereditato, ma che stiamo affrontando con decisione perché da subito abbiamo ritenuto prioritario valorizzare il capitale umano del nostro Servizio sanitario nazionale, che ricordo resta un'eccellenza riconosciuta in tutto il mondo. Però dobbiamo anche rispondere in maniera efficace ai nuovi ai nuovi bisogni di salute della popolazione. Dobbiamo essere al passo con i tempi per una sanità più moderna, quella che io definisco la sanità del Terzo millennio. Con questo obiettivo - grazie anche a questa indagine, frutto del lavoro della Commissione, e all'ascolto delle diverse categorie - abbiamo predisposto un provvedimento normativo di riforma organica per il riordino delle professioni sanitarie che siamo pronti a portare a stretto giro al Consiglio dei ministri". Lo ha annunciato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenendo alla presentazione alla Camera dell'indagine conoscitiva sul riordino delle professioni sanitarie. "L'attenzione sulle professioni sanitarie è altissima", ha rimarcato il ministro.
"È un provvedimento che guarda allo sviluppo delle competenze e al rafforzamento dell'attrattività; al potenziamento dell'attività di programmazione del fabbisogno di professionisti sanitari, alla valorizzazione della funzione di sussidiarietà degli Ordini, a una maggiore efficienza della Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie. Un insieme di interventi che vogliono da un lato valorizzare i diversi professionisti e dall'altro fare fronte alle carenze di personale", ha aggiunto Schillaci.
"Oggi - ha ricordato - in Italia sono oltre 1 milione e mezzo i professionisti sanitari iscritti agli Albi professionali che afferiscono a 10 Federazioni nazionali degli Ordini. Di questi, oltre il 57% è costituito da medici ed infermieri. Abbiamo 31 professioni sanitarie riconosciute in Italia e 51 tipologie di scuole per la formazione medica-specialistica, alle quali si aggiunge il corso di formazione specifica in medicina generale. Sebbene il personale dipendente delle strutture del Servizio sanitario nazionale sia cresciuto negli ultimi anni - e i dati di Agenas ci dimostrano un incremento rispetto ai valori pre Covid - persiste ancora un problema di carenza di organico, come chiaramente evidenziato anche nelle conclusioni dell'indagine".
"Per quanto riguarda il personale medico - ha proseguito il ministro - sappiamo che c'è una particolare sofferenza in alcune discipline: penso alla medicina d'emergenza-urgenza, ma cito sempre anche l'anatomia patologica, radioterapia. Sono discipline che spesso non sono scelte o sono precocemente abbandonate dai giovani laureati durante il corso di specializzazione e su cui siamo intervenuti. Io non posso pensare, lo dico sempre, a una medicina del domani, soprattutto in campo oncologico, con le tante novità che la ricerca scientifica ci mette a disposizione - penso a tante malattie prima incurabili che ora per fortuna non lo sono più - senza radioterapisti o anatomopatologi. Per questo abbiamo rivisto la distribuzione dei posti nelle scuole di specializzazione per sostenere le scuole purtroppo oggi meno attrattive e con l'ultima legge di Bilancio abbiamo aumentato del 50% la parte variabile del trattamento economico proprio di queste specializzazioni che sono essenziali per il nostro servizio sanitario. Ricordo poi che abbiamo introdotto l'erogazione di borse di studio anche per le specializzazioni non mediche".
"C'è ancora molto da fare e in questa direzione va la riforma di riordino a cui abbiamo lavorato e che mira a rafforzare l'attrattività in un'ottica di semplificazione della disciplina per il reclutamento, riduzione del carico delle attività amministrative che gravano sul personale sanitario e previsione di incentivi per lo sviluppo della carriera professionale", ha concluso Schillaci.
Quella delle professioni sanitarie è "una realtà vasta, articolata, dinamica che rappresenta una delle colonne portanti della sanità italiana. Tuttavia, si tratta di un sistema che da troppo tempo è lasciato in balia di una stratificazione normativa disordinata, frutto di decenni di riforme non del tutto compiute, di programmazioni assenti e talvolta scollegate dalla realtà", ha affermato il presidente della Commissione Affari sociali della Camera Ugo Cappellacci nel corso della conferenza stampa di presentazione del documento conclusivo. "Dall'indagine emerge con chiarezza la necessità di superare approcci parziali e frammentari", ha aggiunto. "Abbiamo ascoltato i problemi relativi alle carenze personali e alle disuguaglianze territoriali", "le difficoltà di carriera, l'assenza di percorsi retributivi adeguati, l'insufficienza della formazione post-laurea", ha proseguito Cappellacci. "Abbiamo registrato il disagio, ma anche la forza morale di professionisti che non si arrendono e che continuano, nonostante tutto, a formarsi, ad aggiornarsi e che chiedono solo di poter essere messi nelle condizioni di lavorare meglio per il bene di tutti", ha concluso Cappellacci che ha chiesto che l'indagine non rimanga "chiusa nei cassetti. Deve diventare, anzi, la base per una riforma organica, strategica, lungimirante".
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