Digital
15 Gennaio 2025La transizione digitale non è un’opzione per la sanità. Superate le barriere tecnologiche e i limiti posti dalle norme, la sanità pubblica deve appropriarsi delle competenze e dei modelli organizzativi più adeguati. Presentato a Roma il libro, edito da Edra e curato dalla community delle Donne protagoniste in sanità, che mostra la fotografia di un settore che sta cambiando
La transizione digitale non è un’opzione per la sanità. Superate le barriere tecnologiche e i limiti posti dalle norme per la tutela della privacy, la sanità pubblica deve appropriarsi delle competenze e dei modelli organizzativi più adeguati, se non vuole restare indietro nei confronti di altri soggetti che si stanno attrezzando per occupare uno spazio importante nello scenario. Uno sguardo dettagliato alla digitalizzazione del settore è offerto dal libro, “La potenza del digitale in sanità”, edito da Edra, curato dalla community delle Donne protagoniste in sanità, e presentato a Roma, nella sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, su iniziativa della senatrice Mariolina Castellone. In occasione della presentazione, inoltre, sono state lanciate anche le attività della community per l’anno appena cominciato che hanno lo scopo di valorizzare il ruolo delle donne, fra le quali un Manifesto dedicato alle donne in sanità.
Un valore in più per i pazienti
Al centro dell’analisi viene posta la valorizzazione dell’esperienza del paziente nel percorso di cura, con l’obiettivo di rendere i servizi sanitari più accessibili e personalizzati. Sotto la lente ci sono le potenzialità che le tecnologie digitali mostrano per migliorare le diagnosi, i trattamenti e il monitoraggio dei pazienti. Nel lavoro non manca la valutazione di strumenti già consolidati, come la cartella clinica elettronica e la telemedicina, insieme alle prospettive offerte dall’intelligenza artificiale e dal cloud computing. Particolare attenzione viene inoltre dedicata alle sfide della trasformazione digitale, tra cui l’integrazione delle nuove tecnologie nei processi clinici esistenti, la sicurezza dei dati e la formazione del personale sanitario.
Unica strada se non si vuole depauperare la sanità pubblica
“La digitalizzazione è una sfida ambiziosa, in un mondo in cui il dato sta diventando come il petrolio, una risorsa preziosa”, commenta Monica Calamai, coordinatrice della community. Alcuni dei capitoli del volume sono dedicati a luoghi e parti della società più marginali, come ad esempio le carceri, mentre numerosi sono i focus sulla telemedicina legata all’oncologia, al diabete o alla diastasi dei retti. “Nonostante le molte opposizioni alla trasformazione digitale – afferma Calamai – le aziende visionarie si divideranno le opportunità strategiche. Per la sanità pubblica il fallimento non è quello classico ma il depauperamento e la scomparsa di pezzi di sanità che andranno ad altri soggetti che si stanno organizzando e che comprano pezzi di sanità, incrementando la parte del digitale con risposte che avranno più smalto”.
Spunto per i legislatori
Il volume rappresenta un’occasione utile soprattutto per la politica che dall’indagine riceve una fotografia dell’esistente in cui emergono i tanti esempi virtuosi di cui il pubblico si sta arricchendo e le lacune da colmare. “La digitalizzazione del nostro Servizio sanitario nazionale è uno dei pilastri del Pnrr”, rammenta la senatrice Mariolina Castellone. “Non solo – prosegue – abbiamo l’obbligo di andare nella direzione del digitale, ma abbiamo anche lo strumento per farlo. Il lavoro presentato oggi è uno spunto per noi legislatori da cui trarre delle iniziative per proposte di legge ed emendamenti”.
Luci e ombre del percorso
Per capire quanto sia ormai obbligata la strada della digitalizzazione, basterebbe ricordare che, ad oggi, “nel 50% degli studi clinici sono usate le nuove tecnologie”, afferma Susanna Esposito, direttrice della Scuola di specializzazione in pediatria presso l’Università di Parma, direttrice della clinica pediatrica dell’Azienda ospedaliera universitaria di Parma, che ha illustrato il capitolo “digitale e ricerca clinica e organizzativa”. Ci sono numerose iniziative virtuose che si stanno moltiplicando, anche grazie ai finanziamenti dedicati dal Pnrr, per esempio “il master di II livello, di cui sono presidente, in Preclinical and Clinical Research dell’Università di Parma, giunto alla IV edizione, e il progetto che coinvolge i pazienti della Federazione italiana sclerosi multipla”. Senza dimenticare, tuttavia, gli ostacoli che in Italia ancora esistono, dalla sicurezza dei dati al digital divide fino all’uso dell’intelligenza artificiale appropriato nei processi. Sono molti gli esempi citati, inoltre, nei focus dedicati alla telemedicina: in oncologia, c’è chi ha provato la strada dell’integrazione fra le case di comunità, gli infermieri di famiglia e le piattaforme digitali, per assicurare gli stessi trattamenti offerti in ospedale, e nell’ambito della cardiologia, dove la tecnologia è stata applicata nella casa di cura Villarosa in Trentino, in favore del paziente e del caregiver, “modellando la terapia e mostrando come la aderenza non cambi”, spiega Sonia Albanese dell’Unità operativa semplice Cardiochirurgica delle aritmie presso l’Ospedale pediatrico del bambino Gesù di Roma.
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