Governo e Parlamento
23 Dicembre 2022 Niente aumenti anticipati al 2023 a medici e infermieri di Pronto soccorso, sì invece a ripiani mirati delle spese delle regioni alle prese con le bollette: è l’esito, per la sanità, della legge di bilancio che si voterà stanotte alla Camera. Una manovra da 35 miliardi
Niente aumenti anticipati al 2023 a medici e infermieri di Pronto soccorso, sì invece a ripiani mirati delle spese delle regioni alle prese con le bollette: è l’esito, per la sanità, della legge di bilancio che si voterà stanotte alla Camera. Una manovra da 35 miliardi, in gran parte spesi nel ripiano delle bollette di luce e gas. Restano margini per le misure di sostegno a specifici settori economici, e molti meno per le misure collettive su lavoro e pensioni. Meno ancora (400 milioni) per gli ultimi emendamenti in commissione bilancio, inclusi quelli relativi alla sanità. L’ultima vera novità de testo approvato in aula, e che ora attende l’ok del Senato, è la proroga al 2024 delle stabilizzazioni avviate con la precedente manovra che quest’anno consentivano di assumere nel servizio sanitario 48 mila professionisti (8.438 medici, 22.507 infermieri) ma che al momento sembrano essere stati molto meno. Tra i rari commenti positivi nell’insoddisfazione di massima dei sindacati, quello di Pina Onotri (SMI): «La proroga stabilisce che i medici specializzandi, restando iscritti alla scuola universitaria, continuino a percepire il trattamento previsto dal contratto di formazione integrato dagli emolumenti corrisposti per l'attività lavorativa svolta. Ora servono misure strutturali per sopperire alla mancanza dei medici specializzati».
Misure chiave- Cresce di 2,15 mliardi il Fondo sanitario ripartito tra le regioni, per coprire incrementi di personale, contrattuali e recupero delle liste d’attesa. Solo dal 2024, arriva un fondo straordinario per le indennità del personale da 200 milioni che la contrattazione collettiva ripartirà, 60 milioni alla dirigenza, 140 milioni al comparto; ma, ripetiamo, la misura non parte dal 2023. Scomparso anche il finanziamento da 10 milioni per il Piano Oncologico Nazionale, da erogarsi nel ’23 e nel ‘24. Si aumenta invece di 650 milioni il fondo del Ministero della Salute destinato all'acquisto dei vaccini anti Covid e di antivirali ed anticorpi anti-coronavirus. Arrivano 40 milioni per la prevenzione –da ripartire tra le regioni- per 2023, 24 e 25 nell’ambito del “Piano di contrasto all’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2022-25”, prossimo al traguardo in Conferenza Stato Regioni. Sale dall’ 80 al 90% la quota che il Mef potrà anticipare all'università per la retribuzione degli specializzandi. Infine, arriva dal 1° marzo 2023 una remunerazione aggiuntiva alle farmacie per il rimborso dei medicinali erogati dal SSN nei limiti di 150 milioni su base annua.
Altre previsioni – Si incrementa dello 0,4% la quota premiale 2022 per finanziare il SSN. Si estende fino al 2027 il finanziamento di 35 milioni annui ai policlinici universitari; entro gennaio le regioni devono presentare un piano di potenziamento delle cure palliative per raggiungere il 90% della popolazione per il 2028; è 15 mila euro annui l’indennizzo ai malati di mesotelioma. È prorogato il bonus psicologo, massimo 1.500 euro a persona, e prosegue la possibilità di svolgere lavoro agile da casa per i lavoratori fragili affetti da patologie croniche con scarso compenso clinico ed una certa gravità. Nasce un fondo al Ministero della salute per lo screening di diabete 1 e celiachia; arrivano 5 milioni agli Irccs oncologici per sperimentazioni con le cellule CAR-T e 5 agli Irccs cardiologici per la prevenzione primaria cardiovascolare. Per attivare ulteriori borse per i medici di famiglia del triennio di formazione specialistica, si vincolano 5 milioni annui in più sul Fondo sanitario nazionale al 2023. Infine, le regioni potranno usare le entrate del payback 2020 e 21 per l’equilibrio del bilancio 2022 anche se oggetto di pagamento con riserva.
Tasse, lavoro, pensioni – In ambito extra SSN, l’Irpef passa da 4 a 3 aliquote, così da alleggerire il prelievo sul ceto medio e si alza la chance della flat tax al 15% per le partite Iva con ricavi fino a 85mila euro. Non ci sarà alcun tetto né di 60 né di 30 euro all’obbligo di accettare pagamenti digitali. Invece il tetto per ritirare contante si alza a 5 mila euro (in Europa è consentito per pagamenti fino a 10 mila euro). Sul fronte lavoro, passa da 20 a 25 mila euro il tetto di reddito lordo entro cui il dipendente ha diritto al taglio del cuneo fiscale del 3%. E fino a 35 mila euro di reddito lordo il taglio è al 2%. Chi assume under 35 e/o percettori di reddito di cittadinanza si vede alleggerito il carico dei contributi 2023 di 8 mila euro. Il congedo parentale di un mese in più è pagato all’80% non solo alle madri ma anche, in alternativa, ai padri. Si agganciano all’inflazione le pensioni fino a 4 volte la minima. Passano a 600 euro le pensioni minime per gli over 75. Viene limitata la possibilità di uscire dal lavoro a 58 anni con opzione donna a fronte del ricalcolo dell’assegno con il più severo sistema contributivo: si uscirà a 60, godendo di una riduzione di un anno per ogni figlio, e nel limite massimo di 2 anni, se si è licenziate, o fruitrici di “scivoli” per crisi. Il reddito di cittadinanza si riduce a 7 mesi nel 2023 a chi ha tra 18 e 59 anni e non ha problemi familiari e fisici, previa frequenza di corsi di qualificazione professionale di sei mesi. Resta il credito d’imposta per chi investe al Sud e nelle Zone economiche speciali (Zes).
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