liste attesa
08 Agosto 2024Per il presidente di Salutequità, nel passaggio dal decreto liste d’attesa al testo in Gazzetta importanti pilastri del provvedimento “sono stati fortemente ridimensionati e depotenziati. Sacrificati sull'altare della trattativa politica"
“Nel passaggio dal decreto liste d’attesa al testo in Gazzetta” importanti pilastri del provvedimento “sono stati fortemente ridimensionati e depotenziati. Sacrificati sull'altare della trattativa politica, mentre la quasi contestuale legge Calderoli sull'autonomia differenziata impone dal canto suo un compromesso evidente". Così Tonino Aceti, presidente di Salutequità, intervistato dal Sole24Ore Sanità passa in rassegna le novità della legge indicata dal ministro della Salute e dalla premier Meloni come prioritaria per ripristinare i diritti dei cittadini. “Il valore della legge Schillaci sta nell'aver gettato le basi per un governo più efficace ed efficiente del sistema liste d'attesa e mi riferisco fondamentalmente a tre grandi pilastri di questo provvedimento: Piattaforma nazionale, principio dell'interoperabilità dei Cup e il meccanismo 'salta code' ”, spiega Aceti, ma proprio questi tre punti sono stati ridimensionati.
Nel dettaglio
"La Piattaforma è decisiva perché non si può governare ciò che non si misura - spiega Aceti - Però il suo ruolo di controllo è sfumato in buona parte: il livello centrale non potrà intervenire più di tanto". La versione "iniziale del decreto prevedeva la verifica in capo ad Agenas delle liste bloccate: con un colpo di mano in fase di conversione questa novità è stata soppressa per lasciare il posto a qualcosa di sicuramente molto utile ma con differente funzione e cioè la verifica dei percorsi di tutela 'salta-code', sempre in capo all'Agenzia".
Altro "elemento che era presente e poi è scomparso dalla legge era l'analisi della produttività con tasso di saturazione delle risorse umane e tecnologiche - fa notare Aceti - Originariamente si dava ad Agenas la funzione di verificare l'efficienza delle aziende sanitarie locali". Con la "cancellazione di quella norma - aggiunge - l'obiettivo di verifica dell'efficienza viene meno. Dall'altra parte, gli audit assegnati sempre all'Agenzia per i servizi sanitari regionali escono anch'essi annacquati dall'inserimento di un 'preventivo parere' in capo alla Conferenza della Stato-Regioni. Una sorta di negoziazione politica a fronte di una evidenza tecnica, che rischia di non permettere l'emersione di tutte le criticità e l'impostazione dei necessari correttivi".
Il ruolo dell’attivismo civico
Nella legge "è stato del tutto cancellato il ruolo dell'attivismo civico per tutelare l'accesso alle cure - conclude Aceti - L'Organismo di verifica inizialmente poteva attivarsi anche su segnalazione degli utenti, elemento fondamentale se solo si pensa che i 'codici B' oggi vanno quasi tutti fuori tempo massimo. Il decreto legge dava ai cittadini e alle associazioni di rappresentanza l'opportunità di segnalare la lesione di un diritto all'organismo di verifica, che poi si sarebbe attivato. Un compromesso con le Regioni ha cancellato questa possibilità di dare finalmente ai cittadini la possibilità di denunciare una disfunzione. L'eliminazione di questa novità li fa ripiombare nella solitudine della lesione di un diritto costituzionalmente garantito".
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