Diritto sanitario
23 Luglio 2024Per le imprese la pronuncia di rigetto della Corte costituzionale sull'incostituzionalità del meccanismo del payback sui dispositivi medici è una condanna che causerà una “crisi irreversibile”
Se per le Regioni la pronuncia di rigetto della Corte costituzionale sull'incostituzionalità del meccanismo del payback sui dispositivi medici è un importante passo avanti, per le imprese è una condanna che causerà una “crisi irreversibile”. Confindustria dispositivi medici chiede al Governo “l'immediata convocazione e costituzione di tavoli per gestire la crisi del comparto". "Con questa sentenza - evidenzia Nicola Barni, presidente di Confindustria dispositivi medici - non si è considerato che le imprese potrebbero non essere in grado di provvedere alle forniture, con un'inevitabile ripercussione sulla capacità del sistema di garantire la tutela della salute dei pazienti". Gran parte delle imprese “non solo saranno nell'impossibilità di sostenere il saldo di quanto richiesto dalle Regioni, ma saranno altresì costrette ad avviare procedure diffuse di mobilità e licenziamento, ad astenersi dalla partecipazione a gare pubbliche e, in molti casi, a interrompere completamente la propria attività in Italia", sostiene il numero uno Confindustria Dm.
Le Regioni
"Dovremo valutare attentamente le sentenze, ma da un prima lettura la Corte Costituzionale respinge le eccezioni di incostituzionalità mosse contro le disposizioni sul payback. Ora sono più forti le ragioni della Toscana", affermano, in una nota, il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, e l'assessore regionale al diritto alla salute, Simone Bezzini. Per la Toscana, osservano Giani e Bezzini, "questo si traduce in un consolidamento delle poste che la Regione ha iscritto nel proprio bilancio degli anni passati riferite alle annualità 2015-2018". "Per gli anni successivi, dal 2019 al 2024 - concludono Giani e Bezzini - spetta al Governo dare operatività al payback sui dispositivi medici, tenendo conto anche di quanto emerge dalle pronunce odierne".
Le ragioni delle imprese
“Siamo esterrefatti di fronte ad una decisione del genere, che reputiamo assurda e che legittima, di fatto, una normativa che, con un artifizio, accollerà i debiti pubblici alle aziende private", commenta Gennaro Broya de Lucia, presidente di Pmi Sanità. L'associazione nazionale delle piccole e medie imprese che riforniscono gli ospedali di materiali necessari a diagnosi e cure chiede al Governo di "convocare, in tempi brevi, un tavolo di crisi per l'imminente rischio fallimento per oltre 2mila aziende italiane, con la perdita di circa 200mila posti di lavoro". La Consulta, osserva Broya de Lucia, "ha definito il payback come un 'contributo di solidarietà', senza però comprendere che con l'applicazione di tale dispositivo migliaia di micro, piccole e medie imprese finiranno sul lastrico con gravi ricadute sul Servizio sanitario nazionale stesso". La conferma della legittimità del payback sui dispositivi medici da parte della Corte costituzionale spinge "1.400 imprese verso il fallimento". Aziende che, senza risposte, si dicono pronte allo "stop delle forniture di dispositivi medici" agli ospedali. E' quanto paventa Fifo Sanità Confcommercio, Federazione italiana fornitori ospedalieri. "Ci lascia sbigottiti - dichiara Sveva Belviso, presidente della federazione - Gli errori della classe politica non dovrebbero mai ricadere su imprese e lavoratori", invece "il payback genererà una crisi senza precedenti da un punto di vista economico, occupazionale e sanitario. Secondo lo studio Nomisma commissionato da Fifo Sanità - sottolinea - rischiano il fallimento oltre 1.400 aziende e il licenziamento 190mila addetti ai lavori. Verrà meno una gran parte della fornitura agli ospedali di dispositivi medici anche salvavita come stent, valvole cardiache e quant'altro. Ci chiediamo come il personale sanitario riuscirà a garantire le regolari cure ai cittadini negli ospedali. E' urgente un confronto con il Governo Meloni - esorta Belviso - per risolvere una situazione che sta precipitando".
La posizione di AIIC
“La lettura accurata delle sentenze ci mostra un impianto che da un lato conferma che il meccanismo del payback presenta di per sé diverse criticità”, dichiara il presidente AIIC Umberto Nocco, “e dall’altro afferma che lo stesso meccanismo non risulta irragionevole e neppure sproporzionato alla luce della riduzione al 48 per cento dell’importo posto a carico delle imprese. In pratica - prosegue Nocco - abbiamo la sensazione che le sentenze confermino il quadro delle richieste delle Regioni italiane, ammorbidendo però loro istanze e quindi implicitamente aprendo la strada per una sorta di ‘terza’ via in cui si conferma l'esistenza del payback anche per i DM, ma si richiama ad una sua applicazione ridotta e non retroattiva”. “Auspichiamo almeno”, conclude il presidente AIIC, “che ora le parti chiamate in causa - vale a dire le aziende private e le istituzioni regionali/nazionali – si siedano al tavolo del dialogo, come sempre accade quando non c’è un vincitore ed un vinto. Auspichiamo che questo dialogo possa iniziare da subito ed imboccare strade chiare, sostenibili e non penalizzanti per l’intero SSN e non solo”.
TAG: CONFINDUSTRIA, CORTE COSTITUZIONALE, PAYBACKSe l'articolo ti è piaciuto rimani in contatto con noi sui nostri canali social seguendoci su:
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