Medicina
06 Ottobre 2023 Era il 2002 quando in Italia si registravano meno di 372mila parti, dopo 20 anni siamo tornati, nel 2022, vicini a quella quota (393.997) lontanissimi dai 557mila del 2009. Dati che segnalano "il continuo fenomeno della denatalità" nel Paese. Lo evidenzia il Rapporto sull'evento nascita in Italia, realizzato dall'Ufficio di Statistica del ministero della Salute
Era il 2002 quando in Italia si registravano meno di 372mila parti, dopo 20 anni siamo tornati, nel 2022, vicini a quella quota (393.997) lontanissimi dai 557mila del 2009. Dati che segnalano "il continuo fenomeno della denatalità" nel Paese. Lo evidenzia il Rapporto sull'evento nascita in Italia, realizzato dall'Ufficio di Statistica del ministero della Salute e pubblicato sul sito. Nel Rapporto sono presentate le analisi dei dati rilevati dal flusso informativo del Certificato di assistenza al parto (Cedap) dell'anno 2022. L' 89% dei parti nel 2022 è avvenuto in istituti di cura pubblici, il 62,2% dei parti in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti annui. Il 20% delle madri sono straniere. L'età media al primo figlio è per le donne italiane superiore a 32 anni.
E ancora: la percentuale dei parti pretermine (sotto le 37 settimane) passa da circa 7 parti pre-termine ogni 100 parti a 6; aumenta l'età media delle madri al primo figlio (sia per le italiane che per le straniere); l'età media al primo figlio per le donne italiane passa da 31,5 del 2012 a 32,2 del 2022. Per le donne straniere l'età media al primo figlio passa da 27,7 a 29,2 anni - si legge nel Rapporto - Aumenta notevolmente il numero di visite di controllo effettuate in gravidanza, così come le ecografie (seppur meno marcatamente); nel 91,9% delle gravidanze il numero di visite ostetriche effettuate è superiore a 4 mentre nel 76,7% delle gravidanze si effettuano più di 3 ecografie. Per l'amniocentesi invece la percentuale delle madri con più di 40 anni, che ricorre a questa tecnica diagnostica, passa dal 33% del 2012 al 6% del 2022 (e si riduce drasticamente per tutte le classi di età analizzate)".
Nel 2022 la percentuale di parti cesarei si riduce, passando dal 36% del 2012 al 31% circa del 2022, effetto diversificato a seconda della tipologia di struttura ospedaliera dove essi avvengono, di conseguenza si assiste ad un aumento della percentuale di parti vaginali, sottolinea il documento.
Le caratteristiche delle madri: cittadinanza, grado di istruzione e professione. Nel 2022, circa il 20% dei parti è relativo a madri di cittadinanza non italiana. "Tale fenomeno è più diffuso nelle aree del Paese con maggiore presenza straniera, ovvero al Centro-Nord, dove più del 26% dei parti avviene da madri straniere. Le aree geografiche di provenienza più rappresentate, sono quella dell'Africa (28,7%) e dell'Unione Europea (19,6%). Le madri di origine asiatica e Sudamericana costituiscono rispettivamente il 19,3% e il 7,9% delle madri straniere", puntualizza il report.
Delle donne che hanno partorito nell'anno 2022 "il 42,5% ha una scolarità medio alta, il 22,7% medio bassa e il 34,8% ha conseguito la laurea. Fra le straniere prevale invece una scolarità medio bassa (41,3%). L'analisi della condizione professionale - prosegue il ministero della Salute - evidenzia che il 58,6% delle madri ha un'occupazione lavorativa, il 24,7% sono casalinghe e il 14,5% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione".
La percentuale di donne che ricorre alla fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell'utero (Fivet) "passa dal 37% del 2012 al 48% dell'anno 2022 e continua ad essere la tecnica più utilizzata; aumenta invece solo lievemente la percentuale di chi ricorre al metodo di fecondazione in vitro tramite iniezione di spermatozoo in citoplasma (Icsi) - riporta il documento - Nel complesso i parti con procreazione medicalmente assistita (Pma) aumentano del 73% nel periodo considerato, ma diminuisce notevolmente la percentuale di parti plurimi in gravidanza con Pma (21% nel 2012, 9% nel 2022)". Infine, sono stati rilevati 994 nati morti corrispondenti a un tasso di natimortalità, pari a 2,40 nati morti ogni 1.000 nati, e registrati 4.332 casi di malformazioni diagnosticate alla nascita.
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