Governo e Parlamento
21 Settembre 2022 Il decreto-legge Aiuti bis è legge: con 178 voti a favore e nessun contrario il Senato ha approvato la conversione delle misure varate ad agosto dal governo Draghi con sostegni a famiglie ed imprese di fronte alla crisi energetica. E si è conclusa così la legislatura
Il decreto-legge Aiuti bis è legge: con 178 voti a favore, nessun contrario e 13 astenuti il Senato ha approvato la conversione delle misure varate il 4 agosto dal governo Draghi con sostegni a famiglie ed imprese di fronte alla crisi energetica. E si è conclusa la legislatura.
Una triade di decreti. Il Dl Aiuti-bis è il secondo di una triade. Non va confuso con il primo Dl Aiuti, il 50 dello scorso 17 maggio, convertito nella legge 91 dai due rami del Parlamento il 15 luglio: qui il Governo ha messo 200 mln per le spese energetiche delle aziende sanitarie e le regioni hanno chiesto invano di portarli a 400. Altri 27 milioni sono stati stanziati per estendere i livelli essenziali di assistenza del servizio sanitario ai profughi ucraini (che sono 150 mila, dunque la quota capitaria “secca” sarebbe 180 euro). Il Dl Aiuti bis non va inoltre confuso con il suo “successore”, il decreto-legge Aiuti-Ter varato nei giorni scorsi, da convertire nella prossima legislatura, che offre aiuti per 12-13 miliardi ed in particolare un credito d’imposta su energia elettrica e gas rivolto alle imprese energivore con contatore tarato dai 4,5 kW in su: non si capisce ancora se rientrino i professionisti e nello specifico medici e odontoiatri. Ma torniamo al Dl Aiuti-bis.
Interventi economici. Si parte superbonus: adesso si limitano ai casi di dolo e colpa grave le situazioni che chiamano i costruttori a rispondere in solido con i proprietari negli stabili dove si è fruito del credito di imposta senza avere i requisiti. In tema di luce e gas, la legge estende agli ultimi mesi del 2022 il bonus sociale, ora utilizzabile fino al tetto di reddito Isee di 12 mila euro. Inoltre, introduce tariffe agevolate per i clienti "vulnerabili", cristallizza fino a maggio 2023 le modifiche unilaterali dei contratti luce e gas, azzera l'Iva sul gas (fin qui del 5%). E ancora: istituisce un bonus fino a 60 euro per acquistare abbonamenti ai mezzi pubblici per redditi sotto i 35 mila euro ed innalza il bonus per l’acquisto del nuovo televisore da 30 a 50 euro. Per i lavoratori fragili o genitori di figli entro i 14 anni proroga a tutto dicembre il diritto allo smart working che era scaduto in estate. Rivalutate di un 2% le pensioni entro 2692 euro per i mesi di ottobre, novembre, dicembre 2022 e tredicesima; l’aumento in via transitoria resta pure nel 2023. Non si cita più, invece, la nuova figura di "docente esperto" a scuola: troppo marcato per i sindacati il ruolo dei presidi nella valutazione. Si prevede per i “prof” solo una progressione di carriera nei contratti.
Interventi in sanità – Arriva un miliardo per far fronte ai maggiori oneri dovuti ai rincari energetici. Le Regioni però a questo punto paventano un buco di ben 4 miliardi, il doppio del finanziamento del Fondo sanitario per il 2022! Sale da 10 a 25 milioni il fondo per il bonus psicologo introdotto dal decreto Milleproroghe. Altri 100 milioni sono destinati per far partecipare l’Italia al nuovo Financial Intermediary Fund della Banca Mondiale per la prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie. E 100 milioni saranno impiegati per comprare vaccini destinati ai Paesi poveri nel programma COVAX Advance Market Commitment. I fondi per i due progetti internazionali sono presi da una dotazione per interventi relativi all’emergenza Covid fin qui non del tutto utilizzata. Per gli psicologi invece si incrementa (di 15 milioni) il fabbisogno nazionale standard. L’articolo 18 istituisce una nuova forma transitoria di ripiano degli sforamenti pregressi della spesa farmaceutica che saranno le stesse regioni a dettagliare. Per gli acquisti diretti delle aziende del Ssn, l’Agenzia del Farmaco avrà tempo fino al 31 ottobre dell’anno successivo a quello di riferimento nel determinare in caso di sforamenti le quote di ripiano attribuite ad ogni produttore; se le aziende non ripianano o lo fanno solo in parte, le regioni inviano all’Aifa un prospetto di quanto acquisito e delle cifre ancora attese. All’articolo 19 si sancisce che per il riparto del Fondo sanitario saranno ancora 5 le regioni di riferimento ai fini del calcolo dei fabbisogni sanitari standard regionali. Se per l’anno 2022 non si raggiungesse l’intesa sul riparto scatta da gennaio 2023 la determinazione provvisoria dei costi e dei fabbisogni standard. Si estende al 2022 la norma già usata nel 2021, in base alla quale un 15% del riparto è parametrato alla sola popolazione residente, mentre il restante 85% si ricava dal fabbisogno sanitario standard regionale.
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