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29 Agosto 2022 Nei programmi elettorali dei partiti in corsa alle elezioni politiche le parole medico e ospedale compaiono «zero» volte o «poco più». È quanto denuncia il sindacato Cimo-Fesmed
Nei programmi elettorali dei partiti in corsa alle elezioni politiche le parole medico e ospedale compaiono «zero» volte o «poco più». È quanto denuncia il sindacato Cimo-Fesmed che ha passato in rassegna le proposte delle forze in campo e, alla luce dell'esito dell'analisi, dà un «giudizio negativo» sui contenuti riguardanti la sanità ospedaliera. «È evidentemente caduto nel vuoto l'appello che la Federazione, un paio di settimane fa, aveva rivolto ai partiti e alle coalizioni», commenta il sindacato che, per voce del presidente Guido Quici esprime «amarezza, delusione e rabbia». Il sindacato dei medici aveva chiesto di inserire nei programmi elettorali «proposte concrete e realistiche» in grado di superare i problemi del Servizio sanitario nazionale. Invece, spiega Cimo-Fesmed, «i capitoli dedicati alla tutela della salute risultano in buona parte superficiali, demagogici e talmente inconsistenti da risultare irrealizzabili. Nessun cenno alla necessità di aumentare i posti letto, i Livelli essenziali di assistenza (Lea) non vengono mai citati, nessuna soluzione alla crisi dei Pronto soccorso (se non la promessa di 'incentivi' da parte del Movimento 5 Stelle), qualche impegno ad abbattere le liste d'attesa ma senza prevedere soluzioni innovative che possano realmente superare un problema grave che il Paese si trascina da anni», elencano i rappresentanti dei camici bianchi. Così come risulta essere «pari quasi a zero», segnala il sindacato, «lo spazio riservato a medici e ospedali, senza alcun cenno alle condizioni di lavoro massacranti per tutto il personale sanitario». Cimo-Fesmed ha guardato nei programmi elettorali dei vari partiti partendo dalla ricerca di alcune parole chiave. «Per capire quanto la cosiddetta 'questione medica' e la sanità ospedaliera siano ignorate da chi si contende il prossimo governo del Paese - spiega il sindacato - la parola ospedale/ospedali è del tutto assente dai programmi di centrodestra, Pd e M5S; compare invece una volta nel programma di Azione-Italia Viva (che intende 'assicurare un continuum assistenziale tra casa del paziente, territorio, ospedale e viceversa') e 3 volte nel programma di Europa Verde e Sinistra Italiana (che vorrebbe superare 'il vecchio modello centrato sull'attesa e sull'ospedale' e affiancare chi combatte 'apparati burocratici incancreniti o complici del malaffare' come fatto all'ospedale San Giovanni Bosco di Napoli)». La parola medico/medici, continua il sindacato, invece «non compare mai nei programmi di centrodestra e Movimento 5 Stelle; è presente 2 volte nel programma del Pd (nella premessa in cui si ricorda 'l'abnegazione di tanti medici, infermieri e operatori sanitari' durante la pandemia e nella promessa di 'incentivare la presenza sul territorio dei Medici di medicina generale e degli infermieri di comunità'); ricorre 2 volte nel programma di Azione-Italia Viva (che cita i 'medici di laboratorio' e i 'medici di Medicina generale' rispettivamente nei progetti di revisione della Medicina generale e di contrasto alla mancata aderenza ai piani terapeutici); e infine 5 volte nel programma di Europa Verde e Sinistra Italiana (che propone il 'superamento delle convenzioni nazionali dei medici di famiglia', 'l'introduzione di medici sentinella per l'ambiente' e 'la piena attuazione della Legge 194 anche attraverso normative che consentano solo a personale infermieristico e medico non obiettore di partecipare ai concorsi pubblici')». «Pensavamo che la pandemia avesse finalmente acceso i riflettori sulle criticità dell'ospedalità pubblica e che fosse finalmente giunto il momento di invertire la rotta - conclude Quici che è a capo della Federazione a cui aderiscono Anpo-Ascoti, Cimo, Cimop e Fesmed, ed è vicepresidente Cida (Confederazione italiana dei dirigenti ed alte professionalità) - Invece era solo una momentanea illusione, scandita da elogi, riconoscimenti e applausi rimasti gesti senza conseguenze. Ne prendiamo atto».
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