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03 Dicembre 2025

Vaccini a mRNA in oncologia, Ascierto: oltre 230 studi in corso. Il punto sulla ricerca

Durante il Melanoma Bridge a Napoli presentato lo stato della ricerca sui vaccini oncologici a mRNA


fiale produzione

Nel corso della XVI edizione del Melanoma Bridge e dell’XI Immunotherapy Bridge, tenutisi a Napoli, è stato fatto il punto sullo sviluppo dei vaccini a mRNA in oncologia, area terapeutica che registra il maggior numero di studi in corso su questa tecnologia. A livello globale sono oltre 230 i trial clinici attivi, riferiti a 20 tipologie di tumore, secondo i dati GlobalData.

“L’interesse scientifico per i vaccini a mRNA in oncologia è in forte crescita – ha dichiarato Paolo Ascierto, professore ordinario di Oncologia all’Università Federico II di Napoli, presidente della Fondazione Melanoma Onlus e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia oncologica e Terapie innovative dell’Istituto Pascale di Napoli –. Questi vaccini non sono pensati per prevenire il cancro nel senso tradizionale, ma per addestrare il sistema immunitario a riconoscere e distruggere le cellule cancerose. Funzionano come terapie complementari o adiuvanti dopo l’intervento chirurgico, riducendo il rischio di recidiva”.

Tra i programmi più avanzati figura il vaccino oncologico a mRNA sviluppato da Moderna e Merck per il melanoma. “Siamo alle battute finali dello studio clinico di fase III – ha riferito Ascierto –. I risultati definitivi sono attesi per l’anno prossimo, mentre i dati preliminari risultano promettenti”.

Nel corso dell’incontro è stato affrontato anche il rallentamento della ricerca negli Stati Uniti dovuto ai tagli ai finanziamenti pubblici, che nei primi tre mesi del 2025 hanno comportato una riduzione del 31% dei fondi del National Cancer Institute e l’annuncio dell’interruzione di 22 progetti dedicati allo sviluppo di tecnologie a mRNA.

Accanto alle piattaforme vaccinali, sono state ricordate ulteriori innovazioni nell’immunoterapia oncologica, in particolare le formulazioni sottocutanee di nivolumab e le terapie T-cell engagers, basate sull’attivazione dei linfociti T contro le cellule tumorali.

“L’equivalenza di efficacia tra somministrazione sottocutanea e altre modalità è ampiamente dimostrata, e non solo in ambito oncologico”, ha spiegato Ascierto, sottolineando come le terapie basate sulle cellule T abbiano già mostrato efficacia in alcuni tumori del sangue e nel melanoma uveale, e siano in fase di studio anche nei tumori solidi.

Sull’importanza della ricerca oncologica ha concluso: “Investire nei centri di eccellenza permette di valorizzare il know-how sviluppato e di favorire l’accesso futuro a queste terapie. La neurologia oncologica e l’immunoterapia rappresentano ambiti in continua evoluzione che richiedono sostegno stabile alla ricerca”.

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