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04 Dicembre 2025Il Report Salutequità segnala piani sanitari regionali disomogenei e il blocco del Piano sanitario nazionale al triennio 2006-2008

Il Piano Sanitario Nazionale è fermo al triennio 2006-2008 mentre la programmazione regionale procede in modo non uniforme, con piani sanitari regionali disomogenei e in molti casi antecedenti alla pandemia, secondo quanto emerge dal Report “La programmazione sanitaria per l’equità” presentato al 3° Summit di Salutequità, tenutosi a Roma il 4 dicembre 2025.
La ricognizione condotta dall’Osservatorio Salutequità mostra che 16 Regioni dispongono di un Piano sanitario o sociosanitario approvato prima dell’emergenza Covid, mentre 10 Regioni hanno adottato un piano integrato socio-sanitario. Alcuni territori sono impegnati in percorsi di aggiornamento, tra cui Basilicata e Piemonte nell’iter di approvazione dei nuovi piani, Umbria nella fase di revisione e Emilia-Romagna in un processo partecipativo per la redazione del nuovo piano regionale. Il Friuli-Venezia Giulia rappresenta l’unico caso di aggiornamento annuale per legge regionale, mentre la Provincia autonoma di Trento si distingue per una pianificazione decennale dotata di indicatori di monitoraggio pubblico.
Sul versante nazionale, il Report evidenzia la persistenza di un vuoto programmatorio: oltre al PSN fermo al periodo 2006-2008, il Patto per la Salute 2019-2021 risulta tuttora in proroga “sine die”. Rimangono in attesa di intesa in Conferenza Stato-Regioni diversi strumenti strategici, tra cui il Piano nazionale di governo delle liste d’attesa 2025-2027 e il Piano pandemico 2025-2029, mentre sono oggetto di proroga il Piano nazionale vaccini 2023-2025 e il Piano nazionale di contrasto all’antibiotico-resistenza 2022-2025, esteso fino al 31 dicembre 2026. Negli ultimi due anni sono stati invece adottati o aggiornati alcuni piani settoriali, come il Piano oncologico nazionale 2023-2027, il Piano nazionale malattie rare 2023-2026 e il Piano nazionale cronicità 2025.
Il quadro organizzativo frammentato si accompagna a difficoltà di accesso alle cure. Nel 2024 circa una persona su dieci (9,9%) ha rinunciato a visite o esami specialistici, soprattutto per liste d’attesa (6,8%) e difficoltà economiche (5,3%), dato in aumento rispetto al 7,5% del 2023 e al 6,3% del 2019. Persistono inoltre criticità nella garanzia dei Livelli essenziali di assistenza, in particolare nelle aree della prevenzione e dell’assistenza distrettuale, con otto Regioni che non raggiungono pienamente gli standard previsti.
Il Report segnala anche forti divari negli esiti delle politiche di prevenzione. Per gli screening oncologici organizzati nel 2024 sono stati invitati 17,9 milioni di cittadini, ma hanno aderito solo 7,3 milioni. Il programma per il tumore del colon-retto registra una copertura del 33,3%, ben al di sotto del valore raccomandato del 50%, con un marcato gradiente Nord-Sud.
Sul piano finanziario, tra il 2012 e il 2024 la spesa sanitaria out of pocket sostenuta dalle famiglie è aumentata di circa 9 miliardi di euro, raggiungendo 41,3 miliardi, mentre il 5% delle famiglie ha incontrato difficoltà nel raggiungere tre o più servizi essenziali, con differenze territoriali rilevanti.
Secondo Tonino Aceti, presidente di Salutequità, il Report restituisce “un quadro complesso e frammentato della programmazione sanitaria italiana”, segnato dall’assenza di una visione unitaria nazionale e da una forte disomogeneità regionale che si traduce in disuguaglianze nell’accesso tempestivo ai servizi.
Il Piano Sanitario Nazionale è fermo al triennio 2006-2008 mentre la programmazione regionale procede in modo non uniforme, con piani sanitari regionali disomogenei e in molti casi antecedenti alla pandemia, secondo quanto emerge dal Report “La programmazione sanitaria per l’equità” presentato al 3° Summit di Salutequità, tenutosi a Roma il 4 dicembre 2025.
La ricognizione condotta dall’Osservatorio Salutequità mostra che 16 Regioni dispongono di un Piano sanitario o sociosanitario approvato prima dell’emergenza Covid, mentre 10 Regioni hanno adottato un piano integrato socio-sanitario. Alcuni territori sono impegnati in percorsi di aggiornamento, tra cui Basilicata e Piemonte nell’iter di approvazione dei nuovi piani, Umbria nella fase di revisione e Emilia-Romagna in un processo partecipativo per la redazione del nuovo piano regionale. Il Friuli-Venezia Giulia rappresenta l’unico caso di aggiornamento annuale per legge regionale, mentre la Provincia autonoma di Trento si distingue per una pianificazione decennale dotata di indicatori di monitoraggio pubblico.
Sul versante nazionale, il Report evidenzia la persistenza di un vuoto programmatorio: oltre al PSN fermo al periodo 2006-2008, il Patto per la Salute 2019-2021 risulta tuttora in proroga “sine die”. Rimangono in attesa di intesa in Conferenza Stato-Regioni diversi strumenti strategici, tra cui il Piano nazionale di governo delle liste d’attesa 2025-2027 e il Piano pandemico 2025-2029, mentre sono oggetto di proroga il Piano nazionale vaccini 2023-2025 e il Piano nazionale di contrasto all’antibiotico-resistenza 2022-2025, esteso fino al 31 dicembre 2026. Negli ultimi due anni sono stati invece adottati o aggiornati alcuni piani settoriali, come il Piano oncologico nazionale 2023-2027, il Piano nazionale malattie rare 2023-2026 e il Piano nazionale cronicità 2025.
Il quadro organizzativo frammentato si accompagna a difficoltà di accesso alle cure. Nel 2024 circa una persona su dieci (9,9%) ha rinunciato a visite o esami specialistici, soprattutto per liste d’attesa (6,8%) e difficoltà economiche (5,3%), dato in aumento rispetto al 7,5% del 2023 e al 6,3% del 2019. Persistono inoltre criticità nella garanzia dei Livelli essenziali di assistenza, in particolare nelle aree della prevenzione e dell’assistenza distrettuale, con otto Regioni che non raggiungono pienamente gli standard previsti.
Il Report segnala anche forti divari negli esiti delle politiche di prevenzione. Per gli screening oncologici organizzati nel 2024 sono stati invitati 17,9 milioni di cittadini, ma hanno aderito solo 7,3 milioni. Il programma per il tumore del colon-retto registra una copertura del 33,3%, ben al di sotto del valore raccomandato del 50%, con un marcato gradiente Nord-Sud.
Sul piano finanziario, tra il 2012 e il 2024 la spesa sanitaria out of pocket sostenuta dalle famiglie è aumentata di circa 9 miliardi di euro, raggiungendo 41,3 miliardi, mentre il 5% delle famiglie ha incontrato difficoltà nel raggiungere tre o più servizi essenziali, con differenze territoriali rilevanti.
Secondo Tonino Aceti, presidente di Salutequità, il Report restituisce “un quadro complesso e frammentato della programmazione sanitaria italiana”, segnato dall’assenza di una visione unitaria nazionale e da una forte disomogeneità regionale che si traduce in disuguaglianze nell’accesso tempestivo ai servizi.
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