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Antibiotici

18 Novembre 2024

Resistenza agli antibiotici, Italia prima in Ue, 12mila morti anno. I dati Ecdc

In Europa ogni anno si verificano più di 670 mila infezioni da batteri resistenti agli antibiotici, che causano oltre 35 mila decessi. Nisticò (Aifa): “La situazione italiana è critica. Serve una legge per incentivare la ricerca ma puntando anche su incentivi in campo regolatorio"


piastra batteri antibiotici

In Europa ogni anno si verificano più di 670 mila infezioni da batteri resistenti agli antibiotici, che causano oltre 35 mila decessi. Un terzo di questi - circa 12 mila - si verifica in Italia. Anche quest'anno il nostro Paese si conferma al vertice della classifica dell'antibiotico-resistenza nell'Ue, secondo l'ultimo rapporto di sorveglianza dell'Ecdc - Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie - presentato oggi, in un dossier dedicato al tema, dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), in occasione della Giornata europea per la lotta all'antibiotico-resistenza. Se il trend non sarà interrotto, nel 2050 l'antibiotico-resistenza sarà la prima causa di morte in Italia superando le malattie cardiovascolari e i tumori. "La situazione italiana è critica sia per la diffusione dell'antibiotico-resistenza sia per il consumo degli antibiotici. Nelle mappe europee relative alla distribuzione dei batteri resistenti in Europa, l'Italia detiene, insieme alla Grecia, il primato per diffusione di germi resistenti", afferma in una nota il presidente dell'Agenzia Italiana del Farmaco Robert Nisticò. 

Per il presidente dell’Aifa, "l'epidemia silente delle infezioni batterico-resistenti dipende da una molteplicità di fattori, non ultimo le difficoltà per l'industria ad investire ingenti risorse nella ricerca di nuovi antibiotici nella prospettiva di un loro uso più limitato nel tempo", spiega il presidente Aifa. "Per questo occorre individuare strategie 'push and pull', spingendo la ricerca di base ma puntando anche su incentivi in campo regolatorio che consentano da un lato di semplificare, dall'altro di velocizzare i tempi di approvazione di nuovi antimicrobici in grado di aggirare le resistenze batteriche", prosegue. "In questo senso un modello può essere quello della legge sugli 'orphan drug' che ha stimolato la ricerca di farmaci per le malattie rare", sostiene Nisticò. Secondo i dati del rapporto, l'Italia rappresenta il Paese con maggiori criticità sia in fatto di antibiotico-resistenza, sia di consumi di antibiotici. Nel nostro Paese nel biennio 2022-23 sono stati 430 mila le persone ricoverate in ospedale che hanno contratto un'infezione durante la degenza, l'8,2% del totale dei pazienti contro una media Ue del 6,5%. Peggio di noi con l'8,9% solo il Portogallo, che, tuttavia, precisa l'Aifa "ha una popolazione più giovane della nostra e quindi meno suscettibile". L'Italia è in fondo alla classifica anche per l'uso di antibiotici: vengono somministrati al 44,7% dei degenti contro una media europea del 33,7%. Il trend è in crescita anche nella popolazione generale: il 35,5% delle persone ha ricevuto almeno un antibiotico negli ultimi due anni, contro il 32,9% del periodo 2016-17. "Così il cane si morde la coda, perché l'uso così massiccio di antimicrobici fa nascere super-batteri resistenti agli stessi farmaci", aggiunge l'Aifa. L'antibiotico-resistenza ha inoltre un impatto enorme sul servizio sanitario. Secondo il rapporto Ecdc, circa 2,7 milioni di posti letto sono occupati proprio a causa di queste infezioni, con un costo che arriva a 2,4 miliardi di euro l'anno.

Nel dettaglio, la prevalenza nell'uso di antibiotici aumenta con l'avanzare dell'età, raggiungendo il 60% negli over 85. Nella popolazione pediatrica i maggiori consumi si concentrano nella fascia di età compresa tra 2 e 5 anni, in cui circa 4 bambini su 10 hanno ricevuto nell'anno almeno una prescrizione di antibiotici. Il 76% delle dosi utilizzate è stato erogato dal Servizio sanitario nazionale. Quasi il 90% degli antibiotici rimborsati dal Ssn viene erogato sul territorio (in regime di assistenza convenzionata). Più di un quarto dei consumi a livello territoriale (26,3%) corrisponde ad acquisti privati di antibiotici rimborsabili dal Ssn (classe A). Le penicilline in associazione agli inibitori delle beta-lattamasi si confermano la classe a maggior consumo (36% dei consumi totali), seguita dai macrolidi e dai fluorochinoloni. Si conferma un'ampia variabilità regionale nei consumi a carico del Ssn, che sono maggiori al Sud rispetto al Nord e al Centro. Nelle regioni del Nord si registrano inoltre le riduzioni maggiori (-6,1%), mentre al Sud sono più contenute (-2,2%). Nelle regioni del Sud si riscontra una predilezione per l'utilizzo di antibiotici di seconda scelta. Al di là della prevenzione in ambito ospedaliero, molto c'è ancora da lavorare nell'ambito dell'appropriatezza prescrittiva. Perché la diffusione dei batteri resistenti agli antimicrobici è indicata dall'Oms come una delle grandi emergenze sanitarie che nel 2050 potrebbe provocare oltre 39 milioni di morti nel mondo.

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