Governo e Parlamento
28 Novembre 2022Sono medici di famiglia e farmacie sotto casa la risposta all’esigenza della popolazione italiana che invecchia come ha ribadito il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, parlando a Firenze al 39° Congresso della Simg
Il governo potrebbe non essere così propenso a investire sulle case di comunità nei prossimi anni. Sono medici di famiglia e farmacie sotto casa la risposta all’esigenza della popolazione italiana che invecchia come ha ribadito il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, parlando a Firenze al 39° Congresso della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (Simg). Sia l’idea di casa della salute sia quella di “prossimità”, di vicinanza al paziente, nascono dalla mancanza di un’assistenza territoriale attrezzata. Tale mancanza, che in pandemia è costata vite umane tra gli stessi medici di famiglia, «è stata una delle cause delle quasi 180 mila vittime che ha sofferto il nostro Paese. Dagli errori dobbiamo imparare e ripartire». L’Italia sta costruendo 1350 Case di comunità, previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e finanziate da fondi europei insieme a 605 Centrali Operative Territoriali - COT volte ad ottimizzare la comunicazione tra ospedale e territorio nella gestione dei malati. Ma entrambe le creature rischiano di non “rendere”. «Il rapporto con la popolazione sarebbe di una casa di comunità ogni 40-50mila abitanti, le comunità montane rimarrebbero penalizzate. A ciò si aggiunge la mancanza di personale sanitario», dice Gemmato. «In terzo luogo, vi è un problema di finanziamento per i prossimi anni (in merito è previsto comunque un fondo annuale che nel 2025 raggiungerà il miliardo di euro ndr). Sul territorio esistono invece già due reti importanti quali quelle dei medici di medicina generale e delle farmacie, strutturate e disponibili per i cittadini». La scommessa su medici e farmacisti non significa disimpegno dal PNRR, che all’atto pratico è “messo a terra” dalle Regioni: il governo intende operare in continuità con gli impegni assunti dall’Italia, «ma il PNRR va ripensato migliorandolo, senza stravolgimenti, ottimizzando la rete delle case di comunità e dei COT, ed avendo come orizzonte la salute del cittadino e la sanità pubblica».
Gemmato ha confermato che, dopo l’incremento di risorse avvenuto nel Covid-19, l’attuale governo aumenterà da 126 a 128 miliardi il Fondo sanitario nazionale, con una proiezione di 130 miliardi nel 2024. «Un trend in crescita dopo un decennio precedente di tagli». La medicina di famiglia è pronta a collaborare con la “vision” esposta da Gemmato, e a dare il suo contributo, è stata la replica del segretario FIMMG Silvestro Scotti e del presidente SIMG Claudio Cricelli. Scotti condivide le critiche di Gemmato su una sanità «che punti solo sulle “Case”. Ed esprime soddisfazione per la volontà espressa dal ministro della Salute Orazio Schillaci, in colloqui informali, di ragionare su un modello che ruoti attorno ai professionisti, e non alle strutture. «La possibilità che la prossimità si mantenga attraverso l’evoluzione del rapporto tra farmacisti e medici di medicina generale, già prevista da norme di legge è il primo mattone per costruire la riforma della medicina territoriale. Su questo nucleo si devono poi edificare modelli a crescente intensità assistenziale da modulare sui bisogni dei pazienti e dei territori», senza escludere che in zone ad alta densità di popolazione questi modelli possano arrivare alle Case di Comunità hub. Tuttavia, il segretario generale Fimmg, avverte che i professionisti nel nuovo modello non possono trovare le loro funzioni “sostituite” dallo schema delle Case di Comunità. «L’offerta assistenziale, che deve ricomprendere anche le Case di Comunità, deve integrare l’assistenza territoriale che i medici di medicina generale già realizzano attraverso la rete dei propri studi». Tutto questo, anche attraverso una collaborazione con le farmacie con le quali vanno individuati dei modelli di connessione. Fimmg attende ora la calendarizzazione di una data per un primo incontro istituzionale, già concordato, con il sottosegretario Gemmato. In sintonia Cricelli che evoca tre opzioni per le riforme. La prima è una politica che si limita a gestire gli affari correnti, senza investire; la seconda è una riforma infrastrutturale limitata ad alcuni miglioramenti importanti; la terza, caldeggiata da SIMG, sarebbe «una vera stagione di riforma del SSN del Paese; una riforma non limitata solo al servizio pubblico, ma in grado di tener conto del fatto che l’assistenza sanitaria viene erogata da diversi pilastri, che in questa fase stanno crescendo e devono necessariamente interagire tra loro. Bisogna partire dalla domanda dei bisogni dei cittadini per dare risposte e definire i ruoli dei vari comparti delle cure primarie e specialistiche, stabilendo la metodologia di allocazione delle risorse».
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