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Centro Studi Americani

21 Marzo 2023

L’Italia dopo il Covid? Fondamentale investire sul fondo sanitario nazionale. Esperti a confronto

«Siamo pronti davvero ad affrontare nuova pandemia? Gli italiani hanno fatto tesoro di quanto accaduto e il personale sanitario è addestrato? Forse no. Forse nessuno ha capito che un Covid-19 non è cosa da gestire solo in emergenza. E purtroppo in fase di austerity il Ssn si è impoverito di risorse». Nelle parole di Beatrice Lorenzin il senso dell’incontro organizzato da Edra al Centro Studi Americani


«Siamo pronti davvero ad affrontare nuova pandemia? Gli italiani hanno fatto tesoro di quanto accaduto e il personale sanitario è addestrato? Forse no. Forse nessuno ha capito che un Covid-19 non è cosa da gestire solo in emergenza. E purtroppo in fase di austerity il Ssn si è impoverito di risorse. La lezione del Covid-19 è che se non si riesce a sostenere il Fondo sanitario nazionale, anche le politiche emergenziali arrivano tardi». Nelle parole di Beatrice Lorenzin coordinatrice Health & Science Bridge il senso dell’incontro organizzato da Edra al Centro Studi Americani per fare il punto sulla preparazione dell’Italia ad un’ipotetica nuova sfida pandemica.
I governi Conte e Draghi dal 2020 hanno stanziato 9,5 miliardi per rafforzare in modo strutturale la rete ospedaliera e potenziare il territorio. Senza dimenticare il Piano di Ripresa e resilienza con l’Unione Europea, altri 20 miliardi. Ma una cosa, spiega Lorenzin, non è stata fatta: «Bisogna almeno allineare la spesa sanitaria pubblica al 7-7,5% del Pil, invece qui no, mettiamo delle toppe. Va capito che i fondi salute sono di sicurezza nazionale come quelli per la difesa. E invece purtroppo cinque regioni oggi rischiano di tornare in piano di rientro, si torna al sottofinanziamento ante-Covid». Rincara la dose Sandra Zampa senatrice Pd (come Lorenzin) ed ex sottosegretario alla salute, «Se c’è una lezione che dovremmo avere imparato è prepararci e finanziare interventi e sanità. Ma non è vero che ci sono risorse. Servivano un avvio tempestivo della formazione dei medici di famiglia, un ripensamento dell’organizzazione dell’ospedale in funzione della riforma territoriale. Non ci sono disegni». Americo Cicchetti economista e direttore della Scuola Altems dell’università Cattolica pensa che si potrebbe far capire all’Unione Europea che gli investimenti degli stati membri sui fondi sanitari non sono spesa ma investimento. «Si dica a Bruxelles che togliere questi soldi dal conteggio del bilancio dello stato (e dal rapporto deficit/Pil) ci darebbe una grossa mano a non far mancare risorse agli italiani». In altre parole, torniamo a rischiare per carenza di risorse.


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