Oms
05 Maggio 2025L’Organizzazione Mondiale della Sanità sta affrontando una delle fasi più complesse e potenzialmente critiche della sua storia. Tedros Ghebreyesus: “Non vanifichiamo decenni di progressi. In gioco c’è la salute dei più vulnerabili”
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sta affrontando una delle fasi più complesse e potenzialmente critiche della sua storia. Senza giri di parole, il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus ha denunciato quella che definisce “la più grande interruzione dei finanziamenti alla sanità globale mai registrata”, che sta costringendo l’agenzia ONU a rivedere radicalmente la propria struttura e i propri obiettivi operativi. La combinazione di un contesto economico incerto, di un ritiro improvviso da parte di alcuni donatori storici, primo fra tutti gli Stati Uniti, e del progressivo calo degli aiuti allo sviluppo, sta mettendo a rischio non solo l’operatività dell’OMS ma anche i progressi compiuti negli ultimi decenni nella lotta contro malattie infettive, epidemie e povertà sanitaria.
Per affrontare la crisi, l’OMS ha avviato un processo di ristrutturazione interna “dal quartier generale fino alle sedi regionali e nazionali”, come spiegato da Raul Thomas, Assistant Director-General for Business Operations. Il piano prevede tagli, riallocazioni e razionalizzazioni, con l’obiettivo di ridurre duplicazioni, aumentare l’efficienza e riportare al centro il mandato prioritario dell’organizzazione: salvare vite umane nei contesti più fragili del pianeta. In concreto, saranno valutati spostamenti logistici di programmi in aree geografiche più prossime ai bisogni locali, potenziando l’adattabilità e l’efficacia degli interventi. Ma ciò comporterà anche “decisioni difficili, ridimensionamenti e una selezione delle attività da mantenere”, ha ammesso Tedros. Una parola d’ordine guida la trasformazione: snellimento, ma senza perdere di vista la missione universale dell’agenzia. La riduzione del budget, passato da 5,3 a 4,2 miliardi di dollari per il biennio 2026–2027, è solo uno degli effetti visibili del momento critico. Dietro la contrazione finanziaria c’è un mutamento geopolitico di rilievo: il disimpegno degli Stati Uniti non è solo una questione economica, ma colpisce la credibilità e il ruolo di leadership globale di Washington. “Non è solo questione di fondi”, ha affermato Tedros. “È l’impatto sul partenariato. Gli Stati Uniti perdono un ruolo guida, e con loro perde il mondo intero”.
L’assenza americana ha già avuto conseguenze dirette: sospensione delle campagne per oltre 140 milioni di persone colpite da malattie tropicali neglette e riduzione degli investimenti in ricerca e innovazione medica. Si tratta di patologie che colpiscono soprattutto le fasce più povere della popolazione globale: “Voltare loro le spalle – ha ammonito il Dg – significa vanificare decenni di progressi”. L’appello dell’OMS è chiaro: è necessario un nuovo patto politico globale sulla sanità, che affranchi l’organizzazione dalla dipendenza da pochi grandi donatori e favorisca la sostenibilità attraverso un finanziamento interno e flessibile. In questo senso, il dibattito in corso sull’Accordo sulle pandemie e gli esempi positivi – come la recente vittoria sull’Ebola in Uganda – dimostrano che la cooperazione internazionale può ancora produrre risultati storici. Ma “le epidemie non aspettano. I conflitti prolungati, il cambiamento climatico e le crisi umanitarie aumentano – ha concluso Tedros –. È il momento di decidere se vogliamo una sanità globale forte e resiliente o se accetteremo il ritorno di malattie che pensavamo sconfitte”.
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