Governo e Parlamento
07 Novembre 2023I tre concetti chiave espressi dal Ministro della Salute Orazio Schillaci in merito ai timori di minor finanziamento della sanità pubblica nel 2024: più investimenti; evitare esodi di massa del personale lavora ad una soluzione sulle pensioni in Finanziaria e mettere in rete i centri di prenotazione dell’attività ambulatoriale pubblica e privata accreditata
Il governo ha postato 5,3 miliardi in più del previsto sul Fondo sanitario; per evitare esodi di massa del personale lavora ad una soluzione sulle pensioni in Finanziaria; il servizio sanitario non si indebolirà ma serve mettere in rete i centri di prenotazione dell’attività ambulatoriale pubblica e privata accreditata. Sono i tre concetti chiave espressi dal Ministro della Salute Orazio Schillaci a Radio24 in merito ai timori di minor finanziamento della sanità pubblica nel 2024. «Noi abbiamo messo 5,3 miliardi in più su quanto previsto: 3 miliardi ora, e 2,3 erano presenti nell’impegno finanziario del 2022», ricorda il Ministro intervistato da Radio 24. «Lo stanziamento va al rinnovo dei contratti per premiare le categorie che più si sono sacrificate in pandemia e ad incentivi per abbattere le liste d’attesa». Poi sulle attese chiarisce: «C’è spesso un ricorso alla medicina difensiva, esami inutili o prescritti in più da medici per tutelarsi da denunce. Questo potrebbe costare al servizio sanitario fino a 10 miliardi di euro l’anno. La richiesta inappropriata dei cittadini inoltre potrebbe assommare fino al 20% della spesa sanitaria. Su quest’ultima vogliamo aprire con le Regioni un dialogo. L’Istituto superiore di sanità accoglierà linee guida delle società scientifiche anche per conferire certezza e sicurezza alla prescrizione delle terapie e rendere più sicuri i medici».
Quest’anno, intanto, il governo di Centro-Destra, osserva il Ministro, ha stanziato fondi per abbattere le liste d’attesa incrementando la tariffa oraria per le prestazioni aggiuntive dei medici e del resto del personale sanitario. Schillaci ricorda che peraltro nel 2022 le Regioni non hanno speso tutti i fondi che lo stato aveva messo a loro disposizione per abbattere i tempi d’attesa, «ma solo un 70% o poco meno». Occorre infine monitorare e controllare l’offerta di prestazioni: per il Ministro sarebbe ottimale in ogni regione un centro unico di prenotazione centralizzato che metta a disposizione dei cittadini tutte le agende di appuntamenti delle strutture del pubblico e del privato convenzionato. E occorre «in prospettiva poter mettere insieme in contemporanea i dati dei Cup regionali per capire regione per regione quali prestazioni mancano, o richiedono attese lunghe, e incrementare, ovvero ridurre l’offerta». È anche naturale, aggiunge il Ministro, che a fronte dell’invecchiamento della popolazione la domanda di prestazioni cresca. «Il nostro Servizio sanitario ha 45 anni, ne siamo orgogliosi ma va riammodernato non solo con risorse in più con un cambio nei modelli organizzativi».
Nella manovra un provvedimento sembra andare in senso contrario all’intenzione di aumentare l’offerta di prestazioni della sanità pubblica: i tagli alle pensioni future dei dipendenti pubblici, in primis quelli della sanità, potrebbero favorire l’esodo nel ‘24 quanto meno dei professionisti che vantino un minimo di 62 anni d’età e 41 di contributi. «Credo che il governo stia lavorando ad una soluzione del problema sia sul fronte dei medici sia su quello degli operatori sanitari», dice Schillaci. «Tra i medici prevediamo carenze per i prossimi 3 anni per via della gobba pensionistica (molti camici sono vicini all’età della pensione ndr) e ci preoccupa che i giovani scelgano poco alcune specialità. Non basta aumentare il numero dei posti nelle scuole post-laurea ma serve rendere attrattive le discipline. Lo abbiamo fatto con questo governo aumentando le indennità di chi lavora nei pronti soccorso definendone usurante il lavoro, con l’attribuzione di un vantaggio pensionistico di 2 anni, stiamo valutando qualcosa di simile per altre specializzazioni». Schillaci infine rassicura: il governo Meloni non ha alcuna intenzione di indebolire il servizio sanitario pubblico. La Manovra ipotizza che per ampliare l’offerta le regioni incrementino i tetti della spesa nelle strutture private convenzionate. «Il privato accreditato fa parte del sistema. Noi abbiamo attribuito incentivi al personale del SSN per aumentare l’offerta con le prestazioni aggiuntive, ma –ricorda Schillaci – l’opera della sanità privata accreditata va a favore del cittadino, che non paga nulla».
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