Governo e Parlamento
24 Luglio 2023 Di caregiver familiare ce n’è uno solo. Ben lo sanno gli anziani genitori che vedono il figlio trarli in casa o venire a seguirli notte e giorno, provvedere l’abitazione di tutti gli ausili necessari, anche per essere monitorati da lontano, amministrare tutti i loro rapporti con le istituzioni, e con assistenti sociali, comune, enti sociosanitari. Anche a costo di perdere il lavoro o di rinunciare a proposte importanti
Di caregiver familiare ce n’è uno solo. Ben lo sanno gli anziani genitori –è un esempio, forse desueto – che vedono il figlio trarli in casa o venire a seguirli notte e giorno, provvedere l’abitazione di tutti gli ausili necessari, anche per essere monitorati da lontano, amministrare tutti i loro rapporti con le istituzioni, e con assistenti sociali, comune, enti sociosanitari. Anche a costo di perdere il lavoro o di rinunciare a proposte importanti. A beneficio di questo “figlio” e di tutti i prestatori di cura arriva la proposta di legge a firma quattro senatori Pd (Paolo Ciani, Marco Furfaro, Gian Antonio Girelli, Ilenia Malavasi) che ben si coordina con la recente legge sulla disabilità, volta a tenere il più possibile l’anziano o il disabile in famiglia e ad istituzionalizzarlo in casi limitati. In che modo? Stipendiando il caregiver, dandogli delle chance di far valere sul lavoro futuro esperienze che in genere mai avrebbe voluto svolgere, di ricollocarsi in attività lasciate in precedenza, e prevedendo persino un indennizzo per chi ha perso il familiare subito prima dell’entrata in vigore della nuova legge.
La proposta di legge “disposizioni per il riconoscimento ed il sostegno dell’attività di cura svolta dal caregiver familiare”, si rivolge a persone che prestano un intervento assistenziale permanente, continuativo, globale e pertanto a rischio di stress psicofisico. In Italia, secondo i dati Istat del 2018 (Rapporto sulla conciliazione tra famiglia e lavoro) ce ne sarebbero 2,8 milioni, in maggioranza donne (fra i 18 e i 64 anni una su dieci è sacrificata dietro un familiare); di questi, in 650 mila avrebbero anche figli minori. Queste persone, scrivono i proponenti, necessitano di incentivi economici per veder riconosciuti i loro sacrifici. Di qui una proposta di legge in 10 articoli. Con vari vantaggi pratici. La “nomina a caregiver” spetterebbe agli stessi servizi coinvolti nella valutazione multidimensionale del disabile: per i meccanismi si rinvia a decreto attuativo. Importante il passo sull’amministratore di sostegno: ove vi fosse una figura riconosciuta di caregiver familiare, l’amministratore può dire la sua solo sull’uso del patrimonio del disabile ma non sulla destinazione di quest’ultimo, non vedremo più anziani chiusi in casa di cura e inaccessibili ai figli se c’è il caregiver.
Per definire l’indennità mensile facciamo un passo indietro: si può essere caregiver anche se si ha un lavoro, dipendente (e qui andranno facilitati i permessi) o a partita Iva; ovviamente l’importo sarà riconosciuto in relazione al reddito percepito, ma in “busta” ci sarà anche una quota di contributi che si potranno sommare a quelli maturati in ambiti lavorativi; non solo, la pensione si potrà maturare prima con il riconoscimento al caregiver del lavoro usurante. Altro decreto attuativo necessiterà per chiarire la procedura di domanda ed i requisiti necessari per ottenere i benefici dei caregiver. L’articolo 5 prevede forme di sostegno e di ricollocamento al lavoro del caregiver familiare a conclusione dell’attività di cura sulla base di linee guida da rendere uniformi per tutta la Penisola, e prevede agevolazioni nell’accesso alla formazione continua, esenzione da costi d’iscrizione a corsi universitari e scolastici. Altro decreto attuativo disciplinerà misure per rendere nulle sanzioni del datore di lavoro comminate a seguito di attività assistenziale prestata dal caregiver ed altre per sostenerne eventuali paternità e maternità concomitanti con il rapporto di cura al familiare disabile. Si favoriscono intese sindacali introduttive di flessibilità oraria e prestazioni di welfare aziendale mirate, fondi ferie solidali e fondi per la conciliazione attività a casa e lavorativa. Arriva infine un indennizzo per i caregiver che hanno operato in un periodo subito antecedente all’entrata in vigore della legge, anche su familiari deceduti. L’esperienza maturata da caregiver familiare sarà valutabile con i criteri previsti per certificare competenze volte ad acquisire “qualifiche professionali dell’area gestionale, amministrativa e socio-sanitaria”. Le regioni istituiranno registri dei caregiver familiari i cui iscritti eleggeranno propri rappresentanti al fine di coadiuvare Asl, comuni etc con pareri obbligatori.
La legge ovviamente non è oneri zero, ma chiede un investimento da 940 milioni di euro annui da quest’anno che si innesta su un fondo nato sulla base della Finanziaria 2018 (legge 205/2017 art 1 c254) e inizialmente alimentato con 20 milioni per gli anni 2018, 2019 e 2020. Un anno dopo, il dl 86/2018 convertito in legge 97 ha destinato il Fondo alla copertura “di interventi finalizzati a riconoscere il valore sociale ed economico dell’attività di cura non professionale del caregiver familiare” e ha ripartito tra le regioni 44,4 milioni tra il 2018 e il 2019 e 23 milioni nel 2020. Intanto la Finanziaria 2021 faceva confluire il Fondo al Ministero del Lavoro finanziandolo con 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021, 22 e 23, sempre a riconoscimento delle azioni del caregiver familiare. La nuova proposta di legge cambierebbe del tutto il “peso” del Fondo.
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