Farmaci
06 Aprile 2023 È necessario sviluppare la ricerca biofarmaceutica in Italia, iniziando con l’attrarre più sperimentazione clinica e introducendo nuovi modelli farmaco-economici per un rapido accesso alle cure migliori. L’appello è arrivato da Assobiotec-Federchimica nel corso del convegno “Innovazione farmaceutica. Valore, nodi e modelli di sviluppo dalla ricerca all’accesso”
È necessario sviluppare la ricerca biofarmaceutica in Italia, iniziando con l’attrarre più sperimentazione clinica e introducendo nuovi modelli farmaco-economici per un rapido accesso alle cure migliori. L’appello è arrivato da Assobiotec-Federchimica nel corso del convegno “Innovazione farmaceutica. Valore, nodi e modelli di sviluppo dalla ricerca all’accesso”, promosso da Assobiotec in collaborazione con Osservatorio Sanità e Salute, che si è tenuto lo scorso 4 aprile a Roma. “Dobbiamo capire il valore di un farmaco innovativo. Se non riusciamo a dare un valore a questi farmaci non riusciremo mai a far diventare l’innovazione una guida per il nostro paese – ha detto Fabrizio Greco, Presidente di Assobiotec - L’Italia è molto indietro nella generazione e innovazione farmaceutica, perché il percorso dell’innovazione inizia con i giovani, la ricerca, la produzione di nuove soluzioni, lo sviluppo clinico e nell’accesso. Una serie di passaggi – ha spiegato il presidente di Assobiotec - che dobbiamo fare se vogliamo essere competitivi a livello di paese. In Italia abbiamo delle competenze molto forti, come l’eccellenza scientifica e clinica e un sistema sanitario nazionale tra i migliori al mondo. Dobbiamo partire da qui per attrarre più sperimentazione clinica e dare maggiore accesso ai pazienti sui farmaci innovativi. Va creata una filiera a monte – ha concluso Greco – affinché l’innovazione non sia solo usata nel nostro paese, ma venga anche creata in Italia”.
Mondo della ricerca, dell’industria e delle istituzioni si sono confrontate per su alcune aree critiche che riguardano l’innovazione. Annarita Egidi, coordinatrice Area Terapie & Prevenzione di Federchimica Assobiotec, ha così riassunto gli ostacoli al riconoscimento del valore dei farmaci innovativi: “Sicuramente il percorso di accesso ai farmaci è molto articolato e complesso e dura anche fino a due anni, se consideriamo l’accesso prima nazionale e poi regionale – Ha detto – C’è poi il problema della percezione dei farmaci innovativi come costo, invece che come costo ed efficacia. Così come sono complesse le valutazioni quando i dati non raggiungono quei criteri di qualità che sono quelli utilizzati per valutare i farmaci innovativi. Mi riferisco alle malattie rare e quindi ai farmaci orfani che data l’esiguità delle popolazioni non riescono a generare quella mole di dati che rende certo l’out come. Infine, c’è il tema della sostenibilità e della disponibilità di finanziamento per l’innovazione. Come Assobiotec – ha poi aggiunto Annarita Egidi - abbiamo delle proposte. In primo luogo, snellire il percorso di accesso, aumentando il dialogo tra aziende e agenzia del farmaco, eliminando i prontuari regionari. Poi lavorare su accordi nuovi per il riconoscimento del valore dei farmaci innovativi. Infine, sotto il profilo della governance, della spesa lavorare, nel breve termine, per migliorare il sistema dei tetti consentendo che il disavanzo della spesa che si verifica nella condizionata possa essere per esempio utilizzato per compensare in parte il disavanzo degli acquisti diretti, oppure possa essere impiegato l’utilizzo del disavanzo del fondo per gli innovativi a favore degli innovativi potenziali. Tutto questo per consentire che i pazienti possano avere accesso diretto e rapido all’innovazione”.
Nel corso dell’evento è stata anche presentata la pubblicazione “Il Valore dell’Innovazione farmaceutica”, di Stefano Vella, professore di Metodologia della ricerca clinica dell’Università di Tor Vergata di Roma. “Il mio lavoro è un viaggio in cui accompagno il lettore attraverso le più grandi innovazioni terapeutiche, dall’oncologia ai vaccini innovativi, dalle neuroscienze agli anticorpi monoclonali – ha spiegato il professor Vella - Tutto questo per che l’innovazione non ha senso se non arriva a chi ne ha bisogno. Il discorso dell’accesso alle cure è qualcosa che va affrontato tutti insieme, pubblico e privato. Dobbiamo pensare anche ai paesi più poveri, in via di sviluppo, dove l’innovazione non arriva. E in quel caso bisogna inventarsi dei modelli per portare i farmaci anche lì”.
Francesca Malandrucco
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