Aids
09 Aprile 2025L’allarme arriva da un gruppo internazionale di esperti, attraverso una health policy analysis appena pubblicata sulla prestigiosa rivista The Lancet, che stima effetti devastanti in caso di interruzione o forte riduzione del programma Pepfar
La sospensione dei fondi USA per la lotta all’Hiv/Aids rischia di far precipitare l’Africa subsahariana in una nuova emergenza sanitaria. L’allarme arriva da un gruppo internazionale di esperti, attraverso una health policy analysis appena pubblicata sulla prestigiosa rivista The Lancet, che stima effetti devastanti in caso di interruzione o forte riduzione del programma Pepfar – lo storico piano d’emergenza degli Stati Uniti per il contrasto globale all’Aids.
Secondo l’analisi, in assenza di finanziamenti stabili nei prossimi cinque anni, il continente potrebbe assistere a un milione di nuove infezioni da Hiv tra i bambini e alla morte per Aids di quasi mezzo milione di minori entro il 2030. Si prevede inoltre che altri 2,8 milioni di bambini potrebbero restare orfani, perdendo genitori vittime del virus.
Il Pepfar – lanciato nel 2003 – è stato descritto dagli autori come “una pietra angolare” nella risposta globale all’epidemia, con oltre 120 miliardi di dollari stanziati, 26 milioni di vite salvate e 7,8 milioni di nascite senza Hiv rese possibili. Ma il programma, attualmente fondamentale per oltre 20 milioni di persone, in gran parte nell’Africa subsahariana, rischia di subire un blocco parziale o totale a seguito del congelamento degli aiuti esteri deciso dal presidente Donald Trump, in attesa di una revisione generale della politica USA in materia.
“Il futuro dei programmi Pepfar è in bilico. Un ritiro improvviso potrebbe riportarci ai tempi bui dell’epidemia, con un’esplosione di infezioni e morti evitabili”, avverte Lucie Cluver, co-autrice dell’articolo e docente a Oxford. A farne le spese sarebbero soprattutto bambini e adolescenti, il gruppo più fragile e spesso dimenticato.
Già ora, molti servizi sanitari nei Paesi beneficiari risultano sospesi o interrotti dal 20 gennaio 2025, e le deroghe concesse da Washington per mantenere alcuni programmi attivi sono limitate e insufficienti.
Gli autori dell’analisi chiedono un piano di transizione quinquennale per garantire la continuità degli interventi. Una proposta rafforzata anche da 11 alti funzionari sanitari africani, che in una lettera collegata pubblicata sempre su The Lancet, assicurano l’impegno dei rispettivi governi per costruire una progressiva autonomia nella gestione dei programmi Hiv, ma sottolineano che ciò può avvenire solo con una partnership solida e stabile con gli Stati Uniti e gli altri donatori internazionali.
“Stiamo già assistendo agli impatti devastanti del blocco degli aiuti”, aggiunge Susan Hillis dell’Imperial College di Londra. “Senza una strategia sostenibile e finanziamenti certi, si rischia una recrudescenza dell’Aids nei bambini e un’inversione del trend positivo raggiunto dopo due decenni”.
La questione, avvertono gli autori, non è solo sanitaria ma anche geopolitica. La fine del Pepfar creerebbe un vuoto che altri attori globali – come Cina e Iran – sarebbero pronti a colmare, aumentando la propria influenza nel continente africano.
“Il rinnovo dei fondi Pepfar non solo salverebbe vite, ma rafforzerebbe il ruolo degli Stati Uniti come leader globale nella diplomazia sanitaria”, sottolinea Gibstar Makangila, coautore e direttore dell’organizzazione Circle of Hope in Zambia.
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