Pharma
28 Dicembre 2022 Il 2022 si chiude con numeri record delle esportazioni di farmaci. Si registra, infatti, una crescita superiore al 44% del valore dell'export dei primi dieci mesi. Crescita a due cifre anche per la produzione che quest'anno supererà la soglia del +10%
Il 2022 si chiude con numeri record delle esportazioni di farmaci. Si registra, infatti, una crescita superiore al 44% del valore dell'export dei primi dieci mesi, con un saldo estero attivo per 6,7 miliardi di euro. Crescita a due cifre anche per la produzione che quest'anno supererà la soglia del +10%, in linea con il dato Istat relativo ai primi dieci mesi dell'anno (+10,7%). Cifre raggiunte nonostante le tante difficoltà degli ultimi tempi. «Il nostro è un settore leader sia nell'innovazione sia nella produzione che viene svolta soltanto con 67mila persone, di cui il 90% sono laureati e diplomati e un equilibrio di genere con le donne al 43% del totale. Gli ordini e la produzione traineranno anche il trend positivo dell'occupazione che in 5 anni (2016-2021) è cresciuta dell'8,6%». È il commento del presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, che sulle colonne de ‘Il Sole 24 Ore’ fa previsioni positive per i primi mesi del prossimo anno.
Cattani evidenzia gli interventi da apportare al settore farmaceutico, «bisogna potenziare i contratti di sviluppo per sostenere il manufacturing verso i farmaci più innovativi. In Italia è 14 mesi il tempo medio prima che il farmaco venga rimborsato da Aifa. In Germania è 2 mesi. Dobbiamo poi aggiungere che il prezzo medio è il più basso d'Europa e che abbiamo anche accessi regionali che complicano il quadro e creano un rallentamento tra i 4 e i 16 mesi. Si arriva così all'annoso tema del payback e di un sistema di governance e finanziamento della spesa farmaceutica che è inadeguato rispetto ai fabbisogno reali». A ‘Il Sole 24 Ore’ il presidente di Farmindustria sostiene: «È necessario arrivare a una trasformazione strutturale per mettere più risorse sui farmaci e per superare il payback che pesa per un miliardo e 300 milioni». Bisogna partire dal presupposto che «i farmaci sono un investimento per i benefici diretti e indiretti che possono generare. Per questo - sostiene Cattani - non vi possono essere continui tagli con revisione dei prezzi e dei prontuari terapeutici perché così si mina la sostenibilità produttiva delle aziende in un settore dove c'è una competizione globale molto forte che fa sì che la domanda di principi attivi sia molto alta. Peraltro non va trascurato il fatto che noi paghiamo gli ingredienti attivi in dollari con un effetto detrimentale del cambio che va ad aggiungersi all'inflazione». Un tema che affianca quello degli imballaggi dei farmaci: «La proposta di legislazione che vorrebbe portare dal riciclo al riuso è folle. I nostri associati stanno facendo investimenti sui macchinari e deve essere chiaro quali sono necessari. Per il riuso o il riciclo? Chiediamo di mantenere la legislazione attuale».
Sono molti gli ostacoli che minano la competitività del settore. «A dicembre 2022 il prezzo del gas è tre volte superiore la media del 2021 e nell'anno ci sono stati picchi del +600%. A questo si aggiunge il fatto che per i principi attivi il nostro Paese dipende per il 75% dal Far-East, da Cina e India in particolare. Un quadro che non facilita gli approvvigionamenti, soprattutto in questa fase», dichiara Cattani. L'Italia è il primo produttore di farmaci in Europa con un valore della produzione di 345 miliardi di euro nel 2021. Farmindustria si aspetta un andamento che possa confermare il trend di crescita della produzione del 2022, ossia oltre il 10% in più. Stiamo quindi parlando di un valore di 37 miliardi di euro. La crescita risulta abbastanza diffusa a tutti i territori a maggiore presenza farmaceutica, con picchi superiori alla media in molte province come riporta ‘Il Sole 24 Ore’ «Ascoli Piceno, Parma, Latina, Siena, Monza, L'Aquila, Rieti, Ancona, Brindisi e Pisa. Le regioni dove si registra il maggiore fermento sono le Marche, l'Emilia Romagna, il Lazio, la Lombardia, l'Abruzzo, la Puglia, la Toscana».
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