sanità
03 Novembre 2022 Nell’ultimo numero di Onconews Paolo Pronzato, Direttore dell'Unità Operativa di Oncologia Medica 2 dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova fa il punto sulla rete per l’assistenza oncologica che risente della carenza di personale che inizia a sentirsi anche tra gli oncologi medici. Ecco le sue riflessioni
Nell’ultimo numero di Onconews Paolo Pronzato, Direttore dell'Unità Operativa di Oncologia Medica 2 dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova fa il punto sulla rete per l’assistenza oncologica che risente della carenza di personale che inizia a sentirsi anche tra gli oncologi medici. Ecco le sue riflessioni
Secondo tutte le stime, il numero dei casi e, di conseguenza, i bisogni assistenziali dei pazienti neoplastici continueranno ad aumentare nei prossimi anni: a incidenza standardizzata costante, corrisponde infatti un aumento dei nuovi casi osservati, soprattutto a causa dell'invecchiamento della popolazione. Inoltre, aumenta la complessità delle cure: a differenza della "vecchia" chemioterapia, le nuove terapie sono più efficaci e più tollerabili, e possono essere quindi offerte anche ai pazienti anziani o con comorbidità. Ma questo richiede un impegno maggiore.
Per fronteggiare le nuove sfide, l'Italia può contare su una buona rete per l'assistenza oncologica, come comprovato dai tassi di sopravvivenza a 5 anni, tra i migliori in Europa. Essa è composta dagli Istituti Scientifici Tumori aderenti all'Alleanza contro il Cancro, che conducono anche ricerche cliniche e traslazionali di ottimo livello; dalle Reti Oncologiche Regionali, che assicurano un'erogazione delle terapie diffusa e omogenea; dai Gruppi Cooperativi, che facilitano l'accesso alle sperimentazioni cliniche.
Tuttavia, la carenza di personale inizia a sentirsi anche tra gli oncologi medici, e ciò comporta profondi ripensamenti che prevedono, per esempio, la valorizzazione di figure professionali quali quella del medico di famiglia (MMG) e l'infermiere di comunità, e una diversa distribuzione dei compiti tra hub e spokes.
Come ormai riconosciuto dai principali organismi internazionali (OMS, UICC, e altri), il cancro va oggi annoverato tra le malattie croniche, con le conseguenti necessità di integrazione tra diverse organizzazioni socio-assistenziali (assistenza domiciliare, hospice, cure intermedie), e la revisione del loro ruolo. L'oncologia, tuttora incentrata sull'ospedale, deve quindi cambiare, in parte, e adattarsi al nuovo scenario, trasferendo al territorio la presa in carico di alcuni bisogni come, per esempio, il follow-up dei pazienti potenzialmente guariti, che può condiviso con il MMG. Anche per questo l'oncologia non può rimanere fuori dal nuovo sistema di Assistenza Territoriale previsto dal DM 77: molti dei bisogni assistenziali della fase non acuta possono e debbono trovare una risposta nelle Case e negli Ospedali di Comunità.
Il territorio, poi, ha un altro compito fondamentale: quello della prevenzione, intesa sia come adozione di stili di vita idonei, sia come attenzione alla diagnosi precoce.
Ancora oggi, infatti, le maggiori garanzie di guarigione - anche con i nuovi farmaci- si hanno quando la neoplasia può essere affrontata precocemente. In questo senso si deve fare molto, per quanto riguarda l'educazione sanitaria (abolizione del fumo, alimentazione, attività fisica, protezione della pelle e così via) e l'adesione ai programmi di screening tradizionali (mammella, intestino, utero), e anche ai programmi più innovativi e personalizzati come quelli basati sull'oncogenetica o quelli per il tumore polmonare nei forti fumatori.
Tenendo presente questi elementi, la Vision delle nuove Reti Oncologiche Regionali emerge con chiarezza: devono essere capaci di offrire le innovazioni secondo criteri di appropriatezza ed equità. E ciò può essere ottenuto seguendo alcuni principi:
• Assumendo un ruolo di Governance soprattutto attraverso la produzione e l'implementazione di Percorsi Diagnostico Terapeutico Assistenziali (PDTA) regionali e la realizzazione di raccomandazioni cliniche regionali sul buon uso di farmaci e tecnologie.
• Avendo come riferimento culturale quelli che possono essere considerati i quattro pilastri dell'oncologia moderna, ossia 1. l'organizzazione in rete; 2. La medicina di precisione; 3. L'approccio multidisciplinare; 4. Le cure palliative precoci e simultanee.
Per questi motivi, un disegno innovativo di rete deve andare oltre il classico "hub and spoke", e puntare su un modello "hub and comprehensive cancer centers network", più adatto alle caratteristiche geografiche delle regioni, e alle risorse disponibili.
In questa visione, l'hub svolge attività specifiche quali la diagnostica molecolare avanzata, le sperimentazioni cliniche di fase I, la chirurgia specialistica, il coordinamento delle attività formative e scientifiche; la Rete di Comprehensive Cancer Centers garantisce l'assistenza (soprattutto per le neoplasie ad elevata incidenza) in tutte le aree. È compito della Rete offrire la capillare diffusione di centri di accesso alle cure; individuare i luoghi di cura più adatti per i vari passaggi dei PDTA; promuovere e organizzare il trasferimento dei pazienti, del materiale biologico o dei dati da un nodo all'altro, a seconda dell'area di interesse e delle competenze riconosciute e certificate.
La rete è anche una "squadra", che comprende i professionisti dedicati (oncologi, ematologi e radioterapisti), ma deve confrontarsi con altri specialisti coinvolti (chirurghi, patologi, palliativisti, eccetera), in una collaborazione sistematica e interdipartimentale.
Lo strumento principale della Rete sono le raccomandazioni cliniche e i PDTA, che devono essere trasversali non solo rispetto ai servizi coinvolti, ma anche alle diverse aziende sanitarie, e devono collegare in rete i diversi regimi assistenziali anche nelle aree dove insistono più soggetti erogatori (Aziende Sanitarie Territoriali e Aziende Ospedaliere).
Un banco di prova significativo è rappresentato dalla gestione dei Tumori Rari, per i quali esistono anche specifiche normative. Il PDTA Tumori Rari identifica le condizioni per cui la rarità della malattia neoplastica si accompagna a un percorso assistenziale peculiare, e adotta tutte le misure (teleconsulti, telemedicina, e così via) previste. Inoltre, assicura l'approccio multidisciplinare (anche in via telematica) a livello regionale, essendo per definizione impossibile un'implementazione locale (a causa della rarità).
Paolo Pronzato
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