Covid
31 Gennaio 2025L’Iss ha risposto con fermezza alle domande della Commissione Parlamentare Verità sui numeri, lockdown efficace e difficoltà iniziali inevitabili: la versione dell'Istituto Superiore di Sanità
Nessuna pressione sui dati, lockdown decisivo e un virus difficile da individuare nelle fasi iniziali. L’Istituto Superiore di Sanità (Iss) ha risposto con fermezza alle domande della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid-19. Al centro del dibattito, la trasparenza dei bollettini pandemici e le scelte strategiche adottate durante il periodo più critico dell’epidemia. Anna Teresa Palamara, direttrice del Dipartimento Malattie Infettive dell’Iss, ha smentito categoricamente ogni ipotesi di manipolazione dei dati pandemici. “Non è stato mai chiesto a me né al gruppo coinvolto di addomesticare i dati. I numeri pubblicati sono veritieri e verificabili”, ha dichiarato in risposta a una domanda del senatore Claudio Borghi. Una posizione confermata anche da Patrizio Pezzotti, direttore del reparto di Epidemiologia, Biostatistica e Modelli Matematici, che ha aggiunto: “Non rispondiamo mai alla politica e non c'è mai stato un tentativo di manipolare i dati”.
L’efficacia del lockdown
Nel corso dell’audizione è stato anche affrontato il tema delle misure restrittive adottate durante le fasi iniziali della pandemia. Pezzotti ha ricordato come il primo lockdown abbia avuto un impatto decisivo nella riduzione della trasmissibilità del virus. “In sole due settimane l’indice di trasmissibilità R0 è passato da circa 3 a meno di 1, il valore chiave per contenere un'epidemia”, ha spiegato. Pezzotti ha inoltre sottolineato che, all'inizio della pandemia, si era valutata l'ipotesi di limitare le chiusure alle sole regioni del Nord Italia, come Lombardia e Veneto. Tuttavia, analisi successive hanno dimostrato che senza un lockdown nazionale la diffusione del virus avrebbe raggiunto rapidamente il Centro e il Sud del Paese.
Difficoltà nell’individuare il virus nelle fasi iniziali
Un altro tema cruciale trattato durante l'audizione è stato quello delle difficoltà nell’identificare precocemente la circolazione del virus in Italia. Pezzotti ha spiegato che analisi retrospettive sulle acque reflue hanno evidenziato la presenza del virus già alla fine del 2019. Tuttavia, in quei mesi la capacità di effettuare test diagnostici era estremamente limitata, non solo in Italia ma a livello globale. “Non esistevano test commerciali, e l’Iss ha immediatamente attivato un sistema per monitorare le polmoniti gravi sfruttando il sistema di sorveglianza per l’influenza. Nonostante questo, non è emerso alcun segnale di allarme”, ha aggiunto Pezzotti. Solo a fine febbraio 2020, con l’identificazione del primo caso di trasmissione locale, si è avuto un chiaro segnale dell’avvio della pandemia nel Paese. Anche l'analisi dei ricoveri per polmoniti virali ha mostrato un incremento significativo solo a partire da fine febbraio, e l’eccesso di mortalità nelle regioni del Nord è stato osservato solo tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo. “Se avessimo identificato prima il virus, ciò avrebbe avuto un grande beneficio. Ma per farlo avremmo dovuto avere test disponibili dappertutto, cosa impossibile in quel momento”, ha concluso Pezzotti.
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