Governo e Parlamento
24 Novembre 2022 Per realizzare la Missione 6 del Pnrr, «le riforme strutturali per la sanità territoriale e ospedaliera necessitano di adeguate dotazioni di personale sanitario, sociosanitario e tecnico». Lo ha sottolineato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nell'intervento alla seconda giornata della XXXIX Assemblea annuale Anci
Per realizzare la Missione 6 del Pnrr, «le riforme strutturali per la sanità territoriale e ospedaliera necessitano di adeguate dotazioni di personale sanitario, sociosanitario e tecnico». Lo ha sottolineato il ministro della Salute Orazio Schillaci, nel suo intervento alla seconda giornata della XXXIX Assemblea annuale Anci (Associazione nazionale Comuni italiani). Rilanciare la sanità italiana «significa prioritariamente avere un numero adeguato di personale sanitario, sociosanitario e tecnico», spiega Schillaci. «Il rafforzamento del territorio che passa per le Case della salute - ha avvertito Schillaci - deve trovare adeguata copertura di personale per poter realizzare il modello di presa in carico e assistenza di tipo 'Hub e Spoke' già vigente per la rete ospedaliera – aggiunge - finalizzato a garantire una concreta e piena complementarietà tra ospedale territorio, nonché servizi sociali efficienti, in un'ottica di maggiore prossimità e centralità del paziente».
Ecco perché, secondo Schillaci, bisogna superare la «visione ospedalocentrica», limitando «l'inappropriatezza dei ricoveri ospedalieri e riportando gli ospedali a luoghi di cura per acuti e dedicati al trattamento delle patologie più complesse, liberando così risorse economiche da destinare al territorio e ai servizi sociosanitari». «Prossimità, multidisciplinarietà, integrazione, domiciliarità e digitalizzazione - ha spiegato - sono i driver della riforma territoriale che individua il fulcro della sanità del futuro, dell'integrazione tra ospedale e territorio, con la crescita delle strutture assistenziali di prossimità. Principi che devono tradursi in strutture effettivamente operative e che siano percepite come sicure dei cittadini». Schillaci evidenzia il problema della carenza dei mmg, «paradossalmente oggi viviamo in un momento storico in cui in alcuni casi cittadini che abitano in piccoli comuni non hanno più un medico di medicina generale a cui rivolgersi, perché non è stato possibile per assenza di risorse umane garantire il turnover tra chi va in pensione e nuovo personale da assumere. Una problematica che i sindaci, soprattutto dei piccoli comuni, conoscono bene». Tra gli insegnamenti più importanti che ci ha lasciato la pandemia di Covid c’è «la necessità di una maggiore integrazione tra welfare e salute, a partire dal potenziamento dei Punti unici di accesso» o Pua, «esempio di integrazione di servizi sociali e sanitari», ha evidenziato Schillaci. Da qui la necessità di una riforma sociosanitaria reale in accordo anche con le Regioni, ha precisato. Ma «tutto questo - ha ripetuto - deve ovviamente essere accompagnato da una nuova politica delle risorse umane che valuti bisogni formativi, fabbisogni, competenze professionali e nuovi meccanismi di selezione per i professionisti che operano nelle aziende sanitarie».
Secondo Schillaci, «occorre partire da un'attenta valutazione dei bisogni della persona, intorno ai quali costruire l'assistenza sociosanitaria - ha puntualizzato il ministro - come detto anche attraverso il rafforzamento dei Pua per facilitare l'accesso ai servizi sanitari e sociali e per garantire la presa in carico delle persone con cronicità nell'ambito di un sistema ben strutturato». «Com'è noto - ha ricordato Schillaci - il ruolo di 'owner' principale per l'organizzazione dell'assistenza sul territorio è affidato al Distretto, che tra l'altro determina le risorse per l'integrazione sociosanitaria. La logica di fondo è quella di una comunità che si prende cura sia della salute che delle persone. Credo sia significativo - ha precisato il ministro - prevedere la presenza dell'assistente sociale nell'ambito delle équipe multiprofessionali, per una valutazione dei bisogni dell'individuo e per la misurazione del livello di bisogno socio-assistenziale, così come è importante valorizzare la figura dell'infermiere di famiglia che assicura l'assistenza perseguendo anche l'integrazione interdisciplinare sanitaria e sociale e servizi».
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