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Governo e Parlamento

24 Aprile 2024

Def. Ok al documento di programmazione economica. Le ricadute in sanità

Sono le due zavorre che pesano sul Documento di programmazione economica e finanziaria del governo in via di approvazione in contemporanea sia alla Camera sia al Senato dopo che la relazione introduttiva ha avuto il via libera dalle Commissioni Bilancio riunite


Una prospettiva di sviluppo modesto e un debito pubblico alto che penalizza la sanità: sono le due zavorre che pesano sul Documento di programmazione economica e finanziaria del governo (DEF) in via di approvazione in contemporanea sia alla Camera sia al Senato dopo che la relazione introduttiva ha avuto il via libera dalle Commissioni Bilancio riunite. Il Documento è “asciutto” o, meglio, “realistico”, come lo ha definito il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Non contiene molto della parte programmatica prevista. Il Governo già guarda a settembre, al Piano strutturale di bilancio di medio termine, pluriennale, da predisporre secondo le indicazioni della Commissione europea. Un testo che dovrà essere coerente con la riforma del patto di stabilità UE votato giorni fa all’Europarlamento con l’astensione di centrodestra e centrosinistra e il no di M5S: nel patto, c’è la richiesta all’Italia di un piano per recedere in parte dal debito pubblico nei prossimi 3 anni.

Il DEF presentato il 9 aprile scorso dal Governo Meloni alle Camere attesta che il Prodotto interno lordo, atteso quest'anno in crescita dell'1%, dovrebbe aumentare dell'1,2% nel 2025, dell'1,1% nel 2026, e dello 0,9% nel 2027. Il debito pubblico è invece previsto in salita al 137,8% rispetto al 137,3% del 2023. Pesa il bonus edilizio che, come hanno ricordato relatori di maggioranza, sottopone lo Stato alla necessità di onorare crediti delle imprese edili per 220 miliardi, più dell’importo dei prestiti europei del Piano di Ripresa e Resilienza. Per non contribuire ulteriormente al debito dello Stato, la spesa sanitaria nei prossimi anni crescerà meno del Pil. Se in questo 2024 il Fondo sanitario sale a 138,77 miliardi (+5,8% per assicurare l’assistenza sanitaria ai profughi ucraini), tra il 2025 e il ‘27 calerà e si attesterà al 6,2% del Pil: sotto la soglia di sopravvivenza dei servizi sanitari fissata dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Sui nostri conti pubblici pesa anche la previdenza: per l’erogazione di 22 milioni di assegni pensionistici in questo 2024 la previsione di spesa è di 337,4 miliardi, che saliranno a 345,7 nel ’25, a 356,3 nel ‘26 e a 368 nel ‘27 continuando ad incidere sul Pil di oltre il 15%.

La ratifica delle Camere è tassativa entro aprile, ma in attesa del voto i sindacati medici sottolineano la loro insoddisfazione per il trattamento riservato alla sanità. Pierino Di Silverio segretario dei medici ospedalieri Anaao Assomed, chiede più risorse per i contratti e norme che defiscalizzino parte dello stipendio come avvenuto per i privati. «Va resa più appetibile la professione del dipendente gravata oggi dal 43% di aliquota fiscale - suggerisce - Investiamo finalmente nella riorganizzazione del territorio, creiamo presidi intermedi per ridurre gli accessi al pronto soccorso e poi rendiamo gli ospedali luoghi sicuri con fondi per le infrastrutture». Guido Quici, presidente Cimo Fesmed, ricorda ad ADNKronos come oltre al contratto del comparto e a quello della dirigenza da rinnovare per il 2022-2024 (2,2-2,4 miliardi in tutto) sia in gioco anche il rinnovo delle convenzioni dei medici di medicina generale, pediatri e specialisti. «Serve poi un serio riscontro sui finanziamenti al privato, per aiutare a contrastare le liste d'attesa, e sul perché alcune Regioni non usano bene le risorse messe a disposizione dallo Stato. Esempio: la Campania non ha speso 700 milioni per le assunzioni del personale e ci troviamo con un PNRR che rinnova le macchine per la diagnostica ma senza avere le risorse umane per farle funzionare al meglio». Sul fronte della medicina del territorio, è dura Pina Onotri Segretario Nazionale del Sindacato Medici Italiani: «Il Parlamento sa che i medici di famiglia, secondo l’Annuario statistico del Servizio Sanitario Nazionale per il 2022, sono scesi ancora, da 40.250 a 39.366 unità? Intere zone d’Italia sono ormai senza». A ciò si aggiungono: «la crisi del sistema ospedaliero, gravato dai problemi legati ai pensionamenti e dall’aumento dei casi di fuga dal pubblico (…) e famiglie che per le difficoltà economiche limitano le spese per la salute e rinunciano alle cure, più spesso nel Mezzogiorno, dove l'erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza è inadeguata per l’insufficiente offerta pubblica di servizi sanitari». Per Onotri urge il rifinanziamento del SSN, «lavoreremo con tutte le forze disponibili del Paese a una inversione di tendenza nella prossima Legge di Bilancio».

TAG: DEF

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