Governo e Parlamento
23 Febbraio 2024 Il rapporto dell’osservatorio salute benessere e resilienza della Fondazione Bruno Visentini mette in luce l’esigenza di guardare a fattori ambientali e sociali per la nuova offerta sanitaria
L’ultimo Piano sanitario nazionale risale al 2008. Nel frattempo, ci sono stati tagli lineari, una pandemia, il cambiamento della composizione della popolazione italiana e la variazione dei bisogni di salute. A ribadire la necessità di realizzare un nuovo Piano è il secondo rapporto dell’Osservatorio salute benessere e resilienza della Fondazione Bruno Visentini, presentato a Roma presso Palazzo Giustiniani. Nelle intenzioni, l’osservatorio è chiaro fin dal titolo assegnato al rapporto: “Unire i puntini: verso un Piano nazionale di salute 2023”. Per i relatori, a dover essere collegate sono in primo luogo le strutture sanitarie - dal territorio all’ospedale - in un’ottica che veda la salute non più come un costo. “Proviamo - afferma in apertura Paolo Marini, presidente della Fondazione - a invertire il ragionamento e iniziamo a pensare alla salute come se fosse un investimento”.
L’osservatorio propone il rapporto come uno strumento propositivo per il Paese. “Gli effetti della mancanza di un Piano sanitario nazionale si sono visti”, sostiene Duilio Carusi, coordinatore dell’osservatorio salute benessere e resilienza e adjunct professor della Luiss business school, che evidenzia come una delle parole al centro del rapporto sia “vicinanza”. “L’abbiamo intesa - spiega - come la disponibilità del bene salute nel tempo e nello spazio”. In base al rapporto, l’indice di vicinanza della salute nel 2022 ha totalizzato 86 punti, perdendone 14 rispetto al valore base di 100 punti fissato per il 2010, anno di partenza della rilevazione. “Per rispondere alle tante criticità rilevate - continua -, ora più che mai c’è la necessità di far dialogare la sfera sanitaria con le componenti relative alla assistenza sociale, sociosanitaria e della tutela ambientale”. Fra i segnali di allarme rilevati dall’indagine c’è la crescita dell’isolamento della popolazione, della fragilità economica e dell’inquinamento atmosferico. “Siamo portati a pensare - commenta Carusi - che i singoli interventi ad hoc non siano sufficienti ma che una visione di insieme costituisca la risposta necessaria per il sistema salute del Paese”.
Il ministero della Salute è già al lavoro per realizzare un nuovo Piano sanitario nazionale. “Il ministro si è espresso a proposito in varie occasioni”, rammenta Americo Cicchetti, direttore generale della Programmazione sanitaria del ministero della Salute, intervenuto in videocollegamento. “Abbiamo aperto il “cantiere” interno - spiega -, siamo nella fase istruttoria che ci porterà a scrivere il Piano. Rispetto al passato, il cantiere sarà caratterizzato da una forte interlocuzione con le istituzioni del Servizio sanitario nazionale e degli stakeholder. Sui tempi, il percorso ha bisogno di otto-nove mesi per i passaggi formali, preceduto dall’interlocuzione che durerà 15-18 mesi”. “L’obiettivo - annuncia - è di avere entro la fine del 2025 il nuovo Piano sanitario nazionale”.
Della necessità di sviluppare politiche che guardino all’ambiente per tutelare la salute dei cittadini, si dice convinto Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti. “Finché - dice - continueremo a ragionare per compartimenti stagni non riusciremo a raggiungere gli obiettivi. Se vogliamo fare agricoltura di precisione abbiamo bisogno della rete, dei dati e di cambiare il sistema della logistica, oggi sbilanciato sul trasporto su gomma”. Nel nostro Paese, secondo Prandini, si sta facendo poco sul tema della conservazione dell’acqua: “se non saremo in grado di invertire la tendenza e investire nel lungo periodo per trattenere l’acqua piovana rischieremo di perdere la biodiversità e la coltivazione dei suoli”. Sul problema, interviene anche Simona Camerano, responsabile dell’area scenari economici e strategie settoriali di Cassa depositi e prestiti e componente del comitato scientifico dell’osservatorio. “In tema di dissesto idrogeologico - spiega - abbiamo orientato molti dei nostri interventi e investimenti per la tutela di una risorsa così preziosa come quella idrica”.
Il rapporto offre dati e aiuta la politica a leggere le difficoltà emergenti nella popolazione. Per Ylenia Zambito, segretario della commissione Affari sociali del Senato, promotrice della presentazione, è importante usare un approccio one health per unire i puntini, mentre per Elisa Pirro, senatrice e membro della stessa commissione, vanno colmate le differenze territoriali per assicurare a tutti i cittadini l’accesso alla salute. Anche per Ignazio Zullo, altro componente della commissione del Senato, per unire l’ospedale al territorio “c’è bisogno - dichiara - di un approccio culturale diverso: servono innovazioni tecnologiche ma anche organizzative”. Per l’assessore alle politiche sociali e alla salute di Roma Capitale, Barbara Funari, sarebbe utile definire un Piano della salute cittadino, ed infine per Elena Murelli, membro della commissione Affari sociali del Senato, “l’organizzazione deve essere rinnovata”, a cominciare dal fascicolo sanitario elettronico che per entrare a regime entro il 2030 deve superare gli ostacoli dell’interoperabilità dei sistemi e della privacy.
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