Farmaci
10 Maggio 2023 Sarà il prossimo consiglio di amministrazione dell’Agenzia del Farmaco il 24 maggio a decidere se la pillola anticoncezionale sarà dispensabile a carico del Servizio sanitario nazionale. Lo ha confermato il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, all'evento 'Malattie rare, farmaci orfani e pediatrici', promosso da Altems
Sarà il prossimo consiglio di amministrazione dell’Agenzia del Farmaco il 24 maggio a decidere se la pillola anticoncezionale sarà dispensabile a carico del Servizio sanitario nazionale. Lo ha confermato il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, all'evento 'Malattie rare, farmaci orfani e pediatrici', promosso da Altems, l’alta scuola di specializzazione in economia sanitaria dell’Università Cattolica. «Il SSN –spiega Gemmato– deve essere in grado di rispondere a tutte le esigenze e la pillola anticoncezionale è una delle esigenze che in questo momento emergono». Avvenuta il 21 aprile scorso da parte del comitato prezzi e rimborsi Aifa, l’approvazione si intreccia con le vicende dell’Agenzia stessa, riformata a fine 2022 da una legge che cancella la figura del direttore generale ed unifica le commissioni tecnico scientifica (Cts) e il comitato prezzi e rimborsi (Cpr). Sostituito il Direttore generale uscente Nicola Magrini con Anna Rosa Marra, entro giugno occorre rifare le commissioni attuali, ma ci sarebbero problemi a riscrivere lo statuto. Così il decreto-legge “Disposizioni urgenti in materia di amministrazione di enti pubblici e società” licenziato il 4 maggio ha prorogato a tutto settembre la durata in carica dei componenti di Cts e Cpr. Il costo della contraccezione a carico della collettività sarebbe 140 milioni di euro; rispondendo giorni fa ad un’interrogazione in luogo del ministro della Salute, il ministro dei rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha spiegato che il CdA Aifa sta per fare valutazioni ed approfondimenti “finalizzati a garantire che la scelta di Cts e Cpr sia in linea con il tetto di spesa farmaceutica programmato” e che in ogni caso il parere è limitato ai contraccettivi “daily” e non ai più nuovi “depot”.
Alla risposta di Ciriani segue ora un’interrogazione della senatrice Beatrice Lorenzin, già ministra della Salute, direttamente al “successore” Schillaci, per chiedergli cosa intenda fare, viste “non solo la mancanza di un'assunzione di responsabilità da parte del Governo, ma anche la chiara volontà di ostacolare la scelta di garantire la gratuità dei contraccettivi orali per le donne per le quali la spesa in contraccettivi orali è, attualmente, di ben 230 milioni di euro all'anno”. Ma cosa vogliono dire 140 milioni in più di spesa? Nel suo complesso, il fondo della farmaceutica per il 2022 ha sforato (nella sezione degli acquisti diretti, con esborsi da 13 miliardi anziché i previsti 9,7) al punto che fonti di maggioranza non escludono si debba attendere la Finanziaria 2024 per la copertura della contraccezione gratis. Tuttavia, nella spesa farmaceutica convenzionata sempre nel 2022 si sono risparmiati 727 milioni: un tesoretto che un numero crescente di voci chiede di non destinare tutto al ripiano della spesa per acquisti diretti. La palla passa ora al CdA dell’Agenzia che, guidato dal presidente Giorgio Palù, potrebbe approvare o bocciare la decisione delle commissioni, ovvero rinviare chiedendo approfondimenti alle due commissioni. La bocciatura sembra l’ipotesi meno probabile, lo stesso CdA ha un programma di inserimento dei contraccettivi orali nel Prontuario SSN. Intanto, in Lazio, Emilia Romagna, Toscana, Piemonte, Puglia e Trentino la pillola è già in prontuario e la distribuiscono gratis i consultori: le regioni in questi casi acquisiscono direttamente i farmaci dal produttore pagandoli meno che in farmacia. Le regioni menzionate offrono il beneficio a platee lievemente diverse. Se la Puglia concede la gratuità fino a 46 anni in base al reddito, l’Emilia Romagna la concede fino a 25 anni e alle donne tra 25 e 46 anni disoccupate o lavoratrici colpite dalla crisi e qualcosa di analogo fa il Piemonte riservandola alle 14-25 enni e alle donne da 25 a 46 anni disoccupate o non abbienti.
Sulla riforma Aifa va registrata l’intervista ad ADNKronos di Luca Pani ex direttore generale tra 2011 e 2016. Oggi docente alla University of Miami (Usa) e a Modena in Italia, Pani ammonisce: ritardi significativi nella riforma dell’Agenzia possono minare la fiducia di produttori, sanitari e cittadini, ritardare l'introduzione di nuovi farmaci o terapie, o creare incertezza su quali farmaci sono approvati e disponibili. Pani valuterebbe un percorso in cui la legge garantisca l’indipendenza dell’Agenzia, da leggersi come collaborazione con aziende ed istituzioni da una posizione di forza, in grado di consentire sempre decisioni a tutela della salute pubblica. «Da un lato, è importante lottare per rafforzare le garanzie legali dell'indipendenza dell'Aifa. Dall'altro, dobbiamo costruire una cultura dell'indipendenza e dell'integrità scientifica nell'Agenzia stessa selezionando per i ruoli chiave persone competenti e con una forte etica professionale e promuovendo un ambiente di lavoro in cui l'indipendenza e l'integrità siano valori condivisi e rispettati da tutti». Pani osserva che servirebbero anche decreti attuativi per definire le politiche dell'Agenzia e regolamenti e linee guida specifiche, ad esempio per chiarire i criteri di nomina della nuova Commissione unica.
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