Medicina
01 Marzo 2024 Per riconoscere e rispondere ai bisogni di 10 milioni di persone in Italia che soffrono di dolore cronico è necessario tracciare un percorso per un salto operativo e culturale
I dati emersi dal 1° Rapporto Censis-Grünenthal “Vivere senza dolore” evidenziano come il 72% delle persone che soffrono di dolore cronico ritiene che il loro problema sia sottovalutato dalla società sottolineando l’urgenza di cambiare questa percezione sociale, iniziando dal riconoscimento del dolore cronico come patologia specifica che richiede un’adeguata gestione.
Nonostante nel nostro Paese colpisca 10 milioni di persone (circa il 20% della popolazione), il dolore cronico rappresenta uno dei grandi aspetti taciuti della società italiana, spesso inascoltato o sottovalutato e relegato a una questione privata.
L'impatto per chi ne soffre è rilevante nella quotidianità (basti pensare che il 16% delle persone ne soffre sempre, di continuo; il 27,6% ogni giorno e il 37,1% più volte a settimana) e persino nelle più semplici attività (il 60,2% ha difficoltà a sollevare oggetti; il 59,3% nello svolgere attività fisica; il 50,5% a dormire e circa il 49% nella mobilità in generale e nello svolgere faccende domestiche).
Il nuovo rapporto Censis-Grünenthal evidenzia le richieste dei pazienti.
Innanzitutto chiedono di non sottovalutare il significato e le conseguenze del dolore cronico e di riconoscere ora la sua cronicità. Infatti il 72,5% dei malati, dato sale in modo impressionante al 84% tra i più giovani, ritiene che il dolore non venga valutato in maniera sufficiente dalla società e l'81,7% ritiene che il dolore dovrebbe essere riconosciuto come una patologia a sé stante.
Emerge inoltre l'esigenza di garantire un supporto capillare e multidisciplinare, per uscire dalla solitudine: la grande maggioranza dei malati si è attrezzata ad affrontare la patologia da sola, ma per l'86,2% degli intervistati è fondamentale istituire uno specialista o un servizio dedicato per il dolore nel servizio sanitario.
Sottostimato o al massimo ritenuto un fattore sentinella che annuncia un pericolo da esso distinto - continua la nota - il dolore cronico raccontato dai numeri del Rapporto Censis Grünenthal (azienda farmaceutica leader globale nella gestione del dolore e delle malattie correlate) riflette l'urgenza di affrontare il problema con interventi mirati e coordinati e mette in luce l'ampia diffusione della patologia e il suo impatto significativo che genera oneri rilevanti per la società, le dimensioni famigliari e personali, fino ad impattare la sfera emotiva e il senso di solitudine. Il 48,8% dei malati ha infatti provato apatia, perdita di forze, debolezza; il 38,2% sensazione di fragilità, tendenza alla facile commozione; il 37% stati di ansia e depressione.
"I dati raccolti nel rapporto sono fondamentali - spiega Gabriele Finco, presidente dell'Associazione italiana per lo studio del dolore - Innanzitutto perché da troppo tempo mancava un quadro preciso del dolore in Italia. In secondo luogo, perché forniscono alle istituzioni gli strumenti per capire la reale problematica ed evidenziano la necessità interventi, in linea con la Legge 38 e con i bisogni espressi dai pazienti”. Il dolore cronico non è al momento riconosciuto dal nuovo Piano nazionale delle cronicità (Pnc). “È quindi auspicabile il riconoscimento del dolore cronico come patologia ad hoc e l'inclusione nel nuovo Pnc” aggiunge Finco.
"Di rilevante importanza - conclude - è anche l'istituzione di appropriati percorsi specialistici, che abbiano l'obiettivo di garantire una presa in carico capillare sul territorio e continuativa nel tempo. Per questo è necessario standardizzare soluzioni per supportare in tempi cadenzati il monitoraggio del paziente a distanza. Un aspetto di vicinanza empatica, che sappiamo essere fondamentale il benessere del paziente".
"L'insieme delle informazioni veicolate nel rapporto rendono più visibile l'impatto del dolore in Italia e l'urgenza della sua presa in carico da parte dell'intero sistema salute - commenta Laura Premoli, General Manager di Grünenthal Italia - Il nostro supporto a questa iniziativa nasce dalla volontà di evolvere la cultura sul dolore ed è coerente con altre nostre progettualità di informazione scientifica e di sensibilizzazione che supportano pazienti e caregivers e contribuiscono a colmare il deficit culturale".
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