sanità
19 Maggio 2023 Le persone che convivono con una diagnosi di tumore sono aumentate di oltre 1 milione in quasi 15 anni, passando dai 2,5 milioni del 2006 ai 3,6 milioni nel 2020, pari a un aumento di circa il 40%. Molti di loro sono, a tutti gli effetti, guariti, altri hanno iniziato da poco le cure, altri ancora riescono a controllare la malattia per decenni grazie alle nuove terapie
Le persone che convivono con una diagnosi di tumore sono aumentate di oltre 1 milione in quasi 15 anni, passando dai 2,5 milioni del 2006 ai 3,6 milioni nel 2020, pari a un aumento di circa il 40%. Molti di loro sono, a tutti gli effetti, guariti, altri hanno iniziato da poco le cure, altri ancora riescono a controllare la malattia per decenni grazie alle nuove terapie. Nel Piano Oncologico Nazionale di recente approvato, però, non sono previsti interventi normativi per garantire a tutti la riabilitazione. A denunciarlo è il 15/mo 'Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici', presentato dalla Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia.
Le persone che vivono dopo una diagnosi di tumore in Italia stanno rapidamente aumentando e quasi un terzo, circa un milione di cittadini, può considerarsi guarito. "Alla guarigione clinica - spiega Francesco De Lorenzo, presidente Favo - spesso si accompagnano disabilità, fisiche e psicosociali, recuperabili proprio attraverso programmi di riabilitazione. Questa è necessaria per restituire alla persona guarita una vita piena, ma anche un uso appropriato delle risorse". I tumori rappresentano infatti la causa principale del riconoscimento degli assegni di invalidità e delle pensioni di inabilità, con un trend in crescita". Nel Piano Oncologico però aggiunge, precisa Elisabetta Iannelli, segretario Favo, "non si interviene per promuovere l'approvazione di normative che tutelino il lavoro per malati e caregiver e il diritto all'oblio oncologico".
Una delle più importanti innovazioni che sta modificando la sopravvivenza è l'oncologia di precisione, ovvero terapie mirate su specifiche mutazioni. "Queste - precisa Iannelli - richiedono una caratterizzazione bio-molecolare dei tumori ma nel Piano oncologico mancano riferimenti per sviluppare una governance nazionale e regionale per l'esecuzione dei test di sequenziamento genico di nuova generazione".
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