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Governo e Parlamento

27 Febbraio 2023

Per le reti oncologiche regionali la parola d'ordine è governance

Con l'approvazione, in Senato, nel decreto Milleproroghe, è stato istituito anche il Fondo per l'implementazione del piano oncologico nazionale 2023-2027, con una dotazione di 50 milioni di euro totali, destinati al potenziamento delle strategie e delle azioni per la prevenzione, la diagnosi, la cura e l'assistenza


Per le reti oncologiche regionali la parola d'ordine è governance

Con l'approvazione, in Senato, nel decreto Milleproroghe, è stato istituito anche il Fondo per l'implementazione del piano oncologico nazionale 2023-2027, con una dotazione di 50 milioni di euro totali, destinati al potenziamento delle strategie e delle azioni per la prevenzione, la diagnosi, la cura e l'assistenza ai malati oncologici. Marcella Marletta, Docente sulla ricerca clinica del Campus biomedico di Roma nel suo editoriale pubblicato su Onconews, fa il punto sull’importanza di questa decisione verso la realizzazione effettiva delle reti oncologiche regionali. Ecco il suo intervento.

“Con l'approvazione, in Senato, nel decreto Milleproroghe, è stato istituito anche il Fondo per l'implementazione del piano oncologico nazionale 2023-2027, con una dotazione di 50 milioni di euro totali, destinati al potenziamento delle strategie e delle azioni per la prevenzione, la diagnosi, la cura e l'assistenza ai malati oncologici. Un passo in avanti decisivo, soprattutto per quanto riguarda la realizzazione effettiva delle reti oncologiche regionali o ROR, che formalmente, secondo l'Agenas, sono state implementate in 17 regioni su 21 ma che, nella realtà, stentano a decollare in molte regioni. Ciò costringe ancora oggi migliaia di pazienti alla migrazione sanitaria per trovare cure e assistenza adeguata: una situazione incostituzionale, inaccettabile per il paziente e per la sua famiglia, che oltretutto devono sopportare costi out of pocket rilevanti, mentre dovrebbe essere il SSN a farsi carico di ogni momento della cura e della riabilitazione.

Le cause sono da ricercare in diverse carenze: quelle del mandato politico, quelle delle strutture, quelle delle risorse e quelle della formazione, sulle quali è urgente intervenire.
Affinché una ROR possa funzionare, ci sono alcuni elementi imprescindibili, ormai noti e convalidati, il principale dei quali è organizzazione, la governance della presa in carico del paziente, che deve passare attraverso i PTDA, e deve essere costantemente verificata tramite gli indicatori di monitoraggio. La ROR deve garantire l'accesso ai farmaci più innovativi, controllato tramite il budget impact, e quello a strumentazioni adeguate, e sostenere i progetti di ricerca. Per una corretta presa in carico del paziente è poi cruciale l'istituzione di gruppi multidisciplinari, a sua volta da sostenere e da affidare a operatori con un curriculum professionale adeguato, e caratterizzato anche da una specifica cultura della rete. Infine, un ruolo non secondario deve essere assicurato alla comunicazione con il paziente, per coinvolgerlo in ogni passaggio del suo percorso.
Tutto ciò è già presente in alcune delle ROR - quelle più grandi - ma quasi o del tutto assente in altre. Per rendere omogenea l'assistenza su tutto il territorio nazionale si devono istituire comitati regionali che abbiano un mandato politico forte, e possano realizzare gli interventi normativi ma anche, e soprattutto, stanziare i fondi necessari: nella maggior parte dei casi le reti non ci sono o non funzionano a dovere per mancanza di fondi.
Le ROR devono essere o diventare una priorità per le Regioni, e lo stato deve investire nelle ROR (implementando i PDTA che prevedano anche la riabilitazione), perché così facendo risparmia in costi indiretti molto più di quanto non spenda in costi indiretti quali quelli della mancanza di cure, delle cronicità eccessive, di patologie invalidanti (e relative pensioni).

Ciò che serve per migliorare, seguendo anche quanto previsto dal Piano Oncologico, in tutta evidenza, è una volontà politica determinata e chiara, che consenta lo stanziamento dei fondi necessari alle regioni, e supporti altri processi come, per esempio, la revisione delle linee guida (le ultime, della conferenza stato-regioni, sono del 2019) affinché per ogni regione vengano identificati gli obiettivi specifici e personalizzati, sulla base della situazione di partenza. Nelle stesse, veniva già introdotto un meccanismo di premialità, volto appunto a premiare le regioni più virtuose nel raggiungimento dei propri obiettivi, per incentivarle ulteriormente a efficientare le proprie reti. Infine, si dovrebbe passare da un'impostazione dei PDTA che si basa sui DRG e quindi sulla singola prestazione, a uno che valuti l'appropriatezza dell'intero percorso, sotto il vaglio del technology assesment, per garantire prestazioni efficienti e sostenibili. E i pazienti, per essere davvero al centro delle decisioni, dovrebbero essere presenti nelle commissioni dei LEA, e in tutte le sedi dove si prendono le decisioni relative all'assistenza”.

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