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03 Novembre 2022

Covid-19, su riammissioni sanitari no-vax è scontro Governo-Regioni. Ordini coinvolti come enti amministrativi

La prima possibile grana per il nuovo governo sembra affiorare sull’obbligo vaccinale delle professioni sanitarie. La decisione di revocare con due mesi di anticipo le sospensioni dei camici non vaccinati contro il Covid trova contrarie le regioni di opposizione


Covid-19, su riammissioni sanitari no-vax è scontro Governo-Regioni. Ordini coinvolti come enti amministrativi

La prima possibile grana per il nuovo governo sembra affiorare sull’obbligo vaccinale delle professioni sanitarie. La decisione di revocare con due mesi di anticipo le sospensioni dei camici non vaccinati contro il Covid – dal 1° novembre e non a fine anno – trova contrarie le regioni di opposizione. Che però si oppongono con armi normative diverse tra loro. In Campania il governatore Vincenzo De Luca ha scritto ai DG di Asl ed Ospedali intimando di non mettere a contatto il personale non vaccinato con i pazienti. Più dura la posizione della Puglia che in virtù di una sua legge del 2021 manterrà l’obbligo vaccinale contro il Covid per gli operatori sanitari oltre a vietare ai sanitari no vax contatti con i pazienti a rischio ricoverati in ospedale. Si preannuncia un conflitto tra normativa regionale e nazionale: il nuovo sottosegretario alla Salute, il pugliese Marcello Gemmato, ha ventilato d’impugnare la norma regionale; il governatore Michele Emiliano afferma però che le regioni possono esercitare in questo caso la potestà legislativa concorrente e d’altronde già all’approvazione della legge il governo avrebbe potuto impugnarla e non lo ha fatto. Il Lazio sembra orientato sulla linea della Puglia. L’Emilia-Romagna ha considerato che sono gli ordini a revocare la sospensione per i due mesi restanti, e quindi ad avere un potere decisionale, e li ha lasciati liberi di condonare o meno il sanitario no vax. In questo modo c’era il rischio che da una provincia all’altra le cose cambiassero, ma è scongiurato.

Maurizio Grossi, coordinatore della Federazione degli ordini dell’Emilia-Romagna ci riferisce che gli ordini provinciali della sua regione stanno revocando le sospensioni univocamente su input della Fnomceo nazionale. «Il Presidente Filippo Anelli in video call con tutti i presidenti provinciali ha dato la direttiva di deliberare le revoche ai medici sospesi. Da Piacenza a Rimini abbiamo provveduto ad emanare le delibere, che di fatto applicano la legge nazionale. Ricordo che per le sospensioni degli iscritti non vaccinati l’ordine dei medici, ente pubblico, era tenuto ad emanare un provvedimento amministrativo e non disciplinare; allo stesso modo, quando c’è un provvedimento con forza di legge che modifica la normativa, siamo tenuti ad applicarlo in modo consequenziale. I colleghi sospesi tornano operativi – aggiunge Grossi –ma in quanto medici. Per il reinserimento di chi opera nel servizio sanitario come dipendente o convenzionato vanno considerate due cose. In primo luogo, i rientranti sono pochi e in genere non basteranno ad ovviare alle carenze negli ospedali anche se qualche media o politico ha ventilato che grazie al loro rientro si sarebbero risolti dei problemi, forse non conoscendo la composizione della popolazione medica. Da noi a Rimini i medici ospedalieri sospesi sono 2 su 38, il resto sono pensionati, titolari di studi, odontoiatri, operatori dell’ospedalità privata. Il secondo aspetto da considerare è che riammettere i colleghi ospedalieri a mansioni a contatto con i pazienti spetta alle direzioni di Asl e ospedali». A norma del testo unico antinfortunistica 81 del 2008, la riammissione è di competenza dei direttori sanitari che andrebbero supportati dai medici del lavoro– come sottolinea il presidente della federazione delle aziende sanitarie Fiaso Giovanni Migliore – nel sancire o meno l’idoneità del sanitario “no vax” ad operare vicino ai pazienti.

Secondo alcuni operatori in ogni caso il maggior rischio contagi rappresentato dal sanitario no-vax appare più teorico che reale. Andrea Bottega degli infermieri Nursind ha ricordato che in regioni come il Veneto i sanitari sono tamponati ogni 4 giorni. Roberto Carlo Rossi presidente Omceo Milano informerà via Pec della riammissione i 250 iscritti rimasti sospesi (dei 600 iniziali, poi in gran parte rientrati). Intanto con tutto il consiglio ha espresso il suo pensiero a fatti: una vaccinazione collettiva –quarta dose più antinfluenzale ed antierpetica – a conclusione di un evento mediatico dove è stato ribadito che l’obbligo vaccinale non è tanto amministrativo per un medico quanto deontologico, un “dovere etico” con cui si evita di diffondere la malattia. E per un sanitario, non vaccinarsi è un atteggiamento non professionale ed egoista, soprattutto in un periodo in cui di medici, infermieri e operatori sanitari in generale c’è davvero moltissimo bisogno. In Europa, peraltro, oltre all’Italia, solo altri sette paesi hanno introdotto l’obbligo vaccinale, e limitatamente ad alcune professioni (le sanitarie ci sono sempre): Francia, Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria. L'Austria ha fissato l’obbligo per tutti con sanzioni salvo fare marcia indietro dopo poche settimane.

TAG: COVID, SANITà GOVERNO

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