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22 Gennaio 2024

Demenza, Iss: forti differenze tra Regioni su assistenza a pazienti

I servizi per le persone con demenza sono distribuiti in modo disomogeneo sul territorio nazionale, quanto a numero delle strutture per area territoriale e numero di residenti, orari di apertura, figure professionali impegnate. Come spesso accade, l'Italia è spaccata in due


Demenza, Iss: forti differenze tra Regioni su assistenza a pazienti

I servizi per le persone con demenza sono distribuiti in modo disomogeneo sul territorio nazionale, quanto a numero delle strutture per area territoriale e numero di residenti, orari di apertura, figure professionali impegnate. Come spesso accade, l'Italia è spaccata in due, con un maggiore sviluppo ed efficienza delle realtà del Nord Italia rispetto al Sud Italia e isole. A livello nazionale, la valutazione dei servizi si attesta su giudizi negativi e molto negativi per il 45% dei familiari. Questi alcuni risultati delle attività realizzate dall'Osservatorio Demenze dell’Istituto superiore di sanità nell'ambito del Fondo per l’Alzheimer e le demenze 2021-2023, presentati durante un convegno all’Iss che si tiene oggi e domani. Il convegno - riferisce una nota - è stato anche l'occasione per presentare le linee guida "Diagnosi e trattamento di demenza e Mild Cognitive Impairment", le prime, sulla tematica, a essere pubblicate dal nostro Paese.
Secondo un recente studio dell'Università di Tor Vergata, hanno ricordato gli esperti durante il convegno, in Italia i costi complessivi sostenuti per le demenze sono stimati in 23 miliardi di euro, di cui il 63% a carico dei familiari.
"Le demenze sono un tema di salute pubblica molto importante, il cui impatto è destinato a crescere nel futuro, e coinvolge attualmente anche circa 4 milioni di familiari oltre ai pazienti - afferma il presidente dell'Iss, Rocco Bellantone - Questo lavoro ha cercato di entrare nel dettaglio dei contesti locali restituendo report specifici a ogni singola regione. Questa è la direzione, camminare insieme cercando di armonizzare le realtà regionali per uniformare e garantire i servizi a livello nazionale". Il Fondo per l'Alzheimer e le demenze - anni 2021-2023 - ha messo a disposizione alle Regioni e Province autonome un finanziamento pari a 14 milioni e 100.000 euro, e un finanziamento di 900.000 euro all'Iss.
La survey sui Centri per disturbi cognitivi e demenze (Cdcd) ha avuto un alto tasso di risposta (96%). Solo per citare alcuni dati, la quota di Cdcd con applicazione di un Pdta raggiunge quote molto basse nei territori del Sud e isole (con il 27,1%), con un incremento al centro (48,8%) e valori più alti al Nord (68,8%). Analoghe differenze sono riscontrate sugli orari di apertura  delle strutture (in media, 18 ore a settimana al Nord, 13 al Centro e  11 al Sud e nelle isole), sugli esami diagnostici offerti - per  esempio, la Pet amiloidea è disponibile maggiormente al Nord (70,3%),  con valori più bassi al Centro (64,6%) e al Sud e isole (63,3) - e  sull'applicazione delle batterie neurologiche somministrate (la Frontal assessment Battery è applicata nell'85,6% delle strutture al  Nord, nel 14,6% al Centro e il 12% al Sud e isole).
La bassa percentuale di adesione alla survey da parte dei Centri diurni (45,6%) e delle Rsa (48,8%) manifesta la necessità di rinsaldare un dialogo costruttivo - evidenzia l'Iss - fra queste strutture e le Regioni. Per i Centri diurni, i dati emersi hanno comunque riportato una realtà con forti differenze fra Nord, Centro e Sud, in merito a più aspetti, come ad esempio la natura privata convenzionata piuttosto che pubblica della struttura (strutture pubbliche nella percentuale del 2,3% al Nord, del 32% al Centro e del 22,4% al Sud e isole), i tempi di attesa per l'inserimento del paziente (inferiore a 3 mesi nel 65,9% dei casi al Nord, nel 54,4% al Centro e nel 85,7% al Sud e isole).
Per quanto riguarda le Rsa, la maggioranza (71,6%) è una residenza sanitaria assistenziale e il 28,4% è una residenza sociosanitaria.  Queste ultime sono localizzate maggiormente al Nord (30,1%) rispetto al Centro (24,2%) e al Sud (26%). Anche per le Rsa, sono state riscontrate differenze fra Nord, Centro e Sud sia sulla natura della struttura (pubblica o privata/convenzionata) che sui livelli delle prestazioni erogate. Il motivo principale per l'inserimento in queste strutture è risultato essere la perdita di autonomia del paziente, seguita dalla difficoltà di gestione dei disturbi comportamentali e l’insufficienza del supporto sociale.
Si stima che il 39,5% dei casi di demenza siano attribuibili a 11 fattori di rischio modificabili: basso livello di istruzione, deficit uditivi, ipertensione, consumo di alcol, obesità, fumo, depressione, isolamento sociale, inattività fisica, diabete mellito, inquinamento atmosferico. La quota di casi di demenza è calcolata sia complessivamente che in relazione a ciascuno degli 11 fattori di rischio, ed è stata stimata sia a livello nazionale che per singola Regione e Provincia autonoma. I dati hanno mostrato una rilevante disomogeneità fra le regioni: si va dal 47% della Campania al 30% del Piemonte.
Fra i dati più rilevanti emersi dall'analisi della letteratura, ci sono l'impatto positivo dell'adozione di trattamenti non farmacologici (trattamenti psico-educazionali, cognitivi e psicosociali) per la cura delle demenze e del Mild Cognitive Impairment - deficit cognitivo lieve che può preludere alla demenza - e l'efficacia di alcuni farmaci inibitori e antipsicotici. Queste evidenze scientifiche saranno fondamentali per indirizzare il legislatore nell'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (Lea), per orientare la creazione di nuovi Pdta e adeguare quelli già esistenti, oltre che a fornire elementi utili all'aggiornamento delle decisioni regolatorie da parte dell’Aifa.

TAG: DEMENZE

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